Cultura
Obiezione di coscienza dei farmacisti: la legge c’è già
Ecco la posizione di Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita
di Redazione
«Che i farmacisti abbiano diritto a rifiutarsi di commercializzare farmaci abortivi, nonostante il gran dibattito seguito all?intervento del Papa, è ormai cosa certa. Tant’è che nessun caso tra i molti in cui si è tentato a colpi di magistratura di imporre ad un farmacista di vendere il Norlevo è mai neppure arrivato in aula» così Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, interviene sulla possibilità di estendere ai farmacisti la facoltà di obiezione all?aborto.
«La questione riguarda unicamente la Pillola del giorno dopo, visto che la Ru486 – ammesso che venga mai utilizzata in Italia – avrà un uso esclusivamente ospedaliero e quindi non chiama in causa le comuni farmacie. Che il Norlevo possa provocare l?aborto è dimostrato anche dalla sentenza del Tar del Lazio che ha imposto ai produttori di specificare tale possibilità nel foglio illustrativo.
«Senza dubbio quindi i farmacisti hanno la facoltà di dichiarare la loro obiezione di coscienza rifiutando la collaborazione ad un possibile aborto. Lo esige una corretta interpretazione della stessa legge 194 sull?interruzione di gravidanza.
«Ma anche senza appellarsi alla legge, appartiene al comune intendere la certezza che costringere qualcuno ad uccidere un essere umano – o anche qualcuno che ritiene ragionevolmente di riconoscere un essere umano in un embrione – è davvero contrario ad ogni senso di umanità.
«Sbaglia il ministro Turo quando contro i farmacisti invoca la legge dello Stato perché anche l?obiezione è legge, e quindi la norma generale che impone di mettere in vendita i farmaci trova un limite nella eccezione, anch?essa legislativamente prevista, della obiezione.
«Tutto è già scritto e codificato, ma forse una legge potrebbe essere opportuna, per garantire un?interpretazione autentica alla legge esistente che impedisca erronee interpretazioni come quella della Federfarma e del ministro Turco».
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