Welfare
Sorpresa: «I problemi incominciano quando esci». Parola di detenuto
Presa diretta
di Redazione
A chi non conosce il mondo del carcere, quanto sto per dire sembrerà strano: quando finisce la pena per molti iniziano i problemi. Un piccolo, ma significativo esempio. Alcune cooperative, anche molto solide, usano assumere le persone che escono in misura alternativa per la sola durata della pena. Il motivo? Per chi è detenuto e sconta una pena in misura alternativa, cioè esce la mattina per andare a lavorare e torna in carcere a dormire la sera, ci sono sgravi fiscali, borse lavoro, agevolazioni. Ma quando è finita la pena, non c?è più convenienza a tenersi quel lavoratore, che non è considerato soggetto svantaggiato, e che così si trova letteralmente in mezzo a una strada, disoccupato, con tutti i problemi che una persona uscita dopo un lungo periodo di detenzione può avere. Se aveva una famiglia, ad esempio, non la troverà uguale a come l?aveva lasciata, e da un punto di vista lavorativo sarà un lavoratore completamente dequalificato, e anche disabituato a lavorare. Di questo sono ben cosciente, tra due mesi ho finito quello che nel gergo carcerario chiamiamo una lunga ?cavallina?. Moltissimi anni di detenzione. Grazie a Dio ho avuto l?opportunità di sperimentarmi in quattro anni di misure alternative. Cosicché sono abbastanza attrezzato per affrontare il mondo del lavoro, e le innumerevoli relazioni sociali che stando in galera si è completamente disabituati a ?coltivare?.
I tempi sono decisivi
Il mio lavoro consiste proprio nel reperire opportunità professionali per chi è ancora detenuto o ha terminato la pena: una sfida di quelle dure, ma non impossibili. Certo i pregiudizi sono tanti, ma il fatto che dietro alla persona che si chiede venga assunta c?è una associazione che la accompagna e i servizi sociali per gli adulti che se ne fanno carico è una forte garanzia. La paura maggiore per le imprese nasce dalla non conoscenza della burocrazia che regola l?assunzione di una persona detenuta. Altro grave ostacolo è il tempo che passa dal momento in cui si trova il posto di lavoro, alla presentazione dell?istanza, alla fissazione della Camera di consiglio in cui verrà o meno accolta la richiesta di misura alternativa. Quando il datore di lavoro dice «Sì, la persona mi va bene per queste mansioni», bisognerebbe invece tentare di soddisfare nel minor tempo possibile le sue necessità. La ditta ha bisogno da ieri? non da oggi? e domani quel posto deve essere coperto. La difficoltà di trovare un lavoro a tempo indeterminato per un laureato o un diplomato oggi è grande, immaginate poi per una persona che esce dal carcere. Ma se quella persona non viene assorbita nel tessuto sociolavorativo, irrimediabilmente sarà rigettata ai margini e spinta ad alimentare la spirale della recidiva.
Caro governo ti scrivo
Al governo che si insedierà vorrei dire che, se punta davvero alla sicurezza, bisogna garantire a chi assume un ex detenuto sgravi fiscali che possano favorire una assunzione a tempo indeterminato.Ma bisogna anche fare in modo che dai Tribunali di sorveglianza arrivino risposte in tempi rapidi alle istanze di richiesta di misure alternative, per non perdere quelle poche opportunità lavorative che riusciamo a trovare con fatica e dispendio di energie: oggi in carcere ci sono migliaia detenuti con pena inferiore ai 3 anni: non sarebbe più produttivo se tanti di loro se ne stessero fuori ad abituarsi a un lavoro ?normale?.
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