Non profit

il dragone ha un’animae io l’ho toccata

La vita di una giovane italiana in un centro per disabili di Canton

di Redazione

Io ho visto una Cina diversa, ho toccato con mano l’anima di quel gigante che paurosamente fa capolino sui nostri quotidiani e che anima sembra non avere. Invece ce l’ha! Sono stata per un mese all’Huiling, che significa “intelligente anima” o “intelligente abile”. La mia storia è quella di una ragazza italiana, 25 anni, laureata in Mediazione linguistica e culturale. La mia passione per la Cina è nata all’università. In Cina ci sono stata come studentessa, come stagista, e infine, come volontaria.

ANIMA INTELLIGENTE
Huiling (www.huiling.org) è una onlus locale, nonché ong, completamente e realmente libera, fondata nel 1990 a Guangzhou (Canton), nel Sud della Cina, in favore delle persone con disabilità mentali. L’idea di promuovere la persona intera, sia a livello di “intelligenza” sia di “spirito”, è stata di Meng Weina, che trovò un alleato nell’italiano Fernando Cagnin, missionario del Pime. Un’idea rivoluzionaria per due ragioni: perché in Cina la realtà dei disabili, soprattutto mentali, è nascosta come un tabù e perché la vita delle ong in Cina non è semplice. È come giocare una partita a bocce su un prato: le regole già sono poche e la fortuna tanta, e in più sul più bello arriva un bambino (cinese) che sposta il boccino. E guai se contesti, perché è sicuramente per il bene del popolo!
Diciotto anni dopo essere nata, Huiling ha sede in otto città della Cina (proprio dentro i centri residenziali, con le battaglie che spesso questo ha comportato) e può contare su un un vero e proprio esercito di social workers, articolato ed organizzato come nelle più moderne cooperative sociali occidentali. Solo a Canton accompagna 280 persone diversamente abili, dall’infanzia all’età adulta, grazie a 100 operatori, a molti volontari e – una rarità – anche a volontari internazionali. Nel team ci sono uomini e donne che forse sono arrivati qui solo per avere un lavoro ma che ora vivono questa professione come parte ineliminabile della propria vita. Alla loro esperienza più concreta, ma anche più grezza, si è affiancato nel tempo un esercito sempre più numeroso di giovani laureati in materie sociali o scienze dell’educazione, che fanno del sociale il loro campo di lavoro. Li ho conosciuti, li ho visti lavorare e sono rimasta impressionata non solo dal loro entusiasmo, ma anche dalla loro professionalità e determinazione. Diverse sono le mansioni, dal fund raising alla riabilitazione: fanno tutto con quella tenacia e dedizione tipica dei cinesi. Certo, è un campo nuovo che deve essere modellato e corretto, ma alla fine credo che… i cinesi ci batteranno anche in questo.

FUORI TUTTI
L’imperativo di Huiling è: «la persona prima di tutto». Lo scopo è creare strutture realmente “su misura” dei bisogni di chi fruisce dei servizi: gli utenti sono visti come persone che vogliono partecipare alla vita sociale secondo le proprie possibilità. È forte nello staff dell’Huiling la convinzione che la persona con disabilità mentale possa partecipare alla vita della società. Per questo il primo, semplice obiettivo è far conoscere la disabilità mentale a tutti, senza nasconderla.
Tante volte siamo partiti con il pulmino per portare i ragazzi fuori a pranzo oppure per andare tutti da McDonald’s a festeggiare un compleanno. Io ogni tanto squadravo arrabbiata i volti delle persone che ci guardavano come se fossimo un circo, per le canzoni urlate e un po’ stonate o per i gesti bizzarri dei ragazzi autistici, coinvolti in chissà quale avventura nel loro mondo. Proprio la spontaneità delle proposte dell’Huiling però suscita risposte inattese, come quando una signora cinese, incuriosita dalla nostra strana banda, alla fine, entusiasta, ha offerto il pranzo per tutti! È così che la gente decide di diventare volontaria.

GLI UNICI DI TUTTA LA CINA
Durante il giorno i ragazzi vanno nelle scuole e nei centri diurni dell’Huiling che propongono programmi mirati a seconda delle problematiche e dell’età di ognuno. C’è l’asilo integrato di Guangzhou, dove bambini “speciali” e “normodotati” vivono e imparano insieme, due o tre bambini con ritardo mentale per ogni classe. Un esperimento raro, non solo in Cina ma anche nella stessa rete dell’Huiling, perché la mentalità diffusa ancora ragiona per “classi speciali”. I più grandi, dai 6 ai 15 anni, vanno alla scuola primaria: istituti speciali, appunto, dove è utilizzato il metodo internazionale dello IEP – Individual Exercise Programme. Quando i ragazzi compiono 16 anni lasciano la scuola per passare ai laboratori di avviamento professionale, sempre gestiti dall’Huiling, e imparare un mestiere. Infine c’è il Centro diurno per adulti, dove saranno stimolati nello sviluppo delle capacità psico-fisiche con musico e teatroterapia.
E la sera? Dove tornano i ragazzi? A casa. Nella loro casa-famiglia. La casa-famiglia è la cellula base dell’Huiling e la sua vera intuizione rivoluzionaria. Se i ragazzi devono sentirsi parte della società, per prima cosa devono poter vivere normalmente all’interno del suo nucleo più piccolo, la famiglia. Le case-famiglie sono collocate in appartamenti normali, in quartieri che abbiano anche un po’ di verde. I ragazzi vivono in gruppi di non più di sei, come veri fratelli, con una “mamma” o un “papà” che li aiuta a diventare autonomi nella cura di se stessi, prepara i pasti, mangia con loro, gioca con loro, tutto come in una famiglia vera. La vita è allegra e stimolante per i ragazzi, che devono dare il proprio contributo anche nelle faccende domestiche: nessuno è ospite passivo. I volontari fanno spola tra una famiglia e l’altra, si fermano a giocare e poi a cena, accompagnano i ragazzi fuori la sera o il sabato al mercato? Tutto alla luce del sole, nello stesso contesto sociale di qualsiasi altro cittadino, a cui il mondo dei disabili non è più nascosto come una vergogna.
Ecco perché io credo che questo sia il vero spirito del dragone. Anche se non tutti lo vedono, io so che esiste.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.