Mondo
Iraq: sale il numero delle vittime per scontri religiosi
Oltre 130 morti negli scontri che oppongono sciiti e sunniti. Forti preoccupazioni di Washington per i rischi di guerra civile
di Redazione
Il numero delle vittime causate da quella che ormai viene chiamata la ‘guerra delle moschee’ e che oppone sciiti e sunniti iracheni sta crescendo paurosamente. Oltre 130 cadaveri sono stati recuperati nelle ultime ventiquatt’ore in diverse localita’ dell’Iraq, di cui 53 soltanto a Baghdad.
Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha detto che le bombe che hanno distrutto la cupola d’oro della moschea di Samarra rischiano di fare sprofondare l’Iraq in una guerra civile. Il capo della Casa Bianca ha promesso fondi per ricostruire la moschea: “Comprendiamo l’importanza che essa riveste per la societa’ irachena”.
Analogo impegno e’ stato assunto dal premier britannico, Tony Blair. L’Iran, che ha fatto sentire la propria voce ai massimi livelli, ha attribuito la responsabilita’ delle bombe a “sionisti e a invasori mancati”. Tre giornalisti dell’emittente ‘Al Arabiya’, tra cui una donna, sono stati rapiti e uccisi oggi poco a nord di Samarra, dove si erano recati per seguire gli scontri interreligiosi. Un quarto e’ riuscito a fuggire.
Gli scontri stanno avendo pesanti ripercussioni sul versante politico. Il principale partito sunnita, Fronte iracheno della Concordia, ha annunciato il boicottaggio del negoziato per la formazione del nuovo governo e ha accusato l’esecutivo, dominato dagli sciiti, di non essersi speso per proteggere le loro moschee. Il giovane leader radicale sciita, Moqtasa al Sadr, ha ordinato alle sue milizie di provvedere a questa tutela.
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