Welfare

Cari Paesi ricchi, il conto è salato e dovete pagarlo voi

Una studentessa della London School of Economics intervista Sir Nicolas Stern, l’uomo che ha calcolato i costi del riscaldamento per l’economia globale. di Fatima Manji

di Redazione

Dalla pubblicazione del rapporto L?economia del cambiamento climatico Sir Nicholas Stern (nella foto a sinistra) è diventato una vera celebrità. Anche mentre aspettiamo di intervistarlo all?esterno dell?ufficio Stern Review nell?edificio del Tesoro mi viene ricordata la sua importanza a livello internazionale: mentre aspettiamo, lui è al telefono con il leader dell?opposizione australiana. Stern, che ha avuto un numero di incarichi importanti – è stato Chief economist per la Banca mondiale e per la Banca europea per lo sviluppo e la ricostruzione – presto riprenderà il suo lavoro con la London School of Economics.

Si dice che una volta Stern abbia detto «avevo un?idea di cos?era l?effetto serra ma non ne ero sicuro del tutto». Gli chiedo adesso se abbia cambiato idea. «Non sono un esperto sulla scienza dei cambiamenti climatici», dice, «non farei mai finta di esserlo; quando cominciammo nell?estate del 2005 ci informammo e mettemmo insieme un team. Non ero un esperto, sono un economista con la mente aperta». Allora, perché un?economista studia i cambiamenti climatici? La risposta di Stern è diretta: «Beh, perché si trattava dell?economia dei cambiamenti climatici, ecco perché». Con il suo stile da servitore del bene pubblico (si presume) politicamente imparziale, Stern ha fatto, semplicemente, quello che gli è stato chiesto. «Abbiamo lavorato sulle informazioni scientifiche disponibili, non abbiamo messo in dubbio la scienza.

E abbiamo guardato in particolar modo all?economia del rischio».

E a quelli che criticano il suo lavoro e affermano che la scienza sia imperfetta risponde: «La scienza dei cambiamenti climatici mi sembra abbastanza definita. Ci sono sempre quelli che non si conformano con la maggioranza scientifica, ma sono una minoranza molto piccola». Alcuni di questi dissidenti scientifici affermano che il cambiamenti climatici non dipende dall?uso dei combustibili fossili. La risposta di Stern a queste affermazioni è: «Il fatto che i cambiamenti climatici dipendano in gran parte da azioni umane è condiviso dalla maggior parte delle persone. Quelli in disaccordo sono molto pochi. Non sta a me giudicare, sta alla comunità scientifica giudicare e loro hanno dato il loro giudizio». Stern spiega in maniera molto semplice il tipo di educazione di cui la gente ha bisogno. «Dobbiamo far sì che la gente capisca il nesso tra le azioni di oggi e quello che succederà dopo. È vero che a volte i margini temporali sono larghi, ma più si aspetta e più diventa grande il problema».

Il rapporto di Stern ha ricevuto critiche dagli ambientalisti che dicono che sia di portata limitata. «È vero che il suo rapporto difende lo status quo dello sviluppo dell?industria capitalista occidentale?» chiedo. «Perché dobbiamo avere fede in questo tipo di sistema?». A questo punto nell?ufficio suona un campanello, quasi come se fosse scattato un allarme: forse ho fatto la domanda che tutti temevano? In realtà era solo qualche tipo di macchinario in funzione… Stern si mostra tranquillo, e risponde: «Abbiamo sottolineato l?importanza della giustizia in questa vicenda, sono i Paesi ricchi ad essere responsabili per quasi tre quarti dei gas che causano l?effetto serra. Per questa ragione, e perché sono piu ricchi, dovrebbero essere loro a pagare la maggior parte dei costi di adattamento. Che questo sia chiaro».

«Il punto chiave è individuare l?equità. E l?importanza di essa. La cosa più importante è trovare soluzioni che siano sostenibili ed efficienti. Ci sono molti modi di raggiungere tale scopo ma il punto chiave è che i Paesi ricchi (questo punto l?abbiamo chiarito) debbano fare la parte del leone, cioè il 60-80% del peso del finanziamento della riduzione globale del carbonio. Questa è la chiave dell?equità. Come metterla in atto? Ci sono tanti modi, la chiave è di far sì che i Paesi ricchi se ne assumino la responsabilità».

E cosa ne pensa dell?ipotesi che gira sui media, vale a dire che il cancelliere Gordon Brown abbia commissionato il rapporto di Stern per avere poi la possibilità di introdurre ?tasse verdi? ? Stern non si sorprende alla mia domanda, probabilmente l?ha già sentita troppe volte. La sua risposta è, ancora una volta, tranquilla: «Lui aveva un atteggiamento aperto. Ne sono sicuro, come ce l?avevo anche io quando iniziammo il lavoro. Non aveva passato molto tempo studiandosi la questione, come non lo avevo fatto io. Tutti e due cominciammo con un atteggiamento di apertura, non credo che lui avesse un piano prestabilito, certamente non ne ha parlato con me».

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