Famiglia

Migrazioni: le donne in prima linea

Lo riverla un rapporto del Fondo Onu per la popolazione (Unfpa) curato dall Aidos

di Redazione

?Dobbiamo operare per allargare le libertà: va rispettato e garantito il desiderio di chi vuol restare, quello di chi vuol partire e quello di chi vuole tornare?. Così ha sintetizzato il suo approccio alla migrazione internazionale Patrizia Sentinelli, Viceministra degli Affari esteri con delega alla cooperazione, presentando a Roma l?edizione 2006 del Rapporto su Lo stato della popolazione nel mondo, realizzato come ogni anno dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) e curato nell?edizione italiana dall?Associazione italiana donne per lo sviluppo (Aidos).

Richiamando il dibattito apertosi nella società italiana in seguito ai recenti fatti di cronaca, Patrizia Sentinelli ha ricordato come le donne subiscano sempre una violenza in più, oltre alle guerre e alla povertà, quella legata al modello patriarcale e come sia quindi ?importante tornare ad approfondire i contesti di origine della violenza sulle donne?.

È quello che fa il Rapporto Unfpa di quest?anno, ?In movimento verso il futuro. Donne e migrazione internazionale?, che in Italia sarà usato ? ha detto la presidente dell?Aidos Daniela Colombo nel corso della conferenza stampa ? come strumento di advocacy, anche per fare campagna perché l?Italia ratifichi la Convenzione internazionale sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, non ancora ratificata da nessun paese dell?Unione europea.

?La migrazione è anche un?opportunità di crescita ? ha detto Carlo Reitano Direttore settore bilancio Unfpa ? e il Rapporto non si limita alla ricerca e ai dati, ma individua anche soluzioni, focalizzandosi in particolare sul legame tra immigrazione e cooperazione?. La cooperazione governativa italiana, però, da alcuni anni ha tagliato severamente i contributi all?Unfpa: il nostro paese è oggi appena al diciassettesimo posto e sarà presto superato dalla Cina.

Le migrazioni hanno anche un ?lato oscuro?: il terribile fenomeno dela tratta di esseri umani, ma anche la ?fuga dei cervelli?, che nei paesi poveri riguarda soprattutto il personale paramedico e che vanifica in tali paesi l?investimento nella formazione. Lo ha ricordato la saggista Claudia Galimberti, che ha però messo in luce anche l?apporto positivo rappresentato dalle ?rimesse invisibili?: il bagaglio sociale e culturale delle donne che tornano e che nel paese di immigrazione hanno acquisito autostima.
E? la storia, tra le altre, di Fatou Guiré, assistente di programma all?Aidos, che vuole tornare nel suo paese, il Mali, portando con sé il bagaglio dell?incontro che le ha cambiato la vita: quello con le associazioni che lottano per i diritti delle donne africane.

Dati alla mano, il Rapporto ? di cui si discuterà certamente anche durante il primo Dialogo di alto livello su ?Migrazione e sviluppo internazionale? organizzato dall?Assemblea generale dell?Onu il 14 e 15 settembre prossimi a New York ? rileva il gettito del lavoro delle donne migranti ? dal 62 per cento dei 792 milioni di euro di rimesse annuali in Sri Lanka al 33 per cento del totale delle rimesse annuali nelle Filippine – e approfondisce gli aspetti peculiari del fenomeno, dal costante abbassarsi dell?età alla tratta, dal lavoro domestico, spesso con esiti simili alla schiavitù, allo sfruttamento sessuale con il suo corollario di violenza, dal prosciugamento delle risorse professionali specializzate del Sud del mondo, prime fra tutte le infermiere, alle persistenti discriminazioni che finiscono per impedire alle donne il controllo delle risorse faticosamente guadagnate e risparmiate.

Ma mostra anche come la migrazione femminile sia una straordinaria occasione di emancipazione e partecipazione per le donne del Sud del mondo e un elemento essenziale per lo sviluppo delle nuove generazioni nei paesi d?origine. L?UNFPA delinea quindi una strategia per governare il fenomeno a livello globale, attraverso una cooperazione allo sviluppo tra paesi del Nord e del Sud del mondo che permetta di utilizzare appieno le potenzialità della migrazione femminile.

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