Cultura
Come realizzammo la Goletta verde
Werther Mussori: «C'è anche un cantiere navale tra le attività imprenditoriali che abbiamo offerto agli ex tossicodipendenti»
di Redazione
Nome:Werther Mussori
Età:58
Cooperativa:Centofiori
Cooperatore dal:1981
Attività prevalente: Sono in pensione,ma continuo a lavorare nella cooperazione
Aspettative per il futuro: Dedicarmi al consorzio sociale di
Rimini
Da impiegato a bracciante per fare il cooperatore. A Werther Mussori non fanno certo difetto coraggio e determinazione. Senza, 25 anni fa, non avrebbe lasciato un posto sicuro all?Enel per lavorare in una coop sociale. «Con me lavorava un mio amico che si faceva le pere», racconta, «attraverso di lui ho iniziato a frequentare il mondo dei tossicodipendenti, a conoscere le strutture pubbliche che li aiutavano e pian piano è maturata in me l?idea di fare qualcosa».Mussori mette insieme un po? di amici che con lui condividevano l?idea di favorire il reinserimento sociale e lavorativo di chi aveva problemi con la droga. Nasce così nel 1981, a Rimini, la cooperativa di solidarietà sociale Centofiori.
Prima di mollare il lavoro, per qualche tempo Mussori presta attività come volontario: «Era più forte di me, non riuscivo a pensare ad altro, lavorare nella cooperativa era diventata una questione vitale». Una sera mette attorno al tavolo la moglie e i due figli, «di lavorare all?Enel non ne posso più», dice loro. «Se siete d?accordo mollo il posto e vado a lavorare alla Centofiori».
Inizi difficili. «Per me è stata come una chiamata. Ho sempre pensato che lottare per cercare di risolvere i problemi di chi è emarginato fosse una delle ragioni per cui valesse la pena vivere. Farlo per mestiere è stato il massimo che potessi chiedere». Le difficoltà iniziali sono state molte. «Siamo partiti coltivando un pezzo di terra, mi facevo la paga come bracciante agricolo», ricorda. Tre anni dopo Centofiori, in collaborazione con il servizio pubblico, dà vita alla Comunità Vallecchio
Nei primi tre anni di attività passano per la Vallecchio un centinaio di ragazzi con un tasso di recupero dell?89%, con tanto di certificazione della Asl. «A chi finiva con successo il percorso e voleva continuare a stare in contatto con la comunità», aggiunge Mussori, «offrivano l?opportunità di avviare una sorta di ramo d?azienda al di fuori della comunità, ma dentro la cooperativa. È così che abbiamo messo su una serigrafia, una falegnameria, un vivaio, tutte attività che, una volta autonome, venivano lasciate a chi le aveva avviate». Tra le tante iniziative imprenditoriali c?è anche un piccolo cantiere nautico da cui è uscita la Goletta Verde, l?imbarcazione utilizzata da Legambiente. «Con due milioni di lire abbiamo rilevato un peschereccio in disarmo», spiega, «era un rudere, lo abbiamo smontato e ricostruito pezzo per pezzo. È venuta fuori una goletta di 20 metri e 40 tonnellate.Fino all?anno scorso l?equipaggio era della cooperativa Centofiori. Da poco più di un mese l?abbiamo definitivamente ceduta a Legambiente».
Ulcera addio. La cooperativa Centofiori oggi ha 26 dipendenti di cui 22 soci,nel 2005 ha prodotto un milione di euro di fatturato e ogni anno accoglie nelle sue strutture circa 80 tossicodipendenti. Mussori oggi è in pensione e continua a lavorare nella cooperazione sociale oltre che nella Centofiori anche come presidente volontario del Consorzio sociale romagnolo di Rimini, organizzazione a cui aderiscono 16 coop sociali di tipo B, che produce oltre 7 milioni di euro di fatturato. «Mi sono divertito. Per 25 anni ho espresso tutte le mie potenzialità. Se uno fa quello per cui è stato chiamato, sta bene con se stesso e riconosce di avere una vita piena. Pensi che prima di andare a lavorare in cooperativa avevo l?ulcera. Dopo qualche mese, come è venuta se ne è andata, senza bisogno di medicine».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.