La proposta della lega araba rischia di fallire sull’inchiesta Hariri

Come avviare progetti di post emergenza in piena emergenza politica? Difficile rispondere ma una cosa è certa: la ricostruzione del Paese dei cedri passa per una soluzione politica delle tensioni libanesi. Sia essa interna, tra la coalizione capeggiata dal premier Siniora e quella più radicale guidata dal leader di Hezbollah, Sheikh Hassan Nasrallah, che esterna, tra il Libano e la Siria. Le speranze della cooperazione italiana, che poi sono quelle della stragrande maggioranza dei libanesi, sono riposte nel Piano di pace presentato dal presidente della Lega araba, Amr Mussa. Sulla carta, tutti i protagonisti della crisi hanno dato il loro consenso a una proposta in sette punti che prevede: un governo di unità nazionale allargato a 30 ministri (19 dell?attuale maggioranza, 9 di Hezbollah e un indipendente), nuove elezioni, nonché l?approvazione del Tribunale internazionale incaricato di processare i responsabili dell?assassinio dell?ex premier Rafiq Hariri, avvenuta lo scorso anno. Per molti esperti, quest?ultimo punto è il vero nodo da sciogliere. Che il responsabile della Commissione d?inchiesta Onu sull?omicidio Hariri, Serge Brammertz, abbia espresso nel suo ultimo rapporto un giudizio globalmente positivo sul livello di cooperazione della Siria (da sempre accusata di un coinvolgimento diretto nella morte dell?ex premier libanese), è forse un buon passo verso la pace.

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