Non profit
Tanta voglia di fare rete
Oltre trecento iscrizioni, sei sessioni formative, quaranta relazioni. Cè voglia di imparare, ma soprattutto la voglia di incontrarsi dei fund raiser e di ragionare su unidentità ancora da consolida
di Redazione
Sarà stata la proposta formativa (6 sessioni parallele divise in tre livelli di preparazione), la qualità delle relazioni (40, ispirate all?esperienza e alla concretezza) o semplicemente la voglia di incontrarsi. Di fatto, il primo Festival del fund raising (aperto l?8 maggio a Castrocaro) ha avuto un successo straordinario.
Valerio Melandri, che è ispiratore e presidente del comitato promotore (un gruppo di sette volontari tra studenti, ex docenti e fundraiser professionisti) giura che non si attendevano più di un centinaio di iscrizioni, ma gongola ad ammettere che le richieste sono state oltre 300 (343, per l?esattezza).
Le parole d?ordine del direttore del master in Fund Raising dell?università di Bologna sono state informalità e concretezza: «Forse per questo il Festival è partito bene fin dal momento in cui l?abbiamo pensato, nel settembre scorso», spiega. «Abbiamo guardato al modello del convegno annuale sul fund raising di Amsterdam, uno dei più importanti al mondo, e abbiamo chiesto a tutti di partecipare». Le relazioni non sono il frutto di una selezione dei ?soliti? grandi nomi. «Abbiamo lanciato l?invito a mandarci esperienze e metodiche», prosegue Melandri. «Sono arrivati 120 interventi; ne abbiamo scelti una quarantina. Sono all?insegna della poca teoria e moltissima pratica, con nomi inediti e particolari contesti da raccontare, come quello di Stephen Pidgeon, il guru del direct mail».
Quanto ai partecipanti, c?è un 20-30% che arriva da associazioni molto piccole dove fa un po? di tutto; un 10% di inesperti, «il resto è fatto da professionisti inseriti nelle grandi realtà», dice Melandri. «Telethon ha inviato 15 persone, dalla Croce Rossa italiana ne arrivano 20, e così via. Credo tutti abbiano apprezzato la possibilità di ritagliarsi un percorso formativo, ma soprattutto mi auguro che vogliano conoscersi e confrontarsi sui problemi e i metodi».
C?è l?urgenza di affrontare nuove sfide? «Non necessariamente», risponde Melandri. «A monte c?è il bisogno di consolidare la propria identità. Quella del fund raiser è ancora una categoria eterogenea, le pratiche non sono codificate, c?è l?esigenza di fare network. E il Festival è l?occasione giusta».
www.festivaldelfundraising.it
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