Famiglia
Umanesimo a scuola: lo dobbiamo a Marco
Lettera di Fioroni sul suicidio di Marco, 16 anni, preso in giro per essere omosessuale
di Redazione
Provo un dolore profondo come uomo e come padre, prima che come ministro. La morte di Marco ci interroga tutti, giovani, adulti, educatori, politici, società civile. Si sarebbero dovuti trovare gesti e parole fino all’altro ieri: oggi occorre rispetto ma anche una doverosa riflessione, dentro e fuori le mura scolastiche. Tanti fatti, più o meno gravi, hanno rimesso al centro in questi mesi la questione di fondo: far sì che la scuola sia in prima linea nella battaglia contro il vuoto che tanti ragazzi sentono, vuoto di valori, di comprensione, di senso. Ma soprattutto la scuola deve essere un luogo dove si riconosce significato a ciò che si fa e dov’è possibile la trasmissione di quei valori che corrispondono al cuore perché danno appartenenza, identità, passione. Primo fra tutti il rispetto di sé e degli altri, che nasce dalla consapevolezza che esiste un valore intangibile che è la dignità di tutti e di ciascuno. Nessuno escluso.
Regole, misure disciplinari, ispezioni che pure sono state avviate e piani antibullismo che pure sono operativi, non potranno mai sostituirsi al percorso educativo verso la conquista di questo sacro rispetto di sé e dell’altro, un percorso che richiede la partecipazione di tutti gli attori: scuola, famiglia, mass media, società.
Abbiamo avviato un percorso di riflessione, nella revisione delle Indicazioni Nazionali, sullo scopo della scuola, una scuola che rimetta al centro la necessità di “apprendere a vivere” e che accompagni i ragazzi a conoscere se stessi e a costruire la propria identità. Una scuola che, mentre aiuta ad acquisire saperi e competenze, favorisca la crescita dell’uomo.
Non è facile ma è una sfida che dobbiamo vincere tutti insieme. Lo dobbiamo ai tanti Marco della nostra società.
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