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Impresa sociale. Luigi Bobba: perché è un anno decisivo

"Il disegno di legge è solo un timido inizio. Ma se saremo uniti...".

di Giampaolo Cerri

“Sono un po? disilluso perché la delega parte in termini di principio, una legge-manifesto, privata del contenuto fiscale”. Luigi Bobba, presidente Acli, ha messo nella sua agenda 2003 la nuova legge sull?impresa sociale, ma non canta certo vittoria. Proprio l?11 aprile di un anno fa, il Terzo settore accantonava i distinguo, e si accordava sull?idea generale di impresa sociale da proporre al governo, intenzionato a procedere con un disegno di legge. Vita: Una legge-manifesto ma che connota un soggetto nuovo… Luigi Bobba: Sì, ma perché un soggetto di promozione sociale dovrebbe assumere quella forma giuridica, con i vincoli conseguenti senza averne alcun vantaggio? Tanto vale, allora, fare una onlus o una cooperativa sociale. Vita: Tutto da rifare? Bobba: No, perché comunque si procede un passo dietro l?altro. Sarebbe bello che accadesse come negli Stati Uniti, trent?anni fa: una commissione varò un sistema sul non profit ancora in vigore oggi. La legislazione italiana è fatta per tasselli, manca però il disegno complessivo. Ma questo è un tassello importante: occorre che il governo si decida a farne un elemento che vada a premiare comportamenti di impresa con una finalità sociale. Vita: Però non mancano le forze ostili a questo provvedimento. Anche nella maggioranza? Bobba: Confindustria è stata un nemico: ma quando ha capito che la legge non conteneva vantaggi fiscali, ha sotterrato l?ascia di guerra. Vita: … una volta garantita la non concorrenzialità? Bobba: Di più, una volta garantito che non fosse una legge capace di incidere da subito, dando luogo a una nuova filiera di impresa. Vita: Una visione un po? ottusa dell?economia? Bobba: Sì, anche perché l?interpretazione prevalente che in quel mondo si dà, prevede che il fenomeno sia relegato in qualche nicchia, come la sanità. Non si ammette, neppure per ipotesi, un?impresa che sia tale per identità, natura e scopi e che, pienamente dentro una libera economia di mercato, si caratterizzi come non profit. Questo comunque, pur con tutti i limiti, è un passo che va nella giusta direzione. Vita: E perché la direzione è giusta? Bobba: Perché, come diceva San Paolo, la legge è un pedagogo. Nel momento in cui c?è un riconoscimento di questa forma di impresa, significa che un principio affermato dal punto di vista della cultura, della pratica, del costume, si fa istituzione. Si procede cioè in quel lungo percorso che riconosce che il mondo del civile organizzato è in grado di produrre non solo beni relazionali, solidarietà, cittadinanza, ma anche ricchezza sociale. Vita: Cosa chiederebbe di mettere in agenda ai suoi colleghi del Terzo settore italiano? Bobba: Di lavorare insieme per ricostituire il serbatoio di motivazioni e ragioni per cui fare azione sociale volontaria e impresa sociale. Sono ragioni controcorrente e hanno bisogno di essere sostenute, altrimenti rischiano di sfrangiarsi.


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