A cura della redazione di Vita
sintesi di Maurizio Regosa
Georgia, ma anche Afghanistan (10 soldati francesi uccisi) e Algeria (43 vittime tra le reclute di polizia). Due stragi avvenute solo 23 ore dopo l’attentato di ieri in Pakistan (20 persone morte e 15 ferite in un attentato in un ospedale di Dera Ismail Khan).
Guerra ed episodi di terrorismo di fronte ai quali, secondo gli analisti, l’Occidente inanella difficoltà, dimostrate anche in queste ore dall’Unione Europea e dalla Nato. Una difficoltà che il manifesto mette in prima: fotografia dell’attentato in Pakistan con titolo: “La pace eterna”. «Una giornata di violenza riporta in primo piano l’eredità della guerra permanente…», si legge nel sommario.
Il Corriere della Sera pubblica un reportage e un commento entrambi di particolare interesse.
Il reportage è di Bernard-Henri Lévy: con richiamo in prima occupa per intero le pagine 2-3: “Nei campi di morte della nuova Cecenia”. Finalmente un reportage sul terreno e Henri Lévy cammina sulle strade e descrive una Georgia del tutto occupata dai russi e teatro di distruzioni e di orrori («Sono stati uccisi padri davanti ai figli e figli davanti ai padri») e sale anche le scale dei palazzi. Incontra Saakashvili, «ha un’aria malinconica», è deluso dai «suoi amici europei e americani», è deluso da Sarkozy. Si scopre anche che Saakashvili ha saputo della possibile guerra in Georgia mentre era in Italia per una cura dimagrante, lo apprende dalla stampa italiana.
L’editoriale è di Sergio Romano intitolato “Le paure di uno zar” e molto filo russo. Sostiene Romano, la collaborazione e il patto che aveva dato vita al Consiglio Nato-Russia inaugurato dopo l’11 settembre e che aveva dato buoni frutti si è interrotto non per colpa della Russia. «Gli Stati Uniti hanno attaccato l’Iraq, la vecchia Nato si è allargata verso est sino a comprendere territori che appartenevano all’Urss (le tre Repubbliche baltiche). Quando i russi hanno lanciato i primi ammonimenti, gli Stati Uniti hanno rincarato la dose con due iniziative obiettivamente anti-russe. Hanno messo all’ordine del giorno l’ingresso della Nato di Ucraina e Georgia. Hanno cominciato a trattare con la Polonia e Repubblica Ceca l’installazione di basi antimissilistiche». E poi chiude «Quando qualcuno a Mosca, dopo lo scoppio della crisi georgiana, ha proposto la convocazione del Consiglio Nato-Russia, la Nato ha risposto con la convocazione di un Consiglio atlantico che ha accusato Mosca di aver fatto un uso sproporzionato della forza».
La Repubblica ovviamente apre sulla guerra. Titolone in prima: “Georgia, scontro Nato-Russia” e approfondimenti. Come quello di Bernardo Valli, “Il nuovo disordine del mondo” che dalla prima prosegue a pagina 7. Georgia ma anche Algeria, Pakistan, Afghanistan: «Elencandoli alla rinfusa, tutti insieme, si rischia di offrire un’immagine esagerata e confusa della situazione mondiale. Ma oggi esso hanno un denominatore comune. Quel che Francis Fukuyama, pronosticando la fine della storia, annunciava come un “secolo americano”, ossia un XXI secolo dominato dalla super (o iper) potenza, e quindi da una politica unilaterale, si sta al contrario rivelando o meglio si sta confermando rapidamente come un secolo destinato ad essere ritmato dalla competizione tra più potenze», «In altri termini, in questa estate 2008, assistiamo a un’altra, questa volta brutale, tappa del “declino americano”»… «Due imperi, uno in continua ascesa [Cina], l’altro in netta ripresa [Russia] hanno affermato la loro personalità e hanno messo sul tavolo le loro esigenze… Sono destinati a occupare posizioni sempre più decisive nel nuovo ordine mondiale». Quanto all’Europa, «vive una sua crisi destinata a mettere alla prova la sua unità».
