Famiglia
Immigrazione: per la Bocconi almeno 900mila le badanti
Non 500 mila come dicono i dati ufficiali, ma almeno 900 mila: e' questa la stima piu' affidabile sul numero delle badanti, per lo piu' straniere, che vivono e lavorano nelle case degli italiani
di Redazione
Non 500 mila come dicono i dati ufficiali, ma almeno 900 mila: e’ questa la stima piu’ affidabile sul numero delle badanti, per lo piu’ straniere, che vivono e lavorano nelle case degli italiani. Una presenza che nella meta’ dei casi non lamenta alcuna insoddisfazione da parte dei datori di lavoro. Lo afferma un’indagine condotta da Pierangelo Spano del Centro di ricerche sulla gestione dell’ assistenza sanitaria e sociale (Cergas) dell’Universita’ Bocconi, realizzata proiettando su scala nazionale una rilevazione sulla realta’ veronese. Spano, attraverso 862 interviste telefoniche, evidenzia la presenza di una badante in una percentuale di famiglie che varia dal 3,2% al 5,2%. Secondo gli stessi criteri, la proiezione su scala nazionale porta a una stima variabile tra 713.000 e 1.134.000 badanti. Nel 91% dei casi, affermano gli intervistati, si tratta di persone in regola con il permesso di soggiorno, anche se non si tratta necessariamente di permessi che autorizzino allo svolgimento del lavoro. Gli assistiti dalle badanti hanno, in quasi il 75% dei casi, piu’ di 75 anni e il fenomeno – sostengono i ricercatori – mostra caratteristiche ben piu’ strutturate di quanto si immagini di solito, con una inattesa continuita’ di rapporto con la famiglia datrice di lavoro: il 57% e’ alla prima esperienza e la permanenza media supera di gran lunga l’anno. Non mancano le badanti italiane (quasi sempre vedove e pensionate) ma la grande maggioranza e’ straniera, con una forte prevalenza dell’Est Europa. ”Ad una selezione fatta in maniera, tutto sommato, poco attenta alle competenze corrisponde una definizione altrettanto imprecisa dei compiti e delle mansioni” spiega Spano. Le mansioni domestiche e quelle infermieristiche si mischiano, facendo riconoscere ”nell’assistenza continuativa 24 ore su 24 la motivazione che sta alla base di molte scelte di ricorso alla badante”. Cosi’ meta’ delle famiglie non conosce ne’ il titolo di studio ne’ il passato lavorativo delle badanti, che solo in poco piu’ di un quarto dei casi puo’ essere ricondotto a professioni medico-infermieristiche o ad altre esperienze da badante. Nel 57,7% dei casi la badante e’ stata contattata attraverso il network personale (conoscenti o parenti) e solo nel 15,5% dei casi attraverso un’agenzia di badanti o un servizio messo a disposizione da enti pubblici. Le criticita’ del rapporto non sono percio’ percepite nell’ambito dell’inadeguatezza professionale (lamentata solo dall’8% degli intervistati), bensi’ nella difficolta’ di regolarizzazione (17%) e nel turnover troppo elevato (12%). Piu’ della meta’ delle famiglie non lamenta, comunque, alcuna criticita’. Il fenomeno delle badanti si e’ sviluppato come risposta spontanea ad ”un’insufficienza del settore pubblico nell’ assistenza agli anziani”. Secondo Spano, ”tutti gli attori hanno alcune convenienze nascoste a perpetuare la situazione che non e’, pero’, ottimale. Per le famiglie si tratta del modo piu’ economico di risolvere, o almeno di minimizzare, l’impatto di una problematica pressante; per le immigrate e’ un mezzo di sussistenza ottenibile anche senza grande specializzazione, mentre il sistema pubblico evita di doversi interrogare sull’ adeguatezza delle soluzioni proposte, che privilegiano troppo le elargizioni in denaro e non riescono a considerare in modo complessivo le esigenze degli assistiti, ma procedono per compartimenti stagni, secondo le competenze specifiche dei singoli enti”. Inoltre, ”l’assistenza assicurata non e’, pero’, qualificata, le condizioni lavorative sono stressanti, le famiglie hanno difficolta’ ad adempiere alle procedure proprie di un datore di lavoro e le risorse economiche dedicate potrebbero essere utilizzate meglio attraverso una piu’ efficiente cooperazione tra pubblico e privato che potrebbe, per esempio, passare attraverso la formalizzazione dell’utilizzo di cooperative di badanti”.