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India: è scontro fra studenti di medicina
Da una settimana la sanità indiana è nel caos a causa di uno sciopero degli studenti di medicina contro una proposta di legge che aumenta i posti riservati alle "caste inferiori" in alcuni istituti
di Redazione
Alla protesta si sono uniti anche i medici degli ospedali pubblici che in alcuni casi si sono rifiutati di ammettere i pazienti. Le dimostrazioni, sfociate nel fine settimana in violenti scontri con la polizia nella capitale, si sono estese a larga parte dell’India settentrionale.
Negli stati del Gujarat e del Bengala Occidentale i manifestanti hanno bloccato le strade con cortei di protesta dove hanno bruciato le immagini del ministro dell’istruzione Arjun Singh, che ha promosso l’iniziativa tesa ad allargare il diritto allo studio a certe categorie protette di diseredati, come i “dalit” (coloro che una volta erano chiamati gli intoccabili). Il sistema castale è stato abolito dalla costituzione indiana, ma di fatto è ancora molto radicato nella società. La proposta del ministro Singh intende aumentare al 49,5% i posti riservati alle cosiddette “Obc” (Other Backward Class), che sono le caste più basse, e ad alcuni gruppi tribali discriminati in alcune prestigiose università pubbliche, come l’Indian Institute of Technology (IIT), l’India Institute of Management (IIM) e i principali istituti di medicina.
Si tratta di università di “elite” dove si formano i migliori ingegneri informatici, scienziati e manager del Paese. La ‘discriminazione positiva’, ovvero i posti riservati ai diseredati e alle categorie protette esiste già nelle scuole pubbliche e private, nell’amministrazione statale, nel parlamento e in molte istituzioni governative centrali e locali. La decisione di aumentare di un ulteriore 27% la quota di Obc per le iscrizioni negli istituti professionali d’elite ha però scatenato vivaci reazioni. Si teme un’erosione del sistema meritocratico su cui è basato il sistema scolastico indiano.
Per garantire lo stesso numero di iscrizioni per gli studenti “normali” le università saranno costrette ad aumentare la disponibilità dei posti totali con pressione sulle strutture e insegnanti. L’iniziativa è appoggiata dal Congresso, il partito di maggioranza che guida la coalizione di governo con l’appoggio esterno dei partiti della sinistra. Nata probabilmente per guadagnare consensi tra le fasce più deboli, che sono la base elettorale del partito della dinastia Nehru-Gandhi, adesso però si sta rivelando un boomerang contro il primo ministro Manmohan Singh, che potrebbe anche fare marcia indietro.
Per ora sembra escluso che la legge possa essere presentata nella sessione in corso del Parlamento che sospenderà i lavori per la paura estiva il prossimo 23 maggio. Il premier Singh ha promesso di consultarsi con tutte le forze politiche per raggiungere un consenso prima di rendere esecutivo il provvedimento. Intanto però alcuni politecnici hanno già aumentato i posti totali disponibili per il prossimo anno accademico. Gli oppositori del sistema di “quote” per le caste inferiori temono che la prossima mossa del governo potrebbe imporre un “diritto all’impiego” basato sull’appartenenza alla casta anche nel settore privato e in particolare nelle aziende hi-tech, che sono il punto di forza del miracolo economico indiano. Gli imprenditori ovviamente sono contrari. Il capitano d’industria più famoso, Ratan Tata, l’ “Agnelli indiano”, ha detto che le quote riservate nelle università potrebbero portare il Paese alla “disintegrazione”. Gli industriali riconoscono però che è necessario quanto prima colmare il divario tra città e campagne, dove il 60% della popolazione indiana vive ad un livello di sussistenza.
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