Non profit

Wto, fallimento globale

A cura della redazione di Vita. Sintesi di Franco Bomprezzi

di Redazione

La dura presa di posizione del commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa sul trattamento dei Rom in Italia e la crisi dell’organizzazione mondiale del commercio sono i due temi di maggior spicco sui quotidiani di oggi.

Partiamo dal Corriere della Sera: scontro con l’Europa, il livello è alto, anzi “paneuropeo”. Il Corriere si schiera decisamente con l’Europa e sottolinea che la censura all’Italia sul trattamento riservato ai Rom arriva non da un portavoce qualsiasi, ma dal commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, svedese, ex segretario generale di Amnesty International, che di spalla viene intervistato: «Si respira un’atmosfera xenofoba in Italia, estremisti hanno tirato bombe molotov nei campi», accusa. «I politici devono arginare la xenofobia. La nomina dei commissari», sottolinea, «è un approccio infelice», e la polizia italiana si è resa colpevole di «raid» e non di sgomberi. Replica del governo affidata al ministro Ronchi: «È il solito pregiudizio ideologico europeo contro il governo Berlusconi. Chi ci accusa è male informato».

Il fallimento dei negoziati di Ginevra è «grave» per il Corriere, che dedica alla crisi due pagine gravide di preoccupazioni, soprattutto per il fatto che il fallimento del Wto si tradurrà probabilmente inun inasprimento del protezionismo a livello mondiale. A  sanare la situazione si invoca – è il deus ex machina di questa estate – l’avvento del «nuovo presidente americano» che tra le righe si capisce non potrà che essere Obama. In taglio basso, la «rivincita di Tremonti», ovvero pare che si avverino le fosche previsioni del ministro, che nel suo libro La paura e la speranza preconizzava e auspicava un’uscita dell’Europa dal Wto perché «mercato unico, errore unico». Commento di Massimo Gaggi: hanno perso tutti, il mondo per come è meso oggi di tutto avrebbe bisogno tranne che di una politica così incapace di regolare il mercato a livello sovranazionale.

Tutt’altro taglio da parte de il Giornale:  copertina e pagg. 2, 3 e 4 “L’Europa dei pataccari”,  vi riveliamo  tutte le bugie del rapporto degli euroburocrati sui rom. Nel pezzo a pag. 3 annovera errori, bugie e improvvisazioni del documento che porta la firma di Hammarberg, un “fustigatore che non risparmia neppure San marino accusa di scarsa libertà di stampa” si legge nel box che pennella un ritratto dell’eurocommissario. A pag. 4 focus sul campo rom del Casilino. Un viaggio fatto da Massimo Malpica e Emanuela Fontana accompagnati dalla Croce rossa. Dalla cronaca: «ci vivono 650, un terzo sono bambini» e i rom dicono:”«bruciamo le gomme? Ogni comunità ha buoni e cattivi. Ma noi vogliamo integrarci».

Apertura ovviamente sul Wto per il Sole 24 Ore. Secondo il Sole il negoziato è fallito per il muro contro muro Usa-India e Cina sull’agricoltura. Delusione totale per Pascal Lamy, che recrimina: «Avevamo trovato l’intesa su 23 punti su 25, poi la rottura. Ma il Doha Round non è finito». Tuttavia, nota il Sole, i paesi emergenti sono sempre più sicuri del proprio ruolo e non accettano più la guida occidentale. In particolare la Cina, pronta a conquistare i mercati di  tutto il mondo senza aprire il proprio, e l’India, determinata a perseguire un totale protezionismo agricolo. Commento affidato a Renato Ruggiero, che la sa lunga: «Il baricentro del mondo si è spostato a Est, e il panorama è più complesso che in passato: non esiste più il blocco paesi ricchi-paesi poveri, e anche tra gli emergenti non c’è solidarietà, ma ognuno fa per sé. Come uscirne? Con una nuova Bretton Woods che riscriva i contorni della governance globale, Wto e Bm compresi».

Il manifesto  torna sul caso immigrati e Rom in copertina, con titolo a effetto: «Rottura di Maroni». All’interno altro titolo “leggero”: «Gli xenofobi, terrore dell’Europa». Anche qui si dà la parola al commissario Hammarberg e al contenuto del suo rapporto. In un box si dà anche conto delle molotov lanciate a Firenze lunedì sera contro una carovana di nomadi. Taglio basso, la replica di Maroni, che secondo il manifesto «finge di indignarsi» ma in realtà prepara più cpt e invia i 3.000 militari. Curiosità: a sentire i frequentatori dei blog delle forze armate, questo nuovo compito anti immigrati non piacerebbe neppure ai soldati, che se ne lamentano: «Ci mancava qualcos’altro da fare…».

