Famiglia

Giornata per l’infanzia/2: Telefono azzurro, i bimbi rom

Nell'8° Rapporto sull'Infanzia Telefono Azzurro-Eurispes un capitolo sui "Rom, il popolo dei bambini"

di Redazione

I Rom sono un popolo giovane: il 45-50% ha meno di 16 anni e il 70% meno di 30.
I Rom sono 12 milioni nel mondo, 9 milioni in Europa, 2 milioni nell?Europa a 15. Il paese con il numero più alto di Rom è la Spagna (650-800mila), seguito dalla Francia (280-340mila) e dalla Grecia (160-200mila). Il gruppo più numeroso al mondo è in Romania: 1,5 milioni ufficiali, 3 milioni secondo le associazioni. Quasi nessun Rom è nomade: le uniche eccezioni sono i Sinti, i Rom Bovara (originari di Francia e Spagna) e i Rom Kalderasha (di Fiume).
In Italia sono 120-150mila, inclusi i Rom rumeni, pari allo 0,15-0,25% della popolazione. Il gruppo più numeroso è a Roma (8mila Rom più 6mila Rom rumeni), seguono il gruppo di Milano (4mila in città più 6.500 in provincia) e quello di Torino (3.400 inclusa la provincia). Solo un terzo dei Rom vive nei campi nomadi strutturati (invenzione italiana, che risale agli anni Sessanta e che è valsa all?Italia, nell?aprile 2006, una condanna da parte del Comitato Europeo per i diritti sociali).
Dei 150mila Rom presenti sul territorio, 70mila sono italiani, 80mila stranieri, provenienti dai Balcani. Degli italiani 30mila sono Sinti (giostrai e circensi dell?Italia settentrionale), 30mila sono Rom (abruzzesi, molisani, napoletani e camminanti siciliani), 7mila sono arrivati dall?Istria e dalla Slovenia dopo la prima Guerra mondiale. Tra gli stranieri, 50mila sono Rom rumeni.
Secondo un recente sondaggio di Eurobarometro, quasi 8 cittadini europei su 10 (77%) ritengono che essere di etnia Rom rappresenti uno svantaggio nella società; per 9 italiani su 10 essere Rom è uno svantaggio; particolarmente svantaggiati sono considerati i minori.
I piccoli Rom tra istruzione e sicurezza. In Italia sono circa 13.000 gli alunni Rom/Sinti iscritti nelle scuole su una stima di circa 75.000 bambini in età scolare. Il 70% dei bambini pertanto non andrebbe a scuola o perlomeno non la frequenterebbe costantemente.
Esiste inoltre un allarme salute: le condizioni sanitarie dei bambini Rom sono spesso compromesse da patologie neonatali; mancanza di cure mediche in caso di patologie; mancanza di vaccinazione; deficienze nutrizionali; tossicodipendenze; elevata percentuale di incidenti domestici; indici di natalità, morbilità, mortalità paragonabili per alcuni gruppi a quelli dei paesi in via di sviluppo. In Italia per un Rom la prospettiva alla nascita è di 45 anni a fronte dei 70 per un italiano, inoltre il 10% dei bambini Rom è nato sottopeso.
Numerosissimi quindi i bambini nati e cresciuti in Italia ma privati dei diritti di base, dalla salute all?istruzione, alla registrazione anagrafica, alla sicurezza, perché non essere registrati significa non esistere, e tale condizione di non esistenza facilita la possibilità che il minore sia oggetto anche di tratta e di sfruttamento sessuale e/o lavorativo, di riduzione in schiavitù, fenomeni che recentemente più di una volta sono stati al centro dell?attenzione delle cronache italiane. Le bambine poi, spesso ancora molto piccole, sono a rischio di essere costrette in matrimoni andando incontro a gravidanze quando ancora loro stesse sono bambine. Un recente studio dell?European Roma Rights Centre ha evidenziato come sia particolarmente diffusa nella comunità Rom la pratica dei matrimoni forzati a partire dall?età di 9 anni.
L?accattonaggio. L?accattonaggio rappresenta la più tradizionale forma di profitto attraverso l??utilizzo?di minori. Il giro d?affari è colossale, ruoterebbe attorno ai 200 milioni di euro, e si tratterebbe comunque di una stima per difetto. La maggior parte dei bambini coinvolti nell?accattonaggio appartiene a comunità di nomadi Rom di origine slava, per lo più stanziali sul territorio italiano. Accanto a questi, in percentuale minore, ma tendenzialmente crescente per via dei flussi migratori clandestini, si registra l?impiego di bambini marocchini, rumeni e albanesi, specialmente nel Nord Italia.
A differenza dei Rom, i minori di etnia albanese e rumena vengono affidati dalle proprie famiglie ad organizzazioni criminali, per lo più di origine balcanica, che si occupano della loro collocazione in Italia.
I bambini Rom, invece, sono sfruttati dalle stesse famiglie che, spesso, li ?scambiano? fra loro. Accade frequentemente, infatti, che la famiglia di un bambino più volte fermato dalla Polizia, lo ?rapisca? (dalla comunità in cui magari è inserito) per ?affidarlo? ad una comunità di un?altra città, in cambio di un altro minore. In tal modo, è facile perdere le tracce del bambino ed eludere gli interventi delle Istituzioni (informazione tratta dal sito della è facile perdere le tracce del bambino ed eludere gli interventi delle Istituzioni (informazione tratta dal sito della Polizia di Stato).

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