Famiglia
Francia: le chiese cristiane contro Sarkozy
I rappresentanti delle principali chiese cristiani chiedono il ritiro del progetto di legge sull'immigrazione
di Redazione
Le maggiori chiese cristiane francesi hanno chiesto ufficialmente al primo ministro Dominique de Villepin di rivedere il nuovo progetto di legge sull’immigrazione promosso dal governo. In particolare si contestano le misure che renderebbero sempre piu’ complicata la regolarizzazione degli immigrati impedendo inoltre i ricongiungimenti familiari. Ancora vengono criticate le restrizioni al diritto d’asilo. Il Consiglio delle Chiese cristiane in Francia e’ costituito dalla Chiesa cattolica, dalla Federazione protestante di Francia e dall’Assemblea dei vescovi ortodossi; il nuovo progetto di legge sull’immigrazione e’ stato approvato dal Consiglio dei ministri il 29 marzo e sara’ dibattuto in Parlamento nei primi giorni di maggio. Le Chiese hanno manifestato le loro ”inquietudini” in una lettera inviata ieri al primo ministro Dominique de Villepin e sottoscritta dal card. Jean-Pierre Ricard (presidente della conferenza episcopale francese), dal pastore Jean-Arnold de Clermont e dal metropolita ortodosso Emmanuel. Ieri, Jean-Pierre Arnold, presidente della Federazione protestante, e Patrick Peugeot, presidente della Cimade (servizio ecumenico di aiuto e di accompagnamento per gli stranieri in Francia) hanno incontrato il ministro degli interni, Nicolas Sarkozy per chiedere che il progetto di legge diventi oggetto di una ”riflessione nazionale che tenga conto dell’importanza del fenomeno migratorio”. Sempre ieri, il premier De Villepin ha incontrato l’arcivescovo di Parigi, mons. Andre’ Vingt-Trois. Un appuntamento – ha detto l’arcivescovo – ”previsto da molto tempo”, durante il quale si e’ parlato ”poco” del nuovo progetto di legge in quanto su questo argomento ”i vescovi hanno preso la loro posizione e l’hanno espressa chiaramente”. Nella lettera a De Villepin, le Chiese cristiane di Francia affermano che il nuovo progetto di legge puo’ avere ”delle serie conseguenze sulla sorte di uomini e donne che gia’ vivono in una situazione precaria”. Cio’ che piu’ preoccupa le Chiese e’ il fatto che ”il progetto di legge contenga misure che avranno l’effetto di restringere ancora di piu’ le possibilita’ di regolarizzazione degli stranieri” lasciando ”un gran numero di persone in uno stato di precarieta’ amministrativa e sociale”. Nella lettera si passano in rassegna le varie misure contenute nel progetto di legge. Condividendo la preoccupazione del governo di ”evitare le illegalita”’, le Chiese ritengono che la legge rischia, per esempio, ”di ritardare il ricongiungimento familiare e di lasciare intere famiglie in un lungo periodo di incertezza”. Riguardo poi agli irregolari, le Chiese fanno notare che la realta’ dei ”sans papiers” e’ ”incontenibile, stimata oggi per centinaia di migliaia di persone. Si puo’ unicamente proporre loro di ripartire nei loro Paesi di origine? Ci sembra una ipotesi irrealista dal punto di vista pratico e problematico sul piano umano”. La legge, inoltre, prevede una estensione della lista dei cosiddetti ”Paesi di origine sicura” e questo comporta inevitabilmente una restrizione delle protezioni per i ”richiedenti asilo” con una ”diminuzione delle azioni di accompagnamento sociale e di aiuto” previste in questi casi. Non convince le Chiese neanche la ”creazione di una carta delle competenze e dei talenti” che rischia di ”creare una ineguaglianza forte tra categorie di persone”.
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