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In Veneto la sussidarietà diventa legge
Il Veneto rivoluziona la cooperazione sociale con una nuova legge in materia, di Davide Nordio
di Redazione
Il Veneto ?rivoluziona? la cooperazione sociale con una nuova legge in materia. Da sottolineare anche la particolarità del suo iter. Il testo è stato scritto da Confcooperative Veneto, e in qualche modo si può parlare di una legge di iniziativa popolare, in quanto nata dal basso. Sia in commissione che in aula la legge non ha trovato alcuna opposizione ed è stata votata da tutti gli schieramenti, sostanzialmente senza alcuna modifica al testo proposto. Con grande soddisfazione dei presentatori: «Abbiamo lavorato», spiega Ugo Campagnaro, presidente di Federsolidarietà- Confcooperative Veneto, «per quasi sette anni, mettendo a confronto la legislazione vigente in ambito regionale, nazionale e comunitario».
La parola d?ordine della nuova legge è sussidiarietà: basta leggere l?articolo 1 della legge, quando si dice che il Veneto riconosce il «valore rilevante e la finalità pubblica» delle oltre cinquecento cooperative sociali venete «nell?interesse generale della comunità». «Con questa legge », continua Campagnaro, «diventiamo un soggetto primario per la programmazione dei servizi della persona e nella concertazione dei piani di zona». Ma la novità non sta solo in questa svolta: la legge infatti estende le categorie svantaggiate cui è riservato l?inserimento lavorativo nelle cooperative sociali, aprendo alle ?nuove povertà? ovvero ai disoccupati, agli immigrati, alle persone sole con figli a carico. E questo fa del Veneto la prima Regione a recepire il regolamento 2204/2002 dell?Unione europea. Inoltre la nuova legge prevede la possibilità di affidare in forma diretta i servizi alle cooperative sociali che, a determinate condizioni, non dovranno più concorrere in gare d?appalto.
«Questa legge», spiega Luca Fazzi, docente di Sociologia a Trento, «non sarebbe stata possibile senza quelle caratteristiche proprie del Veneto, quali una cultura della sussidiarietà e una cooperazione radicata nel territorio, ma anche un ceto politico indubbiamente attento e una dirigenza delle cooperative sensibile al ruolo che questa può avere nel welfare. Vi sono tre punti che fanno di questa legge un unicum nel panorama nazionale. Innanzitutto la valorizzazione delle cooperazione sociale non nella sua forma giuridica ma per i suoi valori competitivi. Poi un concetto avanzato di sussidiarietà, con il riconoscimento del ruolo non strumentale della cooperazione da parte dell?ente pubblico, che non rinuncia alle sue competenze di controllore. Infine va sottolineata la grande attenzione per una crescita delle cooperative, attraverso formazione e innovazione».
Nonostante l?importante risultato, il mondo delle cooperative sociali venete non considera chiusa la partita: «Alla legge», conclude Campagnaro, «devono seguire le circolari applicative, e, a fine anno, la legge sull?accreditamento per i piani di zona. L?impegno rimane alto».
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