Famiglia

Il discorso di insediamento di Prodi

Una sintesi del discorso. I temi: Italia paese diviso? Terrorismo e guerra in Iraq, Europa e Africa, Scossa etica, Giovani e lavoro, Famiglia, Immigrazione, Giustizia

di Redazione

Omaggio ai Presidenti
Se mi è consentita infine una notazione personale, è per me motivo di grande orgoglio che il Presidente Ciampi e il Presidente Napolitano siano stati entrambi valorosi ministri del mio primo governo. Mi lega al primo il ricordo dell?azione svolta insieme affinché l?Italia fosse nel gruppo di testa dei paesi dell?euro. Mi lega al secondo anche il ricordo dell?azione svolta nelle istituzioni europee perseguendo, in ruoli diversi, la stessa idea di Europa.

Italia divisa?
L?Italia è sicuramente un paese con tante diversità, e con distinzioni anche forti, che tendono a esprimersi all?interno di una contrapposizione bipolare che i cittadini hanno fatta propria, e di cui accettano le implicazioni con ammirevole maturità. Maturità di cui è prova anche l?altissima partecipazione al voto.

Ma distinzione non è eguale a divisione, se la politica non la rende intenzionalmente tale, se la politica non sceglie di viverla e propagandarla come tale. (?)
E noi realizzeremo il nostro programma, con l?obiettivo di coinvolgere anche chi non ci ha dato il suo consenso, non certo con l?intento di punire chi l?ha negato.
Non ci sono nemici, né in quest?aula, né fuori. Ci sono solo, qui e fuori, italiani che amano l?Italia come l?amiamo noi, ma che legittimamente coltivano priorità e auspicano scelte diverse dalle nostre.
Non c?è un paese da pacificare. C?è, invece, un paese da mobilitare in tutte le sue componenti, con un costruttivo spirito di concordia.

Terrorismo, guerre e Iraq
Siamo fermamente convinti che la lotta al terrorismo vada condotta con strumenti politici, di intelligence, e di contrasto delle organizzazioni terroristiche e che vada condotta senza comprimere mai né le nostre libertà né i nostri diritti, nè tantomeno indulgendo alle suggestioni di fondamentalismi di segno opposto, che predicano crociate e, annullando ogni distinzione, propugnano scontri di civiltà.
E? in primo luogo sul piano politico, sociale ed economico che dobbiamo battere il disegno del terrorismo, prosciugando il serbatoio degli adepti.
Nella politica globale per la lotta al terrorismo noi saremo partecipi convinti, con i nostri valori e le nostre risorse, anche militari, ogni qual volta esse siano legittimamente mobilitate dalle organizzazioni internazionali a cui apparteniamo.
In ogni evenienza risponderemo con prudenza, con equilibrio e, quando necessario, con fermezza.
Saremo guidati da scelte precise nella nostra politica estera:
Scegliamo l?Europa ed il processo di integrazione europea come ambito essenziale della politica italiana.
Scegliamo di mettere la vocazione di pace del popolo italiano e l?articolo 11 della Costituzione al centro delle decisioni in materia di sicurezza.
Scegliamo il multilateralismo, inteso come condivisione delle decisioni e costruzione di regole comuni.
Scegliamo una politica preventiva di pace che persegua attivamente l?obiettivo di equità e giustizia sul piano internazionale, favorendo la prevenzione dei conflitti e il prosciugamento dei bacini dell?odio.
Scegliamo la legalità come chiave per affrontare i conflitti e per la costruzione di un ordine internazionale fondato sul diritto.
Scegliamo di mettere al centro dell?azione dell?Italia la promozione della democrazia, dei diritti umani, politici, sociali ed economici, a cominciare dai diritti delle donne.

