Cultura

Un abc per il futuro

Dalla prossima settimana ripartiamo da qui. Intellettuali, professori, artisti, operatori che, partendo da una domanda, si cimenteranno nell’esercizio più difficile: quello del pensiero.

di Redazione

Non potevamo che chiudere così, con la parola ?vita?: la più ricca di tutte le parole, quella che ci è più cara. Negli ultimi dieci mesi Vita ha ragionato su trentanove parole. Parole chiave del nostro futuro, parole che le cose hanno cambiato e parole che stanno cambiando le cose, che abbiamo inseguito o che ci hanno sospinto in avanti. Alcune senza tempo, come amicizia, democrazia, etica, famiglia, pace; altre proprie della nostra epoca, come banlieue, decrescita, meticcio, rete, telefonino. Nessuna parola si è rivelata vecchia: le parole ci hanno sempre sorpreso. Merito delle persone che hanno accettato di ragionare insieme a noi in un dialogo a tutto campo, sganciato dalla cronaca, che si lasciasse portare solo dalle infinite suggestioni che una parola può dare. Abbiamo ospitato in queste pagine Richard Sennet e Savino Pezzotta, Gianfranco Ravasi e Milo De Angelis, Marco Revelli e Johnny Dotti, Gabriele Basilico e Tito Boeri, Maria Novak e Nicoletta Dentico. Tutte le interviste, nella loro versione integrale, saranno raccolte in un numero di Communitas, che uscirà a maggio.

Dalla prossima settimana ripartiamo da qui. Intellettuali, professori, artisti, operatori che, partendo da una domanda, si cimenteranno nell?esercizio più difficile: quello del pensiero. Uno spazio libero per ragionare, progettare, dare forma alle idee: Pensieri in cantiere. Un passo in più, per mettere in circolo le idee, collegare ambiti, mostrare – contro astrattismi, accademismi e un pensiero sempre più frammentato – quanto il pensare sia attività reale e urgente.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.