Non profit
il dragone ha un’animae io l’ho toccata
La vita di una giovane italiana in un centro per disabili di Canton
di Redazione

Io ho visto una Cina diversa, ho toccato con mano l’anima di quel gigante che paurosamente fa capolino sui nostri quotidiani e che anima sembra non avere. Invece ce l’ha! Sono stata per un mese all’Huiling, che significa “intelligente anima” o “intelligente abile”. La mia storia è quella di una ragazza italiana, 25 anni, laureata in Mediazione linguistica e culturale. La mia passione per la Cina è nata all’università. In Cina ci sono stata come studentessa, come stagista, e infine, come volontaria.
Diciotto anni dopo essere nata, Huiling ha sede in otto città della Cina (proprio dentro i centri residenziali, con le battaglie che spesso questo ha comportato) e può contare su un un vero e proprio esercito di social workers, articolato ed organizzato come nelle più moderne cooperative sociali occidentali. Solo a Canton accompagna 280 persone diversamente abili, dall’infanzia all’età adulta, grazie a 100 operatori, a molti volontari e – una rarità – anche a volontari internazionali. Nel team ci sono uomini e donne che forse sono arrivati qui solo per avere un lavoro ma che ora vivono questa professione come parte ineliminabile della propria vita. Alla loro esperienza più concreta, ma anche più grezza, si è affiancato nel tempo un esercito sempre più numeroso di giovani laureati in materie sociali o scienze dell’educazione, che fanno del sociale il loro campo di lavoro. Li ho conosciuti, li ho visti lavorare e sono rimasta impressionata non solo dal loro entusiasmo, ma anche dalla loro professionalità e determinazione. Diverse sono le mansioni, dal fund raising alla riabilitazione: fanno tutto con quella tenacia e dedizione tipica dei cinesi. Certo, è un campo nuovo che deve essere modellato e corretto, ma alla fine credo che… i cinesi ci batteranno anche in questo.
Tante volte siamo partiti con il pulmino per portare i ragazzi fuori a pranzo oppure per andare tutti da McDonald’s a festeggiare un compleanno. Io ogni tanto squadravo arrabbiata i volti delle persone che ci guardavano come se fossimo un circo, per le canzoni urlate e un po’ stonate o per i gesti bizzarri dei ragazzi autistici, coinvolti in chissà quale avventura nel loro mondo. Proprio la spontaneità delle proposte dell’Huiling però suscita risposte inattese, come quando una signora cinese, incuriosita dalla nostra strana banda, alla fine, entusiasta, ha offerto il pranzo per tutti! È così che la gente decide di diventare volontaria.
E la sera? Dove tornano i ragazzi? A casa. Nella loro casa-famiglia. La casa-famiglia è la cellula base dell’Huiling e la sua vera intuizione rivoluzionaria. Se i ragazzi devono sentirsi parte della società, per prima cosa devono poter vivere normalmente all’interno del suo nucleo più piccolo, la famiglia. Le case-famiglie sono collocate in appartamenti normali, in quartieri che abbiano anche un po’ di verde. I ragazzi vivono in gruppi di non più di sei, come veri fratelli, con una “mamma” o un “papà” che li aiuta a diventare autonomi nella cura di se stessi, prepara i pasti, mangia con loro, gioca con loro, tutto come in una famiglia vera. La vita è allegra e stimolante per i ragazzi, che devono dare il proprio contributo anche nelle faccende domestiche: nessuno è ospite passivo. I volontari fanno spola tra una famiglia e l’altra, si fermano a giocare e poi a cena, accompagnano i ragazzi fuori la sera o il sabato al mercato? Tutto alla luce del sole, nello stesso contesto sociale di qualsiasi altro cittadino, a cui il mondo dei disabili non è più nascosto come una vergogna.
Ecco perché io credo che questo sia il vero spirito del dragone. Anche se non tutti lo vedono, io so che esiste.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.