E? per questi valori e questa visione del mondo che, così come in alcuni casi abbiamo ritenuta legittima e doverosa la partecipazione militare dell?Italia a importanti missioni di pace, delle quali andiamo orgogliosi, non abbiamo invece condiviso la guerra in Iraq e la partecipazione dell?Italia.
Consideriamo la guerra in Iraq e l?occupazione del Paese un grave errore. Essa non ha risolto, anzi ha complicato, il problema della sicurezza. Il terrorismo ha trovato in Iraq una nuova base e nuovi pretesti per azioni terroristiche interne ed esterne ai conflitti iracheni. Quella guerra, come ha ammesso recentemente l?ambasciatore americano a Bagdad, ha scoperchiato un vaso di Pandora che rischia di far deflagrare l?intera regione.
E? perciò intenzione del governo proporre al Parlamento il rientro dei nostri soldati, anche se siamo orgogliosi della prova di abilità professionale, di coraggio e di umanità che essi hanno dato e stanno dando.
Abbiamo purtroppo dovuto piangere numerosi caduti. Noi tutti siamo vicini alle loro famiglie, noi tutti siamo riconoscenti per il sacrificio che i loro cari hanno fatto.
Il rientro del contingente italiano avverrà nei tempi tecnici necessari, definendone anche in consultazione con tutte le parti interessate le modalità affinché le condizioni di sicurezza siano garantite.

Europa, Mediterraneo e Africa
Il Governo è impegnato a fare tutto quanto è in suo potere affinché l?Europa diventi un soggetto forte e unito nello scenario internazionale.
Anche per consolidare e arricchire, su un piano di mutuo rispetto e di reciproca dignità, la storica alleanza con gli Stati Uniti d?America: finalità cui mi sono sempre ispirato nella mia azione anche a livello europeo, tanta è l?importanza che attribuisco alla saldezza di questo legame.
E infine per contribuire a rafforzare l?autorità delle Nazioni Unite e la stabilità dell?ordine mondiale.
E? nostra convinzione che interesse nazionale e interesse europeo siano una cosa sola. E? nostra convinzione che l?Italia conti, anche nei rapporti con il grande alleato, solo se conta in Europa. E noi lavoreremo per ricollocare l?Italia tra i paesi guida dell?Europa.
L?Italia non guarderà solo all?Europa. Il Governo si farà parte attiva per rilanciare una politica per il mediterraneo che avrà come obiettivo di fondo la costruzione di una grande area, in cui pace e prosperità possano affermarsi. Lo faremo attraverso una azione politica mirata e supportata dall?intensificarsi degli scambi commerciali e culturali. Penso alla banca del Mediterraneo, penso ad università comuni fra paesi della sponda nord e della sponda sud.
Infine la nostra responsabilità verso i paesi poveri dovrà concentrarsi prevalentemente sul continente africano in questi anni troppo spesso dimenticato L?Africa è sulle nostre spalle, sulle spalle dell?Italia e dell?Europa.

Scossa etica
C?è una crisi etica che investe la nostra società. E quanto è accaduto nel mondo del calcio, uno dei beni collettivi a cui gli italiani tengono di più, ci dimostra, purtroppo, che si è abbondantemente superato il livello di guardia. Ne è una conferma clamorosa un livello di evasione fiscale che non ha eguali nel mondo sviluppato, e che il mio governo combatterà con la massima decisione e determinazione non solo per recuperare ciò che è dovuto alla collettività ma anche per ragioni di equità e giustizia.
Noi intendiamo ripristinare anche in questo campo la cultura della legalità e della responsabilità civica.
Nella nostra società purtroppo si è prodotto un clima di tolleranza ed assuefazione a comportamenti eticamente riprovevoli, se non addirittura illegali, a conflitti di interesse clamorosi, ad arricchimenti improvvisi e sfacciati, addirittura premiati da norme fiscali, allo svuotamento e aggiramento di ogni regola, alla prevaricazione del più forte.
Si è prodotto un clima di generale irresponsabilità, di perdita del senso dello Stato e del confine tra pubblico e privato, di intrecci fra controllori e controllati.
Tutto questo è assolutamente preoccupante: dobbiamo dare un segnale forte di discontinuità. Altrimenti non riusciremo a rimotivare una società che in larga misura è vittima di questi comportamenti.

