Mondo
Darfur: i soldati africani costretti a rimanere
La Comunità internazionale non vuole prendere il rischio di sostituire la missione dell'Unione africana con caschi blu, troppo rischioso
di Redazione
Si profila un rinnovo del mandato alle forze di pace dell’Unione Africana, Ua, nel Darfur, la martoriata regione del Sudan occidentale, fino a fine anno, con l’appoggio di 10.000 soldati sudanesi, meta’ provenienti dal Nord, meta’ dal Sud. E’ la proposta avanzata oggi dal presidente della Commissione Ua (l’equivalente di quello dell’Ue) Alpha Oumar Konare’ alla riunione indetta sul problema ad Addis Abeba, dove l’organizzazzione africana ha sede. C’erano forti pressioni perche’ i 7.000 uomini finora schierati dall’Ua -che non hanno certo inciso molto nella situazione, ancora drammatica- fossero sostituite da truppe Onu.
Ma il rischio politico era quello di innescare forti tensioni, se non conflitti, schierando truppe non africane sul territorio. Si profila, dunque, un rinnovo del mandato ai peacekeeper gia’ schierati, che sarebbe scaduto alla fine di questo mese, fino a fine anno. Il costo, segnalano fonti concordi, sara’ di 218 milioni di dollari, oltre ai 4,5 circa necessari -poiche’ i fondi sono finiti- fino al 31 marzo. Il governo sudanese ha appoggiato questa opzione, dichiarandosi inoltre disposibile a schierare altri 10.000 uomini sul campo, meta’ provenienti dal nord, meta’ dal sud, che si sono combattuti in una lunga guerra e sanguinosa civile (21 anni, almeno due milioni di morti) la cui pace e’ stata firmata all’inizio dello scorso anno, ma le cui cicatrici sono tutt’altro che risanate.
L’Onu appare propensa ad accettare l’intesa, anche perche’ le parti dichiarano, almeno formalmente, che cio’ spianera’ la strada all’arrivo dei caschi blu, se mai nel frattempo non fosse stata raggiunta una solida pace. Il Darfur, grande poco piu’ della Francia, e’ in conflitto dal febbraio del 2003: centinaia di migliaia di morti, e due milioni di profughi, tra orrori senza fine.
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