Welfare

Legge 328, qualche idea per farla (ri)partire

I nodi irrisolti della normativa sull'assistenza. Non solo gestione dei servizi, ma spazio nei tavoli di progettazione. Un principio sinora disatteso, ma che può costituire la svolta

di Redazione

Rilanciare la 328/2000. Una legge che, al tempo della sua emanazione sette anni fa, avrebbe dovuto rivoluzionare il sistema delle politiche sociali, nell?ottica della sussidiarietà orizzontale e della coprogettazione pubblico-privato dei servizi sociali. Ma che, ad oggi, appare più che altro una grande occasione mancata. Finora, infatti, l?applicazione della legge a livello locale ha riguardato quasi esclusivamente pratiche di esternalizzazione. La cooperazione è stata spesso esclusa dai tavoli di coprogettazione (quella dei Piani di Zona). Al posto di un allargamento della sfera del potere decisionale, nella gran parte dei casi si è optato quindi per una semplice delega delle responsabilità gestionali del servizio.

Come rimediare? Le possibilità esistono. Partendo dai Liveas, i livelli essenziali delle prestazioni, previsti dalla legge ma mai definiti, la cui definizione spetta allo Stato centrale. I Liveas, come spiega Valerio Luterotti di Federsolidarietà, devono però orientarsi a definire le esigenze minime dei cittadini e non tanto le prestazioni da erogare. Un cambio di prospettiva che può avvenire solo con la partecipazione attiva dei soggetti del terzo settore attivi sul territorio.

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