Un problema di regole, perchè crediamo che la politica sia innanzitutto determinazione di regole. Per proteggere i più deboli, per far prevalere il merito, per impedire che vincano solo e sempre i più furbi.
E nella sfera delle regole considero essenziale che si ponga mano a una normativa che disciplini i conflitti di interesse in linea con quanto esiste nelle altre democrazie avanzate, una normativa scevra da intenti punitivi ma ben più rigorosa di quella in vigore.
Occorrono regole ma anche regolatori. E? perciò intenzione del governo che oggi si presenta a Voi di ridisegnare il sistema delle autorità che operano nel campo economico e finanziario, passando da una suddivisione delle competenze basato su settori o su soggetti sottoposti a controllo o vigilanza, a un?altra fondata invece sugli obiettivi e le finalità del controllo stesso.

Giovani e lavoro
L?Italia non ha scommesso sui giovani: eppure solo scommettendo su di loro ? come il nostro governo intende fare ? potrà riprendere il cammino dello sviluppo. I nostri giovani hanno oggi meno speranze di quante ne avessimo noi alla loro età. Eppure potrebbero avere davanti a loro orizzonti sempre più ampi. Eppure, nei pochi casi in cui vengono date loro delle occasioni, esprimono al meglio tutte le loro qualità.

Certo, la società ed il mondo del lavoro hanno oggi bisogno di flessibilità. Ma la flessibilità, interpretata come precarizzazione, non ha aumentato la capacità competitiva del sistema ma lo ha impoverito. In realtà, la società italiana ha bisogno di meno precarietà ai livelli medio-bassi di impiego, mentre necessita di una cospicua iniezione di competizione agli altri livelli, ma soprattutto a quelli medio-alti.
Una competizione che premi il talento individuale e la capacità di lavoro, la creatività e la capacità di leadership. In una parola: il merito. Una competizione orientata anche a ricostruire la mobilità sociale perché in questi anni la mobilità sociale in Italia si è arrestata.
Una società senza mobilità, in cui i figli ereditano la stessa professione dei padri, non è una società che cresce. Una società retta da gerarchie sociali consolidate che demotiva le energie nuove, perpetua disuguaglianze inaccettabili. E? quello che avviene oggi in Italia, diventata una delle società meno mobili d?Europa e del mondo. Una società che nega il futuro ai suoi giovani, nega il futuro a se stessa.
Noi qui intendiamo agire con una gamma di interventi. Intendiamo sottoporre a revisione la legge 30 per attuare una politica del lavoro capace di armonizzare flessibilità e stabilità riducendo fortemente l?area della inaccettabile precarietà. Lo si farà all?interno di una analisi complessiva della normativa che regola il mercato del lavoro, cercando di giungere, attraverso la strumento della concertazione con le parti sociali, alla definizione di un nuovo quadro organico. E, attuando una riduzione dell?eccessivo carico contributivo sul lavoro dipendente, su cui tornerò più avanti, attenueremo anche di molto la convenienza dei contratti atipici.

Famiglia
La famiglia ha bisogno di sicurezza, e quindi va sostenuta nella sua vita quotidiana con un respiro di lungo periodo. E? finora mancata, invece, una politica efficace e ad ampio raggio. E? questo il modo non strumentale con cui la politica riconosce e sostiene una idea forte di famiglia.
Il mio governo intende perciò mettere la famiglia, così come è definita nella nostra Costituzione, al centro della propria azione nella sfera sociale. Ed è per questo notivo che anche nella costituzione del Governo abbiamo voluto dare uno spazio così largo ai problemi delle famiglie e della lotta contro la disparità e le discriminazioni.
Vogliamo un fisco amico della famiglia, vogliamo una società amica della famiglia. Noi sosteniamo il diritto di ogni persona a costruire il proprio percorso di vita, e il ruolo delle famiglie come il luogo di esercizio delle solidarietà intergenerazionali, della cura e degli affetti.
Riconoscendo il valore sociale della maternità e della paternità, intendiamo dotare ogni bambino di un reddito che aiuti la famiglia fino al raggiungimento della maggiore età, e che tenga presente le esigenze delle famiglie numerose.

