Cultura

Un invito a non sottovalutarci. prendiamolo sul serio

Risponde Nino Sergi: Impariamo a far conoscere quello che fanno le ong. E'stato un bel seminario quello organizzato dal Cespi e da alcune ong giovedì 16 marzo a Roma.

di Redazione

E’stato un bel seminario quello organizzato dal Cespi e da alcune ong giovedì 16 marzo a Roma. La ?nuova? cooperazione allo sviluppo dell?Italia è stata nelle grandi linee abbozzata, grazie alle analisi e proposte di grande respiro che ne sono uscite. Qualche divergenza, qualche riserva mentale, ma nell?insieme gli addetti ai lavori, operatori delle ong, operatori della Cooperazione italiana, delle Nazioni Unite, esperti del settore, si sono resi conto che l?esperienza nei paesi poveri li ha condotti a valutazioni e a proposte che hanno molti punti in comune. Tanti e qualificati anche gli interventi delle ong.

Sono tra i tanti che, pur seccati dal ripetitivo e monotono scaricamento di tutti i mali del mondo sulle ong, apprezzano le critiche e cercano di trarne insegnamento. E le realtà non governative da tempo si sono interrogate sul senso della propria azione, sulla coerenza con i principi che stanno alla base di ogni rapporto di cooperazione, sui risultati raggiunti e gli errori commessi, sul valore della relazione con altri soggetti, magari con specificità diverse ma indispensabili per affrontare problemi che superano di gran lunga l?azione delle singole realtà.

Spesso non sappiamo evidenziare fino in fondo il cammino e gli straordinari risultati che in più di quattro decenni le ong italiane hanno saputo produrre. E non solo le ong, ovviamente. Presi dalle attività, troppo spesso non ci pensiamo, mentre occorrerebbe fare conoscere quanto è stato realizzato, anche per legarci meglio e più profondamente alla società italiana. Con umiltà, certo, perché il cammino è stato anche disseminato di insuccessi. Ma chi avrebbe potuto illudersi di riuscire in tutto, di fronte a problemi così complessi come quelli del sottosviluppo, dello sradicamento della povertà, dell?analfabetismo, delle malattie diffuse, della siccità, della carenza di acqua, di risorse primarie e di infrastrutture e, più globalmente, di fronte a rapporti di sfruttamento e di ingiustizia che, pur nelle lotte politiche di decenni nel Nord e nel Sud del mondo, non si è ancora riusciti a modificare?

Nel convegno romano è stato un esterno al mondo non governativo che ha fatto notare questa sottovalutazione del prezioso cammino realizzato, il direttore della Cooperazione allo sviluppo italiana, il ministro Giuseppe Deodato. Grazie. Ma sta a noi, operatori della cooperazione internazionale testimoniare meglio e far valere, anche con proposte politiche forti basate sul vissuto di anni di lavoro, quanto appreso in migliaia di progetti realizzati.

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