Gian Enrico Rusconi, per La Stampa, (a pagina 33), descrive “L’Europa spuntata”: «Il rapporto fra Ue e Nato rimane benevolo e ambiguo. D’altra parte senza la Nato non ci sarebbe l’Europa politica…. Il conflitto caucasico e la qualità delle difficoltà dell’Occidente a reagirvi in modo efficace presentano aspetti singolari». L’Ue si è mossa tempestivamente ma affidandosi sullo spauracchio di un eventuale intervento militare Usa a a sostegno della Georgia. Intervento che non potrà esserci; l’impotenza americana ha indebolito la coercizione diplomatica messa in atto dall’Europa. E di questa ambiguità la Russia ha approfittato. «È passato il tempo in cui la Russia guardava con un misto di timidezza e di ammirazione al modello europeo. Ha ritrovato la sua forte identità competitiva, consapevole della sua nuova “potenza” che le deriva dal controllo delle fonti energetiche… Non sente neppure il bisogno di avere una “relazione speciale” con l’Ue». Il ruolo della Nato andrebbe rimesso in discussione… Una tesi sostanzialmente condivisa anche dal Manifesto («con la Nato che si auto-immobilizza, la Russia rimane per ora padrona del campo»).
Fra i commenti si segnala, l’editoriale che Max Gallo (accademico francese, ex socialista e ora con Sarkozy) scrive per Il Giornale. Gallo rivaluta la figura di Saakashvili, definito un leader nazionalista e autoritario come il russo Putin. Il nodo della questione non è il petrolio, ma i rapporti da mantenere con la Russia, che i paesi Nato stanno circondando con le alleanze e lo scudo missilistico americano. Il rischio, secondo Gallo, è che qualche potenza minore forzi la mano, come i serbi nel 1914, e trascini tutti nella guerra generale. Nella pagina accanto, la 7, un bilancio di Livio Caputo al vertice Nato prende posizioni più filo-occidentali, definendo «inconcepibile che le tre repubbliche baltiche, già più volte nel mirino di Mosca, siano ancora praticamente indifese». E, notando tutte le incertezze di Bruxelles e le dure risposte della Russia alle flebili minacce della Nato, per Caputo «non resta che riconoscere che questo round è andato al Cremlino… e non si prende atto che siamo di fronte a una nuova Russia, stavolta si potrebbe anche perdere l’incontro».
Infine Il Sole 24 Ore che affida il commento sulla Georgia ad Adriana Cerretelli. La Nato, dice, «ha pescato nel ricco arsenale delle parole», non potendo fare molto altro. L’obiettivo è riportare la situazione a prima dell’invasione, con la Russia fuori dai confini georgiani e la Georgia pronta a entrare nella Nato. Obiettivo irrealistico, visto che si tratterebbe «in un gioco a somma zero perdente per la Russia». Ma «chi oggi e con quali strumenti in Europa e negli Stati Uniti sarebbe in grado di forzare la mano a Putin per convincerlo a fare quaolcsa che apparentemente non rientra nei suoi programmi?» «Comunque la si rigiri, per ora Putin ha vinto la partita del Caucaso. La Nato lo sa e cerca in qualche modo di salvarsi la faccia con appelli e misurate minacce che sono armi spuntate ma sono le uniche che al momento può e vuole manovrare. La Russia si sente talmente forte da non avere nemmeno il pudore di fare finta di niente».
Altre segnalazioni
La Repubblica/1: mette in prima il triste caso del ragazzo affidato al padre dal giudice catanese che ha ritenuto la tessera a Rifondazione comunista come una aggravante e una prova dell’incapacità della madre a gestirlo…
La Repubblica/2: a pagina 23, “Cordoni ombelicali, raccolta record nelle banche estere diecimila l’anno”: cordoni ombelicali messi da parte come scorta da usare nel caso di gravi malattie. Circa 10mila famiglie l’anno scelgono la conservazione autologa… in attesa della legge.
Avvenire/1: il quotidiano della Cei torna sul censimento dei rom fatto dal Viminale: secondo la Croce Rossa a Roma solo un bambino su cinque va a scuola e pochi sono vaccinati. Commento del presidente Barra: «solo in Uganda ho visto condizioni peggiori».
Avvenire/2: a Verona si sta affrontando il problema della delinquenza giovanile. Il Comune ha convocato le aggregazioni giovanili per ascoltare proposte e idee. E si cercano educatori.
Il Sole 24 Ore: Si riparla di età pensionabile. L’ipotesi del governo è, una volta esauriti gli scalini introdotti da Prodi, nel 2014, far salire la soglia minima di vecchiaia a 62 anni e la massima a 67.
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