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E la chiesa disse benedetto sia Evo Morales

Ha vinto le elezioni sorprendendo tutti. Ora alla vigila del suo insediamento, il nuovo presidente della Bolivia riceve il via libera dei cattolici

di Redazione

Domenica 22 gennaio Evo Morales, indio aymara, leader dei cocaleros e capo del Mas – Movimento al socialismo, si insedia come presidente della Bolivia dopo aver vinto le elezioni del 18 dicembre con il 53% dei voti.

Per capire i motivi dell?affermazione di Morales e le prospettive che si aprono per il paese sudamericano, è utile conoscere il parere di monsignor Jesus Juarez, vescovo di El Alto (periferia della capitale La Paz), dal 1990 segretario della Conferenza episcopale boliviana. Mondo e Missione lo ha incontrato. Juarez era di passaggio a Milano, dove ha preso parte all?incontro europeo dei giovani di Taizè: in anteprima, Vita pubblica alcuni passaggi molto interessanti dell?intervista, che apparirà sul numero di febbraio del mensile del Pime.

«Il popolo boliviano», attacca il vescovo, «chiedeva un cambiamento, voleva respirare aria nuova. Per questo ha votato Morales, con un consenso che ha sorpreso tutti gli osservatori. Con queste elezioni la nuova leadership ha la legittimità e la rappresentatività che stavamo aspettando. Ne deriva una grande responsabilità per tutti: rispettare le regole della democrazia. Perché questa è la prima volta, dopo molti anni, che il popolo non solo ha votato, ma ha anche scelto direttamente i suoi rappresentanti». In Bolivia, infatti, la legge elettorale prevede che se al primo turno un candidato non supera il 50%, sia nominato dal Parlamento.

Domanda: Cos?ha favorito la vittoria di Morales? L?appoggio del mondo contadino, l?insofferenza per le multinazionali, l?anti americanismo diffuso?
Jesus Juarez: Innanzitutto il desiderio di un cambiamento, cui vanno aggiunti la scarsa credibilità dei partiti tradizionali e il desiderio di creare una maggiore solidarietà e inclusione di tutti i boliviani.

Domanda: Sui media abbiamo ritratti del nuovo presidente molto diversi fra loro: il liberatore degli indios per alcuni, un pericoloso estremista per altri. Lei lo conosce da vicino, qual è il vero Morales?
Juarez: Lo conosco da almeno 15 anni. Come segretario della Conferenza episcopale ho avuto modo di avvicinarlo in più occasioni; a novembre lui stesso è venuto a fare visita ai vescovi boliviani riuniti in assemblea. Per me è una persona sensibile, che ama la trasparenza e cerca che tutti i beni e le risorse naturali servano per lo sviluppo di tutta la Bolivia e spariscano le grandi differenze tra ricchi e poveri e nasca un nuovo clima sociale con più giustizia, equità, solidarietà e uguaglianza.

Domanda: Evo Morales è espressione del mondo indigeno e leader dei cocaleros. Saprà essere presidente di tutti?
Juarez: Credo che lui abbia preso coscienza che dev?essere il presidente di tutti i boliviani e pertanto non è più solo il rappresentante di un sindacato, ma deve aprirsi a tutti quelli che vogliono una Bolivia migliore.
Domanda: Sul problema dei rapporti con le multinazionali come si comporterà?
Juarez: La Bolivia è la legittima proprietaria dei suoi beni e le imprese non possono arricchirsi a nostre spese. Morales propone una revisione dei contratti per una più giusta redistribuzione dei profitti.

Domanda: Non sarà facile. In Bolivia c?è una polarizzazione forte all?interno della società e dell?economia, che si riflette anche in politica. Come potrà Morales procedere ai cambiamenti senza rotture?
Juarez: Morales ha vinto grazie soprattutto all?appoggio delle aree occidentali del Paese, mentre Quiroga si è affermato soprattutto nell?Est. Ma la Bolivia è una e si deve conservare il territorio unito; in una democrazia tutti – vincitori e no – devono lavorare insieme per il bene della nazione.

Domanda: La Bolivia, però, è stata segnata negli ultimi anni da forti scontri sociali e proteste. Cosa dobbiamo aspettarci ora?
Juarez: I blocchi stradali e le manifestazioni diminuiranno dopo questo voto, a patto che il governo mantenga le promesse fatte agli elettori. E l?opposizione? Deve rispettare la volontà popolare, non ostacolare il processo democratico e garantire la governabilità, evitando corruzione e nepotismo. Il presidente deve poter governare per i prossimi cinque anni. L?obiettivo comune della classe politica deve essere quello di fare che a tutti siano concesse opportunità di lavoro e un salario degno.

Domanda: C?è chi (l?insospettabile Le Monde Diplomatique) sostiene che il movimento popolare che appoggia Morales è diviso al suo interno. Le chiedo: il Mas è maturo per governare?
Juarez: Io credo di sì. Il Mas ha avuto la lungimiranza di coinvolgere professionisti affermati nei vari campi e affidare loro la responsabilità di precisi settori, per contenere la conflittualità.
di Gerolamo Fazzini

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