Cultura
Abu Omar: gli italiani sapevano o no?
La presenza del carabiniere L.P, la smentita del Governo.
di Redazione
“Gli italiani sapevano e soprattutto parteciparono all’azione della Cia a Milano, al sequestro dell’imam egiziano Abu Omar, avvenuto in via Guerzoni, il 17 febbraio del 2003. C’era un sottufficiale del Ros dei carabinieri, L.P., 45 anni, quella mattina, e fu lui a bloccare l’imam, a chiedergli i documenti e a garantire che non scappasse quando fu spinto nel furgone bianco, che poi punto’ dritto alla base militare americana di Aviano. E su voli Cia, prima trasferito alla base militare americana di Ramstein, Germania, e poi al Cairo, dove arrivo’ la sera stessa e da allora e’ detenuto. E c’erano anche altri italiani, probabilmente uomini del Sismi, che dell’azione e della sua preparazione furono informati e, addirittura, ne sarebbero stati parte attiva nella fase preparatoria”. Così su La Stampa.
Il maresciallo, L. P., che dal reparto antiterrorismo del Ros di Milano e’ stato poi trasferito alla sede diplomatica italiana di Belgrado, e’ finito sul registro degli indagati della procura di Milano dopo che le indagini della Digos avrebbero accertato che il suo cellulare fu presente nella zona di viale Jenner, viale Guerzoni, all’ora compatibile con il sequestro. Non solo, il maresciallo anche nei giorni precedenti avrebbe chiamato o sarebbe stato contattato da cellulari in dotazione alla squadra della Cia che materialmente organizzo’ e porto’ a termine il sequestro, in particolare il capocentro Cia di Milano, Robert Lady. Il direttore del Sismi, Pollari si e’ speso molto nel sottolineare che il Sismi non ha mai ‘assistito’, ‘partecipato’, ‘appoggiato’ azioni illegali. E che della presenza a Milano della squadra ‘esterna’ della Cia non ne fu informato (‘I servizi non fanno il controllo del territorio, che spetta alle forze di polizia’).
Oggi il Governo e i servizi segreti ribadiscono in una nota la loro estraneità al sequestro di Abu Omar.
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