«Immigrati, altri sette inghiottiti dal mare», titola Avvenire. Solo nell’occhiello c’è «Il consiglio d’Europa attacca sui nomadi, Roma replica». Cronaca della giornata di ieri, con 21 superstiti e 7 morti. Maroni: «Al 20 luglio gli immigrati clandestini sbarcati sono 13.102, il doppio dell’anno scorso. Se il trend si conferma, entro l’anno saranno 30mila». Livia Turco parla del fallimento della Bossi Fini. Sulle accuse di Hammarberg, riguardanti le condizioni del campo Casilino 900, Marco Marsilio, deputato Pdl, dice: «Sono in realtà accuse a Veltroni. La sinistra ci lascia in eredità una capitale in condizioni vergognose».

Sul Wto un piccolissimo articolo a p. 15. Avvenire cita la divisione interna ai paesi Ue: nove paesi, guidati dalla Francia, si sono schierati sulla linea intransigente, dicendo che «L’Europa deve rifiutare l’apertura delle frontiere se questo vuol dire lasciare i nostri mercati ai cinesi» mentre la Germania, gigante dell’export, preferiva un compromesso.

La Repubblica apre con un più generico «Immigrati, è scontro tra l’Europa e Maroni», mettendo insieme nell’occhiello l’accusa di violazione dei diritti nei campi nomadi e i nuovi sbarchi con 7 morti nel canale di Sicilia. La foto è di uno sgombero di un campo nomadi. «Le nuove misure italiane sull’immigrazione non tengono conto dei diritti umani, con il rischio di alimentare altri episodi xenofobi»: questo l’atto di accusa del Consiglio d’Europa, per bocca del responsabile diritti umani, Thomas Hammarberg, sulla base di dati da lui stesso raccolti durante un recente sopralluogo in Italia. Bocciate le misure discriminatorie nei confronti dei rom e lo stato nazionale di emergenza immigrazione. In più Hammarberg ha parlato di raid violenti condotti dalla polizia sugli insediamenti rom (cosa «che più ha fatto infuriare Maroni»). La replica di Maroni: «indignato» per una «falsità clamorosa». Su questo punto il Coe ha precisato: con raid intendeva in realtà «preoccupanti episodi di sgombero forzato».
Bacchettate anche dall’Onu, con l’Unhcr preoccupata e vigile nell’osservare la situazione italiana. Laura Boldrini, portavoce Unhcr in Italia, approva l’estensione dello stato di emergenza, «l’unico modo per sbloccare velocemente fondi e migliorare la rete di assistenza ai rifugiati». La sfida è «costruire un sistema di accoglienza tarato sui picchi estivi di arrivi, per uscire dalle continue emergenze».
Sugli sbarchi, intervista a Francesco Rutelli: «Il governo va avanti con gli annunci in tv, e i morti continuano. È inutili inseguire che vende borse contraffatte in via Condotti, se non si colpisce un business che ha quasi superato il narcotraffico. Non basta farsi intervistare in tv per dare l’idea che ci si sta occupando di qualcosa, poi le cose bisogna farle».

Anche il Wto è in prima di Repubblica: «A Ginevra fallisce il Wto. La guerra del cibo fra Asia e America». L’argomento è alle pp. 2-3. A sinistra la cronaca «Salta l’accordo sul commercio, Usa e India bloccano le trattative», a destra le conseguenze «E ora la grande crisi del cibo può frenare la globalizzazione». L’accordo è saltato, dopo nove giorni di trattative e il 90% delle questioni chiuse, sull’accordo di protezione degli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo dall’ondata di esportazioni occidentali, una proposta che nessuno, una settimana fa, giudicava un ostacolo. Invece gli Usa si sono scontrati duramente con Cina e India. Di fatto tirano un sospiro di sollievo i manifatturieri occidentali, che secondo la bozza in discussione invece avrebbero dovuto rinunciare all’80% dei sussidi in cambio di «marginali» aperture dei mercati. Pascal Lamy, segretario generale del Wto, ha detto «Non getto la spugna», fiducioso forse nel prossimo cambio politico ai vertici di Usa, India e Ue. Ma per Peter Mandelson il flop è stato «straziante». Le conseguenze «cadranno in maniera sproporzionata su quelli che sono più vulnerabili nell’economia mondiale». Pessimismo su tutti gli altri negoziati, a partire da quelli sul clima. Luca Zaia, ministro italiano per l’agricoltura, è  per sua definizione «uno dei sostenitori del fallimento», ed esulta per aver salvato le risaie padane dall’invasione del riso thailandese.

