Famiglia

Le donne, fulcro dello sviluppo nel Sud del mondo

Un convegno organizzato dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (Unido) è sttao dedicato al ruolo motore delle donne nei paesi in via di sviluppo

di Redazione

La donna come fulcro della crescita economica nei Paesi emergenti ed in via di sviluppo, così come lo fu nell?Italia del dopoguerra. Un ruolo sempre piu? ampio, com?è stato evidenziato nel corso del convegno ?Investimenti interni ed esteri per imprenditrici nel settore industriale?, organizzato in partnership dalla Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri e da Unido Itpo Italy, diretto da Diana Battaggia.

Il convegno, apertosi con un intervento del vicesindaco di Roma, Maria Pia Garavaglia, si è svolto nell?ambito del Forum sulla Cooperazione per la Pace e la Solidarietà ed è stato promosso in occasione delle celebrazioni del quarantennale dell?UNIDO (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale).

?Spesso le donne ? ha introdotto Diana Battaggia ? specie nei Paesi emergenti e in via di sviluppo, si pongono come l?epicentro delle dinamiche economiche, familiari, di villaggio, di comunità. Mohammed Yunus, profeta del microcredito e fondatore della Grameen Bank, ha incentrato l?attività della sua istituzione finanziaria proprio sulla donna: ad esse è destinato oltre il 75% dei prestiti, con una percentuale di restituzione che supera il 95%. Sovente questi prestiti servono a far nascere piccolissime imprese, in grado di garantire la sopravvivenza di interi nuclei familiari. Per questo l?UNIDO crede fermamente in un progettualità economica fortemente agganciata al sociale, di cui è nucleo primigenio la famiglia. Le strutture produttive delle economie emergenti, così simili alle nostre PMI, poggiano sulle spalle delle donne.?
Testimonial di una storia imprenditoriale al femminile approdata ad un successo di dimensioni mondiali è stata Anna Fendi: l?azienda familiare fondata dalla madre è cresciuta fino alla creazione di un colosso della moda italiana, che dà grande spazio alle donne nei propri organigrammi, grazie all?impegno delle cinque figlie; oggi la terza generazione collabora al raggiungimento di sempre piu? ampi obiettivi.
Il successo economico e imprenditoriale proviene anche da un processo di crescita culturale: Maria Amata Garito, direttore del Consorzio Uninettuno, ha focalizzato la connessione fra l?evoluzione dell?istruzione e lo sviluppo nei Paesi in via di sviluppo.

Un focus specifico è stato dedicato a tre Paesi africani: Marocco, Tunisia e Uganda. Ilham Zhiri, dell?Associazione dell?imprenditoria femminile marocchina, ha offerto una panoramica interessante sulla presenza delle donne in posizioni direttive nelle imprese del suo Paese: circa 5mila dirigono aziende; almeno il 70% di esse hanno creato un?azienda: il 37% nei servizi; il 31% nel commercio e nella distribuzione commerciale ed il 22% nell?industria. L?85% di queste aziende ha meno di 10 anni ed il 22% ha rapporti internazionali. Però si tratta di aziende di piccole dimensioni, tanto che il 65% di esse ha meno di 20 addetti.

Importante per la promozione dell?imprenditorialità femminile in Tunisia è l?Api (Agence de Promotion de l?Industrie), le cui attività sono state illustrate dal suo vicedirettore, Hedi Frikha: ?Puntiamo a sostenere la competitività delle nostre aziende; a sviluppare progetti per l?export; a moltiplicare gl?incubatori d?impresa ed a creare poli tecnologici specializzati, favorendo altresì il partenariato internazionale. Importante è per noi la cooperazione con l?Unido, presente in loco da circa 40 anni, per sostenere la nostra industria alle sfide della concorrenza mondiale nonché per aiutarci a trasferire le nostre competenze a vantaggio di altri Paesi in via di sviluppo. In questo quadro, guardiamo con grande attenzione all?evoluzione di imprese promosse da donne secondo un trend che si sta affermando in tutto il mondo, anche nei Paesi in via di industrializzazione?.

?Dal ?97 in poi sta avendo luogo in Uganda un marcato processo evolutivo ? ha affermato l?Ambasciatore ugandese in Italia, Deo K. Rwabita ? che sta migliorando fortemente la condizioni femminile, sia sotto il profilo culturale che sul piano culturale ed economico: circa il 25% dei parlamentari è donna così come il 13% dei membri del Governo. Ma sono elementi positivi in un panorama ancora oscuro, in un?Africa dove la lotta all?Aids ed alla malaria, la condizione femminile nei villaggi e lo sfruttamento da parte delle multinazionali di alcuni beni come cacao e caffé rendono ancora lungo il cammino da fare”.

Uno sguardo anche verso un Paese asiatico: Jigjid Oyunchimeg, direttrice del Centro di Supporto per l?Economia e gli Investimenti della Camera di Commercio e Industria della Mongolia, ha messo a fuoco la condizione della donna imprenditrice in un Paese tutt?oggi poco conosciuto, perché solo dal ?90 in poi si è aperto all?economia capitalistica: ?C?è ancora una limitazione d?accesso alle donne nei ruoli politici e decisionali e nelle posizioni manageriali stentano a raggiungere i top levels; nella Camera di Commercio, però, vi è una preponderanza femminile di donne, visto che lo sono tutti gli 11 capi dipartimento. Così come a dirigere la piu? grande compagnia petrolifera mongola, la Petrovis, è la signora Oyuntsetseg; e a guidare la Altjin, grandissima azienda di bibite, è la Signora Altan. Nella classifica delle 100 piu? grandi imprese del mio Paese, 8 sono dirette da donne.?Anzi, una conquista femminile nel 2005 è stato anche il Premio d?Imprenditore dell?Anno, che la Camera di Commercio della Mongolia assegna sotto gli auspici del nostro Presidente della Repubblica?.

Vuoi accedere all'archivio di VITA?

Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.