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Darfur: Amnesty vs. Cina e Russia, “basta importare armi in Sudan”

Amnesty International accusa Cina e Russia di aver fornito armi al governo di Khartoum per compiere attacchi indiscriminati nel Darfur, regione martoriata dalla guerra

di Redazione

Amnesty International accusa Cina e Russia di aver fornito armi al governo di Khartoum “per compiere attacchi indiscriminati nel Darfur”, e di avere violato di conseguenza l’embargo imposto dalle Nazioni Unite. In un dettagliato rapporto inviato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, con tanto di numeri, date e fotografie, l’organizzazione per la difesa dei diritti umani riferisce che nel 2005 il Sudan ha importato dalla Cina equipaggiamenti militari per un controvalore pari a circa 42 milioni di euro, armi e munizioni per 18 milioni nonche’ elicotteri e aerei per oltre 2 milioni di euro. Secondo Amnesty, inoltre, la compagnia ‘AviChina Industry & Technology’ ha di recente fornito sei aerei militari K-8 all’Aviazione sudanese, e prevede di inviarne a breve altrettanti.

Per quanto riguarda la Federazione Russa, gli affari tra Mosca e il regime di Khartoum avrebbero riguardato, nello stesso anno, l’acquisto di aerei ed elicotteri militari per un valore complessivo di circa 25 milioni e mezzo di euro. Le prove fotografiche mostrano un attacco compiuto con un elicottero da combattimento Mi-24 fra il gennaio e il marzo scorsi a Nyala, cittadina situata nella parte ovest della tormentata regione. Nello stesso assalto furono impiegati dai governativi sudanesi jet militari Fanfan di produzione cinese e Antonov 26 di fabbricazione russa, tutti di colore bianco.

Le immagini confermano i risultati delle indagini condotte dalle stesse Nazioni Unite, e contenute in una relazione non ancora diffusa, benche’ in parte gia’ uscita sulla stampa internazionale. Nel fascicolo l’Onu accusa il governo di Khartoum di avere violato l’embargo sulle armi e di averle appunto trasportate in Darfur su velivoli bianchi, con l’intento di farli sembrare mezzi delle Nazioni Unite carichi di aiuti umanitari.

Amnesty invita quindi il Consiglio di Sicurezza dell’Onu a rafforzare il blocco concernente le forniture di armamenti, in vigore dal marzo 2005 per tutte le parti coinvolte nel conflitto. Sottolinea inoltre la gravita’ del fatto che a violare l’embargo siano stati proprio due membri permanenti del Consiglio. Le accuse sono state subito respinte tanto dall’ambasciatore sudanese al Palazzo di Vetro quanto da un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino. “Si tratta di un’accusa del tutto infondata”, hanno tagliato corto entrambi i funzionari. “Il governo cinese”, ha insistito il portavoce ministeriale della Repubblica Popolare, “non ha violato alcun embargo imposto dall’Onu, e conduce una politica di esportazione delle armi totalmente trasparente”.

Secondo gli ultimi dati in possesso delle Nazioni Unite, il conflitto in Darfur ha provocato in quattro anni piu’ di quattrocentomila morti e almeno due milioni e mezzo di sfollati.

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