Welfare
Senza lavoro sarà sempre galera
La vera sfida. Loccupazione salvagente contro sovraffollamento e recidiva
di Redazione
A questi ritmi di crescita, entro fine anno i detenuti supereranno quota 62mila, esattamente come nel luglio 2006, alla vigilia dell?indulto. Lo tsunami carcere è di nuovo in arrivo. Al 26 marzo i detenuti registrati nei 205 istituti penitenziari italiani erano 52.081. Circa un quinto di loro con pene inferiori ai tre anni e solo due quinti con pene definitive.
Entro dicembre, quindi, l?effetto indulto, che aveva consentito al numero dei detenuti di rientrare nei limiti previsti dalla legge (che prevede un massimo regolamentare di 42.890 detenuti), sarà definitivamente archiviato. Il provvedimento di clemenza infatti non ha inciso, (ma non poteva essere altrimenti, considerata la natura emergenziale della legge) sui flussi di ingressi dalla libertà. Che nel 2005 hanno coinvolto 89.887 persone, 90.714 nel 2006 e 90.441 nel 2007. Lo spettro del sovraffollamento è dunque dietro l?angolo.
Lo dimostrano i numeri: per evitare che il sistema vada fuori giri, a meno di non voler intervenire con un altro indulto, orizzonte a livello politico del tutto inverosimile, non rimane che puntare forte sul pedale del lavoro e quindi delle misure alternative. Che a fine 2007 riguardavano appena 10.389 detenuti con, per chi ha a cuore il tema della sicurezza, un tasso di revoca per commissione di reati dello 0,31%. Ancora. Un?indagine ufficiale del ministero della Giustizia ha recentemente rilevato una recidiva del 68% per chi era stato ri-arrestato entro 5 anni dalla liberazione, mentre lo stesso studio ha registrato un tasso del 19% fra chi ha avuto accesso alle misure alternative. Fra chi, poi, nel corso della detenzione ha potuto intraprendere un percorso lavorativo interno preliminare alle misure alternative, la percentuale dei recidivi si abbassa al 5 con punte dell?1%.
Da anni però sul versante lavorativo la politica non muove un dito (la legge Smuraglia risale al 2000). Il fallimento dell?ultimo banco di prova, quello del Progetto Indulto, è stato clamoroso. A fronte di un impegno governativo di 11,5 milioni di euro, al 17 marzo 2007 risultavano assunte appena 75 persone (24 nel solo Veneto) su oltre 26mila scarcerazioni.
Tirando le somme, quindi, i detenuti impegnati nei cosidetti lavori domestici alle dipendenze del Dap – Dipartimento amministrazione penitenziaria sono 11.717. Si tratta però di un dato fittizio. La maggior parte di loro infatti lavora part time e a intermittenza (un mese sì, due no). In termini di posti lavoro, il dato va ridotto a poco più di 3mila. Di fatto questo tipo di impiego costituisce un sussidio che viene elargito a turno, senza quindi incidere sulla formazione professionale dei carcerati. I detenuti che lavorano in pianta stabile sono invece 647 (poco più dell?1,2% del totale). Per lo più sono assunti da cooperative sociali (278 nella sola Lombardia, 140 in Veneto, 44 in Piemonte, 38 in Calabria, 35 in Toscana, 28 in Lazio e 15 in Emilia Romagna). I percorsi di incentivazione professionale interni alle carceri consentirebbe alle casse delle Stato risparmi consistenti. Si calcola infatti che, per soli costi diretti, ogni detenuto costi alla collettività circa 300 euro al giorno. Oltre 100mila euro l?anno. Sempre secondo le proiezioni per il 2008 l?incremento dei costi diretti del sistema carcere sarà pari a circa un miliardo di euro. Un harakiri.
Come invertire la rotta? La reale applicazione delle norme sul lavoro in carcere (ordinamento penitenziario, legge Smuraglia e l. 381/91) è un passaggio inevitabile. Ma, a detta degli esperti, occorre anche modificare il clima che si vive dietro le sbarre. Il ruolo della polizia penitenziaria è cruciale. Perché allora non prevedere incentivi per quegli agenti che contribuiscano ad abbattere la recidiva grazie alla qualità del loro intervento trattamentale? Fondamentale è anche il ruolo del resto del personale.
Non si comprende allora, solo per fare due esempi, che funzionalità abbiano le 2mila persone impegnate nella sede romana del Dap o una distribuzione degli educatori che in alcuni casi prevede 10 educatori per 300 detenuti e in altri 2 educatori per 700 carcerati.
Identikit
Nicola Sansonna,
50 anni, detenuto da quando ne aveva 19. Membro della redazione di Ristretti Orizzonti si occupa anche dello sportello di segretariato sociale per il reperimento di lavoro per detenuti ed ex detenuti. Il 2 giugno scadrà la sua pena.
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