Mondo

Caritas: no alle bombe sulla Somalia

Parla il responsabile dei progetti di sviluppo della Caritas per la Somalia.

di Redazione

?È vero che nel Sud della Somalia ci sono gli estremisti islamici. Ma il problema reale è: l’estremismo islamico si risolve buttando le bombe sulla gente? Gli Usa e la comunità internazionale dovrebbero sostenere il governo somalo in maniera tale che si creino le condizioni perché i responsabili di queste operazioni terroristiche possano essere arrestati e giudicati in un processo?. A dirlo all’agenzia Sir è Davide Bernocchi, direttore di Caritas Somalia, dopo gli ultimi raid aerei statunitensi nel Sud della Somalia, che hanno provocato anche decine di vittime tra i civili.

Caritas Somalia lavora principalmente in ambito sanitario, con un dispensario nella zona di Baidoa. A dirigerla, due anni fa, è stato chiamato un italiano per riorganizzare le attività quando si sperava negli esiti positivi del processo di pace. ?Sono stati bombardati dei villaggi dove c’erano sicuramente dei gruppi estremisti radicali – conferma al SIR Bernocchi, in un?intervista che sarà pubblicata sul prossimo bisettimanale – ma nessuno ha potuto appurare se siano realmente morti. Mi sembra che in questo momento il governo somalo abbia ben pochi vantaggi dal farsi appoggiare da una operazione militare di questo tipo. Tutto questo non fa altro che creare una base di consenso più forte per l’islamismo?.

Riguardo agli aspetti umanitari – si parla di 4.700 profughi al confine tra Somalia e Kenya – il direttore di Caritas Somalia ricorda che “le difficoltà umanitarie in Somalia non sono una novità da 16 anni: il 70% della popolazione vive in una situazione di sottonutrizione endemica e l’accesso all’acqua potabile è un privilegio. Certamente tutto si è aggravato durante gli scontri degli ultimi mesi perché è stata interrotta l’azione delle Ong e delle agenzie delle Nazioni Unite. Al Sud però non ci lavora nessuno perché la situazione è da tempo fuori controllo. Il flusso di profughi, che di solito è quotidiano, sarà dovuto all?accumularsi delle persone in seguito alla chiusura delle frontiere da parte del Kenya”. Il vero problema, a suo avviso, “è politico: questo governo viene già sentito dalla maggior parte dei somali come un governo imposto: dovrebbe dimostrare che sa risolvere i problemi primari della popolazione piuttosto che alzare il livello dello scontro all’interno della Somalia”.

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