Welfare

Start up di immigrati, il microcredito funziona

La scelta di Banca Etica. Bassissimo il livello delle insolvenze. Invece è grande l’impatto sociale, spiega Laura Callegaro: «Le associazioni si fanno garanti dei prestiti»

di Redazione

Piccoli prestiti per le imprese del futuro. Banca Popolare Etica non ha – per scelta – progetti rivolti esclusivamente agli imprenditori extracomunitari. Dice Laura Callegaro, responsabile Csr e microcredito dell?istituto di Padova: «Però puntiamo allo sviluppo del microcredito in sostegno degli stranieri che vogliono mettersi in proprio».

Dal 2005 al 2007 Banca Etica ha erogato 105 piccoli prestiti per 1,2 milioni di euro complessivi. Tre sono state le linee di finanziamento specifiche per immigrati: un progetto Equal in collaborazione con la Provincia di Torino per l?avvio di microimprese; a Viterbo in partnership con la Provincia per favorire l?imprenditoria femminile immigrata; a Brescia con l?associazione Adl in aiuto dei richiedenti asilo politico sostenendo le loro attività imprenditoriali.
«Il microcredito», spiega Laura Callegaro, «ha un valore aggiunto di grande impatto sociale. Ovvero creare forme di rete tra le comunità o le associazioni che si fanno garanti del prestito. Oltre al finanziamento diretto a persone non bancabili, si costruiscono nuove basi sociali».

Il modello è stato replicato per affrontare i problemi della casa. Dice Alessandro Celoni, della filiale fiorentina di Banca Etica: «Cerchiamo enti di garanzia, come è successo con l?Asl di Pisa o associazioni e cooperative del territorio, e poi eroghiamo il prestito per l?affitto. Il risultato sbalorditivo, anche per piccoli numeri, è che non ci sono insolvenze. Così per la casa come per l?imprenditoria».

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