Famiglia
Donne migrati: rapporto Unfpa
A fornire numeri della 'migrazione al femminile', e' l'ultimo Rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa)
di Redazione
Ogni anno milioni di donne che lavorano all’estero mandano centinaia di migliaia di dollari alle proprie famiglie e comunita’. Soldi che ‘a casa’ vengono usati per nutrire ed educare bambini, assicurare assistenza medica, costruire abitazioni, promuovere piccole imprese. Nonostante il loro lavoro sia cosi’ importante per i familiari rimasti in patria, nei Paesi d’accoglienza le donne migranti restano invisibili. A fornire numeri e retroscena del fenomeno della ‘migrazione al femminile’, e’ l’ultimo Rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), presentato a Roma e contemporaneamente nelle piu’ importanti capitali del mondo. Il documento italiano, che si intitola ‘In movimento verso il futuro. Donne e migrazione internazionale’, e’ stato curato dall’Associazione italiana donne per lo sviluppo (Aidos) ed e’ stato presentato, tra gli altri, dalla vice ministra degli Esteri con delega alla Cooperazione, Patrizia Sentinelli. Secondo la ricerca delle Nazioni Unite, oltre a provvedere alle spese quotidiane, le donne migranti si preoccupano di mandare a casa denaro destinato alla salute e all’istruzione. Il dato e’ confermato dalla Banca Mondiale per la quale, ad esempio le migliori condizioni di salute dei bambini delle donne migranti e il loro inferiore tasso di mortalita’ sono dovuti anche all’educazione sanitaria acquisita all’estero. Dal Rapporto emerge che una delle sfide piu’ difficili poste oggi dalle migrazioni internazionali, e’ il flusso massiccio di infermiere, ostetriche e medici dai Paesi piu’ poveri a quelli piu’ ricchi. Una ‘fuga di cervelli’ che si fa sentire sul gia’ fragile sistema sanitario dei Paesi poveri. Secondo la Commissione globale sulle migrazioni internazionali, ci sono piu’ medici del Malawi nella citta’ inglese di Manchester che nel Malawi stesso. Dei 600 medici formati dopo l’indipendenza in Zambia, solo 50 lavorano ancora in patria. Il rapporto Unfpa sottolinea che piu’ ancora dei medici, sono le infermiere a costituire le ‘truppe di prima linea’ nelle cure sanitarie: “Quando levano le tende, spinte da bassi salari, cattive condizioni di lavoro e mancanza di opportunita’”, si legge, “sono i pazienti a soffrire e il sistema sanitario a sgretolarsi”. Nel 2000, per esempio, le infermiere che hanno lasciato il Ghana sono state il doppio dei laureati e, nel 2003, Giamaica-Trinidad e Tobago denunciavano una mancanza di infermiere rispettivamente del 58 e del 53%. Sempre nello stesso anno, la percentuale di infermiere filippine occupate all’estero era stimata intorno all’85%. Ma quello che il Rapporto vuole evidenziare e’, soprattutto, come il fondamentale contributo delle donne migranti, sia nei Paesi d’origine che in quelli di destinazione, e’ spesso pagato a duro prezzo: dalla tratta di esseri umani fino allo sfruttamento delle lavoratrici domestiche.
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