Mondo

Colombia: violenze nel dipartimento di Nariño

L'Unhcr esprime preoccupazione per la sicurezza degli abitanti.

di Redazione

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime grave preoccupazione per le condizioni di sicurezza nel dipartimento di Nariño in Colombia, dove nel corso delle ultime due settimane si è registrato un forte aumento della violenza. Gli scontri sono concentrati nella municipalità di Policarpa, una regione montuosa nel nord del dipartimento.

Fino a sabato scorso, quindici corpi sono arrivati a Policarpa dai villaggi
vicini. Cinque di essi erano civili uccisi venerdì scorso nel corso di
combattimenti tra gruppi armati irregolari nei vicino villaggio di Madrigal.
Gli altri dieci sono stati assassinati. Anche se nessuno ha rivendicato
questi atti, le modalità delle uccisioni sono compatibili con quelle dei
gruppi armati irregolari. Inoltre, vi sono notizie attendibili di diverse
altre morti e sparizioni. L’UNHCR esprime preoccupazione per la presenza di nuovi gruppi armati irregolari che sembrano essersi formati nella zona.

In questo contesto di estremamente tensione, l’UNHCR ha accettato a
malincuore – di concerto con altre agenzie delle Nazioni Unite, con
l’ufficio del difensore civico (Ombudsman) e con il Norwegian Refugee
Council (NRC), il ritorno nella giornata di venerdì nella regione di
Policarpa di oltre 2.200 sfollati. Queste persone facevano parte di un
gruppo arrivato a Pasto, la capitale di Nariño, a metà maggio alla fine di
una marcia di protesta nella quale si erano trovati di fronte a episodi di
violenza fisica. Più tardi, un gruppo armato irregolare le aveva minacciate
di morte nel caso in cui avessero deciso di ritornare alle proprie case.

L’UNHCR ha esortato vivamente i rappresentanti degli sfollati affinché
posticipassero il loro ritorno, a causa della totale assenza di sicurezza
nelle comunità di origine. In particolare, destavano la preoccupazione
dell’UNHCR le notizie secondo cui, all’inizio della settimana, gruppi armati irregolari avrebbero intercettato persone senza documenti che cercavano di far ritorno da Pasto alle proprie case.

Ciononostante, le persone sfollate hanno insistito nel loro proposito di
voler tornare subito a casa, anche se ciò avesse implicato tornare da soli.
Essi hanno comunque richiesto con urgenza di essere accompagnati dall’UNHCR e da altre organizzazioni internazionali, per evitare la vendetta da parte dei gruppi armati irregolari. Di fronte alla difficile scelta tra
l’accompagnarle nel loro ritorno in condizioni potenzialmente pericolose o
lasciare più di 2.200 persone completamente senza protezione, l’UNHCR ha deciso di aiutarle e così, nella giornata di venerdì, un convoglio composto da circa cento veicoli con a bordo più di 2.200 persone ha fatto ritorno nella regione di Policarpa.

Benché il ritorno fosse stato originariamente organizzato per due
destinazioni – i villaggi di Sanchez e di Santa Rosa – il convoglio ha
potuto raggiungere solo Sanchez nella giornata di venerdì, poiché la strada per Santa Rosa era impraticabile a causa di intensi combattimenti tra gruppi armati irregolari. Di conseguenza, circa 70 persone hanno dovuto aspettare che scendesse la notte perché i combattimenti cessassero e hanno raggiunto Santa Rosa il giorno seguente.

Mentre si trovava a Pasto, il gruppo è stato ospitato in due edifici messi a
disposizione dalle autorità locali. L’UNCHR ha coordinato questa risposta di emergenza con l’ufficio del governatore e con il sindaco di Pasto, oltre che con la chiesa, con le organizzazioni non governative e con altre agenzie delle Nazioni Unite. L’Agenzia ha inoltre fornito fondi di emergenza e 1.500 coperte per completare l’assistenza.

L’UNCHR continua a essere estremamente preoccupato per le istanze di
protezione di medio e lungo termine di coloro che hanno fatto ritorno nella
parte settentrionale del dipartimento di Nariño. Questa settimana l’Agenzia invierà missioni sia a Sanchez che a Santa Rosa e si augura di riuscire a realizzare, di concerto con le altre organizzazioni, un programma per stabilire una presenza regolare nell’area. Tuttavia, la presenza di
operatori umanitari non sarà di per sé sufficiente a garantire la sicurezza
delle migliaia di persone a rischio nella regione.

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