Non profit

Gli atipici? giovani donne del

La fotografia scattata da una ricerca del Censis

di Redazione

Come si fa a essere protagonisti di mobilità sociale se si è impantanati nel precariato? È questa una delle domande che emerge dalla ricerca Un?Italia articolata per ceti, condotta dal Censis. Il nostro paese, sempre più articolato per ceti, non ha più un corpo sociale e tanto meno delle classi. Emergono così micro-interessi, difese corporative, a scapito del bene collettivo e dell?interesse generale. Il tutto condito da una mobilità sociale solo apparente.
Una delle componenti essenziali per la mobilità (realtà degli anni 60 e oltre, parola totem del Duemila) è la possibilità di riconoscersi anche gradualmente ma continuativamente in un ceto, nelle sue prerogative e nella sua legittimazione. Operazione ben difficile per un lavoratore atipico. Un universo quello degli atipici reso coeso soprattutto dall?età: ben il 57% dei lavoratori a termine o con contratti di collaborazione, a progetto o occasionali ha infatti meno di 35 anni (in maggioranza donne; in tutto sono circa due milioni e mezzo). Diffusi più al Centro-Sud (dove la percentuale di atipici sale rispettivamente all?11,5% e al 13,9%, contro l??8,8% del Nord-Ovest e il 9,9% del Nord-Est), questi lavoratori che spesso vantano un elevato livello di istruzione, appartengono o meglio vorrebbero appartenere a tutte le categorie, ma, come ricorda il Censis, «la forza dei numeri non garantisce quella della rappresentanza».

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