Famiglia

Caritas: No all’immigrazione usa e getta

Contrastare l'impostazione "usa e getta" nel gestire il fenomeno immigrazione. E' quanto chiede il direttore della Caritas italiana, Vittorio Nozza, presentando a Roma il volume sulla "Polonia, n

di Redazione

“Contrastare l’impostazione ‘usa e getta’ nel gestire il fenomeno immigrazione”. E’ quanto chiede il direttore della Caritas italiana, Vittorio Nozza, presentando nella Sala Baldini a Roma il volume sulla ‘Polonia, nuovo Paese di frontiera: da migranti a comunitari’. Nozza ricorda che “per la Chiesa e per i suoi organismi pastorali le migrazioni sono un segno dei tempi, un criterio indispensabile per comprendere il mondo di oggi, l’aspetto piu’ umano del processo di globalizzazione”. Per il sacerdote, allora, “non si tratta tanto e solo di dire buone parole ma di promuovere impegni concreti che siano portati avanti con convinzione e con grande passione, perche’ -spiega- consideriamo miope e portatrice di conseguenze disastrose e distruttive ogni strategia basata sull’usa e getta, che tende cioe’ a far venire gli immigrati fin quando ci servono, per poi rimandarli a casa o tutt’al piu’ a considerarli solo in quanto manodopera, senza prendere in considerazione le loro esigenze in quanto persone e non solo erogatrici di attivita’ lavorativa”. Nozza invita a riflettere sul fatto che ”gli immigrati ci portano a rileggere criticamente i meccanismi che regolano l’economia mondiale e la piu’ che mai dimenticata destinazione universale dei beni, che stanno alla base dei flussi migratori”. E sottolinea l’importanza di ”insistere sullo scambio tra culture e religioni, a stimolare l’approfondimento delle proprie tradizioni e l’apertura a quelle degli altri. Differenze cosi’ variegate sono chiamate, in questa fase storica, a conoscersi, a capirsi e a integrarsi. Il nostro futuro -avverte il direttore della Caritas italiana- dipende dalla capacita’ che avremo di gestire e armonizzare le differenze, senza prevaricazioni e ponendole alla base comune della convivenza”.
Il volume curato dalla Caritas e presentato alla Sala Baldini permette di mettere a fuoco la quantita’ e la qualita’ della presenza polacca in Italia, giunta a superare il numero di 72.000 ‘soggiornanti’ come li definisce il dossier statistico. Di questi, uno su quattro (18.000) vive a Roma e quasi un decimo di loro si concentra nel quartiere marino di Ostia. Fra le citta’, seguono a lunga distanza nell’ordine Napoli (4.000), Milano (2.000), Bologna, Perugia, Firenze, Modena, Ravenna, Caserta e Salerno. Per quanto riguarda le regioni, in testa il Lazio con il 27,8% delle presenze; quindi l’Emilia-Romagna con il 12,3% e la Campania con il 10,1%. Fra i motivi di soggiorno spicca ovviamente il lavoro subordinato per quasi 48.000 polacchi; poi motivi di famiglia, lavoro autonomo, motivi religiosi, motivi di studio. I dati riassuntivi sull’immigrazione dalla Polonia, relativi al 2005, vedono stimata nel 5% la loro presenza rispetto al complesso delle comunita’ straniere nel nostro Paese: per il 75% si tratta di donne e quindi per il 25% di uomini. Il 39% e’ sposato, il 66% ha un’eta’ compresa fra i 20 e i 40 anni, il 13% e’ minorenne. Quanto all’attivita’ lavorativa, ben il 75% e’ inserito nel settore domestico. Ma il 51% dei polacchi in Italia ha il diploma e il 14% la laurea. Dati che, come sottolinea la Caritas, invitano ad ”andare al di la’ degli stereotipi”.

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