Mondo

Crisi alimentare, Marelli: «più aiuti ai piccoli produttori»

Terminato da poco il vertice Fao, il Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare interviene nel dibattito sulla crisi alimentare proponendo anche in Europa una economia su scala ridotta.

di Redazione

Promuovere la sovranità alimentare in tutto il mondo, compresa l?Europa, per trarre vantaggi economici e sociali. A chiederlo è il Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare. Ancora oggi l?80% della produzione agricola mondiale si basa sulle piccole aziende agricole che producono su scala familiare (fonte: Rapporto FAO 2007), le stesse che, secondo il Comitato, dopo il summit FAO conclusosi nei giorni scorsi a Roma denunciano di non essere sostenute abbastanza dalle scelte politiche internazionali che avvantaggiano invece le grandi multinazionali dell?agrobusiness.

Il nuovo modello economico e produttivo era già stato proposto dopo il vertice FAO del 2002 dal Forum parallelo delle associazioni di volontariato e ?si basa sulla promozione del concetto di sovranità alimentare che è una evoluzione di quello di sicurezza alimentare, spiega Sergio Marelli, Presidente del Comitato per la Sovranità Alimentare, secondo cui quest?ultimo concetto non porta con sé quello di autodeterminazione dei popoli.

Secondo il Comitato i progetti nel settore agroalimentare sostenuti dalle Ong italiane aderenti alla FOCSIV sono circa 500 e si basano sulla promozione di una cultura agroalimentare che si fonda sulla sostenibilità ambientale, il rispetto dei suoli e il sostegno alle aziende a conduzione familiare. Ci sono casi dove i progetti di queste Organizzazioni hanno creato migliaia di posti di lavoro nell?indotto che ruota intorno a tali realtà.
«Come emerge dai dati, il limite di questo tipo di esperienze consiste esclusivamente nel loro numero, ancora troppo ridotto rispetto alle esigenze diffuse ? commenta Marelli – Per questo anche i governi dovrebbero potenziare gli aiuti concreti ai produttori su scala familiare e agevolare il loro ingresso nel mercato. E questo non solo nei Paesi colpiti dalla crisi alimentare, ma anche in Europa. In Italia, per esempio, i vantaggi del sostegno a questo modello produttivo sarebbero indiscutibili sia a livello economico, basti pensare al valore di mercato delle produzioni tipiche e tradizionali, che a livello ambientale».

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