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Kosovo: rappresentante Onu, “il 2006 sarà anno decisivo”

Ma per garantire la stabilita' della regione va rispettata la volonta' della maggioranza, ha spiegato Soren Jessen-Petersen.

di Redazione

La soluzione della questione del Kosovo non sara’ possibile ”se non si tiene conto del punto di vista della maggioranza dei kosovari, purche’ i diritti della minoranza serba nella regione vengano rispettati”. Lo ha detto oggi a Bruxelles il rappresentante dell’Onu in Kosovo, Soren Jessen-Petersen, in un incontro con la stampa.

Il diplomatico si e’ detto comunque ”ottimista” sulla probabilita’ che ”il 2006 sia l’anno decisivo per il Kosovo” e ha definito ”molto incoraggiante” il primo round di negoziati tra kosovari e serbi, svoltosi a Vienna lo scorso 20 febbraio. ”Vogliamo la stabilita’ dell’intera regione, e non la potremo ottenere se non rispettiamo la volonta’ della maggioranza”, ha spiegato Petersen.

La popolazione del Kosovo e’ composta da circa due milioni di abitanti, di cui il 90% albanesi e favorevoli all’indipendenza da Belgrado. Riconoscendo le forti pressioni subite al momento dalla Serbia (con la questione del Kosovo, ma anche con il referendum di secessione del Montenegro e con l’obbligo di arresto di Ratko Mladic e Radovan Karadzic, che godono tuttavia di forte supporto popolare), Petersen ha auspicato che Bruxelles dia una ”prospettiva europea” a Belgrado, che ”consentira’ ai moderati serbi di emergere”.

Petersen, che in giornata ha incontrato il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, e l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Javier Solana, ha anche parlato di cosa prevede dopo la definizione dello status del Kosovo: ”La presenza militare sara’ leggera”, la Nato dovrebbe continuare a rimanere sul campo, l’Unione europea dovrebbe concentrarsi in missioni di polizia e per rafforzare l’apparato giuridico.

”Al momento l’Ue sta pensando di creare un ufficio sul posto per preparare le missioni nel settore”, ha precisato Petersen. In ogni caso ”la responsabilita’ e il controllo locali sono la chiave”, ha aggiunto, sottolineando che e’ necessario che ”le autorita’ locali acquisiscano poteri, pur continuando ad essere sostenute dalla comunita’ internazionale”.

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