Mondo

Buona Europa in Bosnia

Rapporti cordiali con la popolazione. Operazioni discrete. Così il contingente sta accompagnando il paese alla normalità. Intervista al generale Chiarini, capo missione Eufor. Di Matteo Tacconi

di Redazione

«Sarajevo nel 1996? Peggio di Nassiriya». L?immagine fa indiscutibilmente breccia. La Bosnia più malconcia dell?Iraq. Possibile? Ma il generale Gian Marco Chiarini, ferrarese, comandante di Eufor, la forza di pace europea impegnata a garantire la sicurezza in Bosnia-Erzegovina, non ha dubbi. Racconta il generale, intervistato a Camp Butmir, sede della base Eufor, a due passi dall?aeroporto di Sarajevo: «Nel 1996 ero qua, la gente era terrorizzata anche al solo pensiero di uscire di casa, era difficile organizzare riunioni interetniche perché ciascuno non voleva entrare nei quartieri altrui. Lungo la Sniper Alley, il ?viale dei cecchini?, si continuava a sparare». Una situazione più tesa di quella di Nassiriya, che il generale ha toccato con mano avendo comandato il contingente italiano di stanza in Iraq dal gennaio al maggio del 2004 e avendo diretto – come recita la sua biografia – i combattimenti del 6 aprile e del 14 maggio contro le forze ribelli sciite dell?esercito del Mahdi.

Vita: Generale, oggi la Bosnia che paese è?
Gian Marco Chiarini: Fortunatamente è tutta un?altra storia. La Bosnia, nonostante i suoi problemi, va verso la normalità.

Vita: Eppure le cronache dicono che sia un paese ostaggio dei nazionalismi.
Chiarini: Non esageriamo. Il voto di ottobre si avvicina e i toni del dibattito si fanno aspri. Ma io distinguerei tra quello che impressiona l?opinione pubblica e quella che è la vita reale di un paese che sta progredendo. Chiaro: ci sono diverse cose da migliorare. Ma teniamo presente che la Bosnia ha vissuto una guerra drammatica, che ha causato oltre centomila morti. E ora ne sta uscendo, con un grosso contributo della comunità internazionale.

Vita: C?è chi ha un?altra visione, assai negativa, sul ruolo della comunità internazionale nei Balcani.
Chiarini: Il fatto che si parli poco di questa missione e che non ci siano molti elementi di ?cronaca? significa che si è realizzato, con successo, quello che ci si era prefissi.

Vita: Attualmente, quanti militari impiega Eufor?
Chiarini: Circa seimila. Se si pensa che all?inizio erano 65mila non è insensato dire che esiste la possibilità di ridurre ulteriormente la nostra presenza, anche perché il risultato finale è quello di avere uno Stato normale, che non abbia più bisogno della comunità internazionale.

Vita: Di quanto tempo ha ancora bisogno la Bosnia per camminare con le proprie gambe?
Chiarini: Nel giro di qualche anno la Bosnia sarà come altri Stati d?Europa, anche perché l?economia si sta sviluppando, non c?è inflazione. Ci sono paesi dell?Europa dell?Est che hanno un tenore di vita più basso. Io credo in questo paese, forse perché l?ho visto con i miei occhi in ben altre condizioni. E il progresso è stato davvero notevole.

Vita: Resta il fatto che la Bosnia-Erzegovina è lo Stato balcanico più lontano dall?Ue…
Chiarini: Ma anche a livello politico c?è stato un notevole avanzamento e l?approccio internazionale non è più quello del «vi istruiamo sul cosa fare»», ma piuttosto quello del «voi avete obiettivi da raggiungere, dovete trovare il modo per farlo». Il primo tipo d?intervento della comunità internazionale è stato incisivo, si imponevano le cose. Ora credo che i politici bosniaci abbiano maturato la consapevolezza che bisogna riformare certi settori.

Vita: Uno sarebbe quello dell?unificazione tra le polizie della Repubblica Srpska e della Federazione croato-musulmana, chiesta a gran voce da Bruxelles.
Chiarini: Anche qui sono stati fatti passi avanti. È stata creata la Sipa, un corpo di polizia unificato e l?Sds, la polizia di frontiera; i pubblici ministeri hanno competenza su tutto il territorio. Quando siamo arrivati in Bosnia c?erano due, se non tre eserciti, ora c?è uno solo. Se si è trovato un accordo per istituire un unico ministero della Difesa, si arriverà anche a un accordo per unificare le due polizie.

Vita: Si dice spesso che le frontiere bosniache siano permeabili. L?Sds è efficace?
Chiarini: Questo corpo è stato creato con un grosso apporto dei tedeschi, che hanno introdotto i propri standard. L?Sds non è ancora a pieno organico, ma l?azione contro il contrabbando e non solo sta dando ottimi frutti. Quotidianamente compiamo una decina di operazioni. Venerdì 18 agosto, vicino a Pale, abbiamo sequestrato più di 300 bombe a mano e 20 lanciarazzi. Il più grosso ritrovamento l?abbiamo fatto nell?area di Banja Luka, a gennaio, dove abbiamo scoperto tre tonnellate di armi e munizioni.

Vita: Tre tonnellate di armi sono tante, anche per un paese che migliora…
Chiarini: Questo è il principale problema: la quantità di armi nascoste. È un lascito della guerra, magari la gente credeva di dovere imbracciare di nuovo i fucili. Ma ormai non ci sarà un altro conflitto e mi auguro che si consegnino definitivamente questi arsenali.

Vita: E i cittadini collaborano?
Chiarini: Le nostre azioni di contrasto sono frutto di ricognizioni sul terreno e contatti con la popolazione. C?è grande fiducia, perché i bosniaci hanno capito che questo è un serio problema per il paese.

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