Di spalla l’analisi di Maurizio Ricci: in sette anni lo scenario è cambiato, Cina e India non sono più Pvs e non possono mantenere le protezioni da Pvs, «non ha funzionato l’abituale scambio agricoltura-industria» e soprattutto «l’accordo avrebbe comportato un risparmio di 125 miliardi di dollari l’anno in dazi non pagati, cosa che avrebbe fatto aumentare il Pil mondiale dello 0,1%. Pochissimo perché già oggi i dazi alla dogana sono in media il 7%, meno di quanto prevedeva l’accordo: per questo il fallimento ha più un valore psicologico che economico». La conseguenza maggiore è politica: «intacca la credibilità di una grande organizzazione internazionale, ridimensiona l’entrata in scena di una grande potenza come la Cina, che esce con un nulla di fatto».

La Stampa mette in prima pagina il fallimento del vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio, il cosiddetto Doha Round, che voleva abbattere le barriere tariffarie sui mercati globali. «Tutto resta com’è, senza benefici per la crescita che langue, senza freni per il cibo a prezzi stellari» scrive Marco Zatterin. Il negoziato, per dirla con il segretario al commercio estero italiano Adolfo Urso, è affondato nel Pacifico e non nel Mediterraneo. A pesare è stato il muro contro muro fra Usa da una parte e Cina e India dall’altra. I due Paesi asiatici e parecchi altri chiedevano carta bianca per raddoppiare i dazi su certi prodotti sensibili (riso, cotone, zucchero) qualora le importazioni fossero state tali da creare difficoltà ai produttori interni. «E’ un modo per non aprire il mercato» è stata la posizione degli Usa. «Abbiamo 800 milioni di agricoltori che guadagnano 2 dollari al giorno» ha ribattuto la Cina. Gli Usa, da parte loro, nei fatti non hanno ceduto sui sussidi dati ai propri agricoltori. Resta difficile capire, per l’opinione pubblica, cosa c’era in ballo con il Doha Round, ma non solo… esemplare ciò che dice del fallimento del vertice chi vi ha partecipato: «È come ne La coscienza di Zeno» ha affermato il ministro degli Esteri brasiliano Celso Amorini, «ricordo tutto, ma non comprendo nulla; se sbarcasse un marziano sulla terra non capirebbe perché è successo».

Sempre su la Stampa, Primo piano “Sicurezza, nuova polemica” sullo scontro Europa-governo italiano dopo la presentazione del rapporto Hammarberg reso pubblico ieri. La posizione Ue nei confronti dell’Italia: politiche troppo morbide nei confronti del razzismo emergente, no al reato di clandestinità, non sono accettabili le espulsioni per motivi di pubblica sicurezza, le condizioni abitative del campo nomadi “Casilino 900” di Roma sono inaccettabili, positive invece quelle di Pescara. Il rilievo principale fatto al governo italiano è il fatto che adottando «misure di emergenza» dimostra «incapacità ad affrontare un fenomeno non nuovo». Maroni e Fini contestano nel rapporto Ue la parola “raid” attribuita agli interventi della polizia nei campi rom.

E inoltre sui quotidiani di oggi:

il Giornale – pag. 13: La Provincia di Trento ha un rosso di 1,6milioni di euro, ma ne stanzia 22milioni per offrire le cure dentistiche gratis agli  indigenti. Per accedere al servizio però bisogna essere trentini doc: residenti da almeno 3 anni.

Corriere della Sera – pag. 12: servizio di Ennio Caretto sulla decisione di Bush di autorizzare la condanna a morte di un militare, al presidente infatti spetta negli Usa decidere sulla pena di morte quando riguarda un soldato. In questo caso Bush ha seguito il precedente, l’unico in materia, di Eisenhower nel 1957, e non la scelta di Kennedy che nel 1962 commutò una pena di morte. È dunque una decisione di particolare gravità.

Il manifesto – Milena Gabanelli prossimo sindaco di Bologna? No, l’interessata non ci sta. La notizia arriva appunto da Bologna, la candidatura l’avrebbero offerta i verdi alla giornalista di Report: «Penso che continuerò a fare un mestiere che mi piace», ha risposto, «invece di uno che non mi piace  che non so fare».

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