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Telefono Azzurro: prosegue la campagna di fund raising

Prosegue la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi di Telefono azzurro sulle Reti Rai

di Redazione

Il terzo tema della campagna riguarda le trasformazioni subite dai media negli ultimi 20 anni e la massiccia diffusione di Internet, cellulari e videogiochi che ha coinvolto in modo particolare bambini e adolescenti. “Crescono le opportunita’ di espressione e connessione – dichiara il Presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo – ma anche i pericoli per i piu’ giovani”.

Tra i rischi che si nascondono nella rete, l’adescamento on line, la pedo pornografia e la visione di materiali dal contenuto diseducativo. Un caso di “zona a rischio” e’ YouTube, esempio principale del Web 2.0, cioe’ dell’utilizzo interattivo della rete che espone chiunque alla possibilita’ di visionare senza controllo, ma anche di produrre e di inserire a sua volta, video pornografici, contenuti diffamanti o altro materiale lesivo dell’intimita’ delle persone. Il rischio e’ ancora piu’ elevato se consideriamo che la maggioranza degli utenti di YouTube ha un’eta’ compresa tra i 12 e i 17 anni. Altro fenomeno denunciato da Telefono Azzurro e’ il “cyber-bullismo”: una nuova forma di sopraffazione messa in atto dai piu’ giovani attraverso l’invio di Sms, Mms o email o la diffusione di video compromettenti, minacciosi o calunniosi ai danni di una vittima. Una forma di prevaricazione indiretta ad opera di anonimi che puo’ essere fruita da un numero elevato di persone: le conseguenze sullo sviluppo della personalita’ della giovane vittima, come si puo’ immaginare, sono pesanti.

“Non bisogna infine dimenticare – spiega Caffo – che la stessa quantita’ di tempo trascorsa di fronte ad uno schermo (televisivo, di un computer o di un videogioco) puo’ incidere sullo sviluppo di un bambino: un uso eccessivo e incontrollato di queste tecnologie e l’esposizione a contenuti violenti, possono favorire percorsi di crescita disadattivi, caratterizzati da aggressivita’, insuccesso scolastico e isolamento sociale, quando non da veri e propri disturbi mentali”. Secondo i dati del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno dal 1998 al 2007, sono stati monitorati 265.380 siti web e per questo reato sono state denunciate 3716 persone.

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