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Ho un’idea: un nuovo patto costituzionale

Immigrazione/ «La conferenza nazionale sull’immigrazione? Si farà». Parola di ministro. Intervista a Paolo Ferrero

di Redazione

«La conferenza nazionale sull?immigrazione? Si farà». Parola di ministro. «La faremo non appena avremo lavorato alla riconvocazione della Consulta sull?immigrazione. Ma la proposta mi trova completamente d?accordo». Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale, in questa intervista accetta di affrontare a 360 gradi i temi lanciati dalla copertina di Vita.

Vita: Il Corriere della Sera, per dire, l?ha attaccato duramente: «Ferrero vuole dare il voto agli immigrati per far vincere la sinistra». è davvero così?
Paolo Ferrero: Quando si discute sulla pelle viva della gente, in questo caso degli immigrati, non accetto facili ironie. Vorrei risponderle affrontando il problema da tre punti di vista e cercando di spiegare. Vedo e cerco di lavorare da mesi a tre possibili risposte: la prima è quella all?emergenza, scafisti e sbarchi in testa. Le misure prese, sul punto, di concerto tra il ministro degli Interni, Amato e quello alla Giustizia, Mastella vanno benissimo e le condivido. Senza alcun tipo di polemica, che pure è stata fatta da alcuni giornali di sinistra, su presunte ?esclusioni? dalle loro decisioni. Resta il punto. L?emergenza sbarchi e la necessità di approntare una sanatoria, come abbiamo fatto, derivano dall?essenza stessa della Bossi-Fini. Così com?è non va bene, questo governo la cambierà. Secondo punto, ma quasi più importante: la cooperazione internazionale, specialmente con i paesi dell?Africa e in primo luogo con quelli dell?Africa subsahariana. Va fatta e va intensificata, altrimenti non solo non fermeremo mai i potenti flussi migratori ma non fermeremo mai le terribili guerre che lì si scatenano. Infine le politiche di inclusione sociale. Qui ci troviamo di fronte a due modelli. Quello della ?disgregazione?, dell?Italia agli italiani, come ha detto Berlusconi – con parole razziste e demagogiche quanto tutte quelle della Cdl di quest?estate (Lega Nord in testa, naturalmente) – al Meeting di Rimini. E quello dell?accoglienza e dell?integrazione.

Vita: Mi perdoni se l?interrompo, su questo punto. Lei è valdese, a Rimini c?erano tanti giovani cattolici, quelli di Cl. Come li giudica?
Ferrero: Il messaggio cristiano è molto chiaro e ha una caratteristica essenziale: è universalista. Gesù è venuto sulla Terra per salvare tutti, bianchi e neri, mori e gialli, che sono tutti figli di Dio. O il messaggio della Chiesa cattolica è universale o non è più se stesso. Dio o è amore o non è, per i cristiani. Quella di Berlusconi, come quella dell?asse Ferrara-Pera, per un cristiano è un uso di Dio e della fede indegno e blasfemo. Che non sta e non può stare nelle corde vere del cattolicesimo italiano, quello profondo. E badi che qui non intendo quello della Caritas o dell?associazionismo impegnato in prima fila nell?integrazione. Intendo proprio quello delle parrocchie, della gente che va in chiesa. E intendo anche la gerarchia. L?alternativa a questa logica, il modello dell?universalismo, appunto, dell?accoglienza e dell?integrazione. Un modello che puoi sconfiggere per qualche settimana con qualche frase a effetto ma che non puoi battere per sempre. Prima o poi ti passa sopra e ti stende lui. L?Italia multietnica e multiculturale che vogliamo cercare di costruire ha al centro i diritti dell?individuo, però, e cioè i valori della modernità nella sua essenza più profonda. Ecco perché quando parliamo di legge sulla cittadinanza, che abbiamo già varato, o sulla libertà religiosa, che appronteremo presto, intendiamo un vero e nuovo patto costituzionale che vogliamo stipulare con gli immigrati e con i fedeli di altre religione ma che deve avere dei valori di fondo, i nostri, quelli della nostra civiltà e della nostra Costituzione. In sostanza, si tratta di ?allargare? il patto del 1948, ma non certo di una pseudo-mediazione tra culture e valori differenti. La forma e la sostanza della nostra democrazia la devono accettare tutti, immigrati e islamici compresi.

Vita: La legge sulla libertà religiosa avrà effetti distensivi verso il mondo islamico?
Ferrero: Questa legge vuol dire riconoscimento dei diritti sociali, culturali e religiosi. In Italia la legge sui culti ammessi risale al 1929, è cioè una legge di marca fascista. Alcuni governi repubblicani sono addivenuti a intese, come prevede la Costituzione, con le confessioni ?diverse dalla cattolica?, regolata per concordato, ma a molte di esse non è mai stata data applicazione. È giunta l?ora di farlo. Con i buddisti, i valdesi, gli avventisti, altre confessioni religiose protestanti. Con gli islamici vedremo. Prima, però, bisogna fare la legge sulla libertà religiosa, come mi ha chiesto lo stesso Prodi, poi – avendo visto anche le evoluzioni della Consulta islamica – vedremo.

Vita: Un bilancio sintetico dei primi mesi di ministero?
Ferrero: L?unica nomina che potevo fare, quella del nuovo direttore del Dipartimento per il Servizio civile, l?ho fatta: ho scelto Diego Cipriani, che è bravo, esperto e che viene dalla Caritas, e che sta già lavorando alla piena riqualificazione di questo settore. Abbiamo poi riattivato tutti gli osservatori (immigrazione, droga, volontariato, associazionismo, alcolismo). Infine, abbiamo fatto la Consulta per la disabilità, che non era mai stata fatta prima. Inoltre, faremo presto una nuova legge sulla casa che metta al centro l?offerta pubblica di alloggi, e una per la non autosufficienza.

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