Welfare

La sfida ambientalesi vince (anche) per legge

Il wwf nei tribunali Vent'anni di impegno

di Redazione

Lo scorso 21 aprile il WWF Italia ha organizzato, presso l’Aula magna della Corte di Appello di Roma, il convegno Giustizia e ambiente: venti anni di esperienza WWF.
Un momento importante di bilancio (una squadra di 330 avvocati, 1.500 procedimenti giudiziari avviati tra ricorsi amministrativi e costituzioni di parte civile in processi penali e decine di reclami presso la Commissione Europea nei confronti dell’Italia per violazione delle norme ambientali) e confronto tra esperti del diritto ambientale. Ma anche – e soprattutto – un’occasione per proporre (o riproporre) alle istituzioni politiche riforme legislative urgenti e necessarie, chiedendo risposte rapide e chiare. In estrema sintesi queste le richieste del WWF per migliorare le «leggi ambientali»: la riforma del Codice penale con l’introduzione dei «delitti ambientali»; la riforma del “codice” di riordino della normativa ambientale; l’eliminazione del pagamento dei bolli processuali per le spese di giustizia delle associazioni di protezione ambientale (vedi box).

Primi passi avanti
Nonostante siano passati pochi mesi da aprile, dobbiamo con soddisfazione constatare alcuni fatti positivi.
Certamente siamo di fronte ai primi passi, le leggi non sono ancora definitivamente approvate, e sappiamo per esperienza che si può cantare vittoria solo nel momento in cui leggiamo nero su bianco le norme pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Ma è un importante segnale che alcune di queste rilevanti riforme si siano avviate.
Sintetizziamo di seguito quanto è cambiato in questi mesi, anche grazie alle azioni di lobby del WWF Italia. Va tuttavia precisato che riportiamo solamente le questioni sollevate all’interno del convegno dello scorso aprile. Ovviamente le richieste, le proposte e le “battaglie” del WWF sono molto più numerose e riguardano molti altri temi, altrettanto importanti per il nostro ambiente.
Riforma del Codice penale con l’introduzione dei «delitti ambientali»: il WWF da anni chiede questa storica riforma, che dovrebbe trasformare le attuali sanzioni per i sempre più numerosi e gravi reati contro l’ambiente, in sanzioni più severe, commisurate alla gravità dei danni che vengono arrecati all’ambiente ed alla salute umana dai cosiddetti “ecocriminali” (in cui è lucrosamente inserita la criminalità organizzata), oggi puniti con pene troppo leggere e spesso disapplicate.
Nelle tre legislature precedenti sono state presentate numerose proposte di legge per l’introduzione nel codice penale dei «delitti contro l’ambiente», ma mai nessuna è diventata legge. Oggi, invece, sembra esservi una buona convergenza politica sull’argomento. Infatti, oltre ad essere stata presentata una proposta di legge sottoscritta da tutti i senatori e deputati appartenenti alla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti, è stato presentato un disegno di legge da parte dei ministri dell’Ambiente e della Giustizia ed il governo ha chiesto di accelerare i tempi parlamentari per l’approvazione.
Al momento il testo della proposta di legge, seppure imperfetta, è una buona base di discussione e un accordo politico può essere raggiunto tra maggioranza ed opposizione.
Il WWF chiede ed auspica che questi primi segnali positivi di governo e Parlamento si trasformino rapidamente e concretamente nella legge di riforma del Codice penale, con l’inserimento dei «delitti ambientali».

Decreto legislativo 152/ 2006 «Norme in materia ambientale»: il WWF Italia ha criticato duramente questo decreto (conosciuto come Codice ambientale), approvato dal precedente governo perché, con l’alibi del “riordino” delle leggi ambientali, ha invece smantellato quanto di buono era stato prodotto in Italia in venti anni di legislazione ambientale.
Il WWF ha chiesto al governo ora in carica la riscrittura del decreto 152/06, con la riforma di norme e regole coerenti con le direttive comunitarie in materia ambientale e facilmente applicabili. Il governo ha nominato una commissione per riformulare il testo.
La complessità delle materie trattate e delle procedure per la riforma non aiuta la rapidità del processo di riscrittura, ma governo e Parlamento stanno lavorando. È ora necessaria un’ultima corsa, prima che si arrivi ad aprile 2008 quando non sarà più possibile mettere mano al testo, perché scadrà la delega data dal Parlamento con la legge 308/2004.