Ed è una politica che varrà per tutti non solo per i lavoratori dipendenti ma anche per i lavoratori autonomi e per coloro che non hanno una occupazione.

Immigrazione e cittadinanza
La legge in vigore si è dimostrata insieme demagogica e inefficace.
La nostra politica sull?immigrazione non si baserà né sull?emarginazione, né tantomeno sulla criminalizzazione.
Il nostro operato si baserà piuttosto su accoglienza, convivenza e garanzia.
E, insieme, sui doveri. Il tetto numerico va mantenuto perché il processo va governato. Ma dobbiamo rivedere la politica delle quote, per una immigrazione di qualità che accolga senza creare clandestinità.
Insieme alla selezione dei flussi (favorendo anche immigrazione di livello elevato), occorre incoraggiare e favorire la piena integrazione, fino alla cittadinanza. Chi vive e lavora nel nostro Paese deve sapere che, se lo vuole, anche per lui ci sarà un posto di cittadino, nel completo rispetto dei diritti e dei doveri.

L?acquisizione della cittadinanza italiana deve poter essere un traguardo certo, dopo un congruo numero di anni di permanenza, perché la cittadinanza è anche il più efficace strumento di integrazione di cui la democrazia dispone.
Ed è anche un potente fattore di sicurezza. Chi sceglierà di investire il proprio futuro e quello dei propri figli nel nostro Paese, chi saprà che qui avrà ogni possibilità di integrarsi e realizzare le sue aspirazioni.
Chi identificherà la sua convenienza nel successo della sua nuova patria, sarà sicuramente un cittadino fedele alle nostre istituzioni, rispettoso dei nostri ordinamenti, impegnato a tutelare la comune convivenza come condizione per realizzare il proprio percorso di vita e garantire un futuro ai figli.

Coesione sociale
La coesione sociale è un elemento fondante della qualità civile di una società, un patrimonio che è stato faticosamente costruito e che in anni recenti è stato in parte consumato. Noi dobbiamo ricostruirlo, ma in un?ottica nuova.
L?insieme dei servizi sociali, la sanità, la scuola, la previdenza, la stessa distribuzione dei redditi non sono, in quest?ottica, solo il risultato di politiche di redistribuzione, ma parte integrante di un progetto di sviluppo civile, sociale ed economico del paese. Su un altro piano, è fattore di coesione anche l?attenzione a diritti o condizioni nuove che meritano di essere comprese e giustamente tutelate.

Per noi la coesione sociale è un fattore di sviluppo. Non possiamo pensare di competere riducendo il livello delle tutele e dei servizi sociali né aumentando gli squilibri dei redditi. Al contrario, dobbiamo valorizzare fattori di equilibrio e coesione della nostra società, per favorirne la crescita.

Finanza pubblica
Nell?immediato dobbiamo di necessità cominciare a lavorare con le risorse che abbiamo, cercando di allocarle meglio e farle rendere di più.
Noi intendiamo dunque ridurre sensibilmente, in una misura quantificabile in cinque punti nel primo anno di legislatura, l?eccessivo carico contributivo sul lavoro dipendente. Una riduzione che, andando a beneficio sia delle imprese che dei lavoratori, sarà capace di agganciarci con maggiore slancio alla ripresa europea, di avviare un nuovo ciclo di investimenti, e di stimolare una ripresa dei consumi. Una riduzione che, attenuando di molto la convenienza dei contratti atipici, contribuirà come ho già avuto modo di notare a contrarre l?area del precariato.
La crescita del Paese non può non essere guidata dal nostro sistema produttivo.

Giustizia
Il Governo intende proporre al Parlamento di studiare un provvedimento diretto ad alleggerire l?attuale insostenibile situazione delle carceri.

E lo dovremo studiare con la profondità e la drammaticità che l?attuale situazione ci impone. Già da anni, anche dalle sedi più elevate, questo tema è proposto alla nostra attenzione. Oggi, all?inizio di una nuova legislatura è nostro obbligo offrire una risposta.

  • Il testo completo del discorso su www.romanoprodi.it
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