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Vita ricorda il massacro dimenticato di San José de Apartado

Il 21 febbraio 2005, uomini, donne e bambini venivano uccisi della XVII Brigata dell'esercito colombiano in quella che, sino ad allora, era una "comunità di pace". Di Cristiano Morsolin

di Redazione

È trascorso un anno dal 21 febbraio 2005 quando è stato compiuto il massacro di San José de Apartado: Luis Eduardo Guerra, leader della Comunità che aveva partecipato alla marcia di Assisi nel 2003, la sua compagna Bellanyra Guzmán e suo figlio Deiner Andrés Guerra, di 11 anni, Alejandro Pérez, i coniugi Alfonso Tuberquia e Sandra Muñoz e i loro figli, Santiago Muñoz e Natalia Muñoz (2 e 6 anni) vengono rapiti, torturati e mutilati dai colpi di machete da militari della XVII Brigata dell’esercito colombiano, come denunciato da un testimone che riesce poi a fuggire. Due intere pagine apparse sul quotidiano ?El Tiempo? scritte dal fotografo Jesus Abad Colorado (il giorno di Pasqua del 2005) documentano questa Via Crucis tra i sentieri e i boschi della regione nordoccidentale dell?Urabá, terra ricca di risorse naturali e biodiversità che si affaccia sul mar dei Caraibi. Un crimine efferato che rischia di cadere nel dimenticatoio e che serve a descrivere un paese che le agenzie Onu indicano come il più violento al mondo con 15 civili ammazzati ogni giorno, soprattutto leader indigeni, dirigenti dei movimenti sociali e sindacalisti.
Quando Gloria Cuartas ? per otto anni sindaco di Apartado, e Padre Javier Giraldo, coordinatore della commissione ecclesiale ?Giustizia e Pace? – denunciano pubblicamente le responsabilità dell?esercito, scattano pesanti minacce di morte. Ma il fatto più sconcertante, che ha fatto da prologo a questo massacro dimenticato, è stato l?annuncio, il 20 marzo 2005, del presidente colombiano Uribe dell?ingresso della forza pubblica a San José. Sconcertante perché dal 1997, San José de Apartado era diventata una ?comunità di pace?, avendo rivendicato la sua neutralità attraverso una resistenza popolare nonviolenta che non si è arresa a nessun attore armato (guerriglia, paramilitari, esercito), che ha vietato le armi nel suo territorio e che si rifiuta ancora oggi di diventare uno strumento delle forze armate, qualsiasi sia la loro natura.
Il fuoco incrociato contro la ?comunità di pace? ha fatto sinora 150 vittime civili solo ad Apartado, come denunciato dal Parlamento Europeo, dall?Osservatorio Mondiale per la protezione degli attivisti dei diritti umani di Ginevra e, in Italia, dalla Rete nazionale di solidarietà con le comunità colombiane di pace. Un?autentica persecuzione che sconfessa la linea governativa tesa a negare l?esistenza di un conflitto armato in Colombia. I legami tra militari dell?esercito di stato e squadroni della morte, del resto, sono stati più volte denunciati e questa complicità è stata de facto sancita dallo Stato colombiano attraverso l?approvazione della legge ?Pace e Giustizia? che prevede la smobilitazione dei paramilitari (oltre 15mila) che, se confessano i crimini commessi, subiscono una condanna massima di sei anni e che tra i beneficiari coinvolge anche l?italiano Salvatore Mancuso, capo delle ?Autodefensas paramilitari? e sospettato di legami con la ?ndrangheta.
Il primo dicembre 2005 il Dipartimento di Stato Usa ha negato l?assistenza economica alla XVII Brigata dell’esercito colombiano ?evidenziando le continue accuse di violazione dei diritti umani e il legame con il paramilitarismo?. Per il senatore democratico Patrick Leahy, intervenuto nella plenaria della Camera Alta, è ?preoccupante il modo con cui il governo colombiano ha gestito le investigazioni. All?inizio ha negato qualsiasi responsabilità malgrado le denunce della popolazione locale e degli osservatori internazionali che hanno detto di aver visto ?soldati che ridevano mentre si esumavano i corpi, scattandosi foto, facendo segnali di vittoria e alterando evidenze?.
Human Rights Watch ha diffuso un inquietante rapporto dal titolo ?Le apparenze ingannano?: dal 2003 fino all?aprile 2005 sono quasi 6mila i paramilitari smobilitati, ma solo 25 sono stati arrestati per le atrocità commesse fra il 1988 e il 2003, quando uccisero 14.476 persone come ha denunciato un mastodontico rapporto elaborato dai gesuiti colombiani. La legge ?Pace e Giustizia? ha anche provocato la ferma opposizione di 158 ong e organizzazioni della società civile europea e colombiana ma, sinora, Uribe non ha nessuna intenzione di voler fare marcia indietro e, anzi, c?è chi parla di una possibile candidatura di Mancuso per le elezioni di maggio?

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