Formazione
Il 90% degli stranieri impiegati in agricoltura al sud è in nero
Rapporto di Medici senza Frontiere sulle condizioni dei lavoratori stagionali
di Redazione
Il 90% degli stranieri impiegati in agricoltura nelle campagne dal Lazio alla Sicilia sono senza regolare contratto. E’ solo uno dei dati rivelato da “Medici Senza Frontiere” (Msf), che ha presentato, oggi a Roma, un rapporto allarmante dal titolo “Una stagione all’inferno” sulle condizioni dei lavoratori stagionali nelle campagne del Sud Italia. L’indagine, effettuata tra luglio e novembre 2007 da un’equipe mobile di Msf su un campione di oltre 600 stranieri lavoratori stagionali, evidenzia infatti condizioni di vita, salute e lavoro drammatiche, indegne per un paese dell’Unione Europea. Antonio Virgilio, responsabile dei progetti italiani di Msf, ha spiegato la gravita’ della situazione: “Ogni anno un esercito di stranieri si sposta da una regione all’altra per lavorare alla raccolta di primizie contribuendo in maniera fondamentale al settore agricolo. Da anni nel nostro paese esiste una popolazione vulnerabile che vive in condizioni di estrema precarieta’, spesso si tratta di situazioni riferibili a contesti di crisi umanitarie che ben conosciamo. Sindaci, forze di Stato, ispettorati del lavoro, associazioni di categoria e di tutela, ministeri: tutti sanno ma quasi nulla viene fatto”. Gia’ nel 2004 Msf aveva visitato le campagne del Sud Italia per portare assistenza sanitaria agli stranieri impiegati come stagionali e per indagare questa scomoda realta’. Nonostante le promesse da parte di autorita’ locali e nazionali, a distanza di tre anni Msf ha constatato che nulla e’ cambiato. Gli stranieri impiegati come stagionali sono in maggioranza uomini tra i 20 e i 40 anni provenienti da paesi dell’Africa sub-sahariana, del Maghreb o dell’Est Europa.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.