Famiglia
Poco rosa ai vertici delle associazioni di volontariato
Un'indagine sulle Pari opportunità tra generi e generazioni curata da Auser
di Redazione
Anche nelle organizzazioni di volontariato il ‘gentil sesso’ e’ scarsamente presente ai vertici. E’ quanto emerge dall’indagine dell’Auser ”Le Pari Opportunita’ tra generi e generazioni” presentata oggi a Roma. Secondo l’Istat, rileva l’indagine, sono circa 2 milioni le italiane che svolgono attivita’ di volontariato, superando ormai la partecipazione maschile in numerose regioni, sia del sud che del centro e del nord Italia. L’elevata partecipazione delle donne, denuncia l’Auser, non comporta pero’ risultati altrettanto consistenti in termini di rappresentanza. Secondo una ricerca Fivol, infatti, su 5.000 organizzazioni esaminate, la carica di presidente e’ ricoperta da un uomo nel 70,3% dei casi e soltanto per il rimanente 29,7% da una donna. Questo sottodimensionamento della presenza femminile ai vertici delle organizzazioni di volontariato distingue l’Italia nel contesto europeo, dove la situazione e’ pressoche’ ribaltata. Se prendiamo a riferimento i dati del Cev (Centro europeo del volontariato) che riunisce rappresentanze del volontariato di 26 diversi paesi, vediamo che circa il 70% dei gruppi dirigenti e’ al femminile (e che circa la meta’ delle donne che li compongono sono al di sotto dei 45 anni). La questione della rappresentanza delle donne ai vertici delle organizzazioni di volontariato, rileva ancora l’indagine, non puo’ prescindere dal tema piu’ generale della scarsa presenza delle donne in politica o ai vertici delle grandi aziende. La percentuale delle donne nel parlamento italiano e’ del 15%, ben al di sotto della media europea, ma anche di molti Paesi in via di sviluppo (il Rwanda ha il 48% di parlamentari donne). I livelli di maggiore responsabilita’ delle 1.300 maggiori aziende europee contano solo il 3% di figure femminili nei consigli di amministrazione, ma nelle aziende italiane tale percentuale e’ meno della meta’.
Ma quali sono gli ostacoli alla leadership delle donne?. Secondo l’indagine, sono innanizitutto la scarsa abitudine alla partecipazione; un diverso approccio con il potere, meno aggressivo, piu’ cooperativo e orientato ai risultati e all’efficacia delle azioni; assenza di modelli di riferimento; gli impegni di cura e i meccanismi di nomina ed elezione che non favoriscono le donne. L’indagine ha quindi analizzato la situazione dell’Auser dove, per ogni 100 uomini ci sono 130 donne. In particolare, nelle tre regioni oggetto dell’indagine (Veneto, Lazio e Sicilia) la percentuale delle donne iscritte oscilla fra il 58 e il 60%, con un incremento di circa il 10% dal 2001 ad oggi. Pero’ a tante donne iscritte all’associazione non corrispondono tante donne dirigenti. Le donne dirigono sedi associative solo nel 28% dei casi. Per quanto riguarda l’attivita’ dell’organizzazione un primo dato che emerge con tutta evidenza e’ che le donne interpellano Auser in misura molto maggiore degli uomini: costituiscono infatti ben il 70% delle persone che si rivolgono al servizio di telefonia sociale dell’associazione Filo d’argento, vale a dire che per 100 persone assistite di sesso maschile ve ne sono 239 di sesso femminile. La percentuale che si e’ detta cresce ulteriormente se si prendono in considerazione le persone che vivono da sole. Per quanto le riguarda, la proporzione e’ addirittura di 100 a 501, e se in questo caso, certamente, gli effetti di composizione della popolazione nel suo complesso hanno un peso rilevante, resta il fatto che molte anziane sole hanno ‘scoperto’ il Filo d’argento e sono propense ad ‘approfittarne’ in misura maggiore degli uomini.
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