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Obama for president

Oggi in prima pagina, la convention democratica

di Redazione

A cura della redazione

Sintesi di Franco Bomprezzi

Riflettori accesi sulla convention democratica a Denver per la nomination di Barack Obama a candidato ufficiale per le elezioni di novembre negli Stati Uniti.

La convention  democratica apre la prima di Repubblica: “Denver, Obama a caccia dei voti di Hillary”. Segue alle pagine 2, 3 e 4. Con Mario Calabresi che parla della moglie: Michelle la carta vincente “Obama restituirà la speranza”. Riporta brani del discorso (Obama «uomo integro, capace di trascinare l’America e di restituire speranza») e li spiega con la necessità di riposizionare l’immagine lei, facendo dimenticare quella da donna nera arrabbiata. Accanto Vittorio Zucconi si concentra sulla Clinton: “La tentazione di Hillary guidare le donne deluse”. Il rischio è che la convention nomini un candidato dietro al quale non c’è un partito. I mal di pancia dei sostenitori della Clinton pare si facciano sentire (le donne fra i delegati sono il 51% e il 58% dell’elettorato).  Zucconi sottolinea che comunque Hillary non ha scelta: deve per forza appoggiare Obama. A pagina 4 è la volta di “Ted, il leone ferito nel giorno dei Kennedy”: «con l’ultimo ruggito di ieri il vecchio leone ha  finalmente aperto il suo testamento. Gli eredi sono due. Obama, il nuovo Jfk, che fa sognare i democratici, destinato alla Casa bianca; Caroline, la nipote che per una vita si era nascosta alla politica», è il commento conclusivo di Alberto Flores D’Arcais.
Il Corriere della Sera apre con l’editoriale di Massimo Gaggi: “Obama-McCain i due outsider” che rileva: “gli elettori delle primarie hanno sconfitto gli apparati che si sono dovuti rassegnare all’inevitabile. Se alle convention verrà rilevato un deficit di entusiasmo, se ci sarà qualche contestazione, prendetelo per un segno di forza della democrazia americana, non di debolezza”. E alla convention il quotidiano di via Solferino dedica due pagine. Paolo Valentino racconta l’emozione per l’intervento di Ted Kennedy: “Ted Kennedy passa la torcia all’erede spirituale Obama”. Mentre Maria Laura Rodotà si occupa di “Hillary e Bill, i sabotatori potenziali” e Alessandra Farkas intervista il re dei sondaggi John Zogby: “Troppa spiaggia ed errori, corsa ala pari con McCain”.
A Obama, che dice «sto chiedendo molto agli americani, me ne rendo conto», Avvenire dedica la p.16. Elena Molinari, da Denver, definisce il candidato «un mistero per la maggior parte» dei suoi connazionali, a causa di una piattaforma programmatica legata al “ma anche” veltroniano. Gli esempi: l’aborto: difesa del diritto all’interruzione di gravidanza, ma misure di sostegno alle madri. Per la giornalista sono tentativi di porgere la mano alla galassia religiosa d’America. Anche sul mercato un misto di libertà e correzioni delle sbavature. «Un pacchetto ambizioso che dà credibilità a Obama come difensore della middle-class».
Il Sole 24 Ore a pag. 6 sottolinea il palco in rosa che ha aperto la Convention, con gli interventi di Michelle, Nancy Pelosi e Caroline Kennedy. Anche perché, dice Marco Valsania, «le elettrici rappresenteranno la maggioranza dei votanti nelle urne di novembre». L’analisi dalla prima è ovviamente di taglio economico, affidata a Mario Platero, che mette in luce che «la spaccatura sul fronte economico fra centristi e liberal, fra i promotori dello Stato e i tifosi del mercato». La ricetta di un aumento di tasse per le classi più ricche, propugnata da Obama e dall’ala liberal “colpirebbe anche i ceti medi e rischia di spaventare gli elettori”. “L’America resta un paese di individualisti, capace – magari nel segreto dell’urna – di mettere l’interesse personale davanti all’idealismo e all’ingresso nel futuro”. “Obama, l’appello di Kennedy” è il titolo in prima de la Stampa che si occupa invece della Convention democratica. La Stampa enfatizza molto il ruolo del settuagenario guru democratico, che Molinari nel suo pezzo definisce “oggi in bilico tra la vita e la morte” (è colpito da un tumore al cervello). “Votiamo tutti per Obama” ha detto Kennedy alla platea, che gli ha attribuito una standing ovation in un «momento di pathos collettivo che segna la ritrovata unione interna e l’inizio della fase finale della campagna contro i repubblicani». Sempre a pagg.2-3, altri due articoli sull’universo Obama: il primo con il racconto della cena che si è tenuta ieri sera in un ristorante delle Little Italy di Denver, organizzata dall’Italian american democratic leadership council alla presenza dell’italo-americana Nancy Pelosi, attuale presidente della Camera. “Con Obama ci sarà più Italia negli Usa”, ha dichiarato la Pelosi, che «a settembre si rivolgerà direttamente agli elettori in Italia in una teleconferenza con dieci città». Infine, pezzo sulla tenacia e sulle grandi capacità comunicative delle Obama girls, le donne che mandano avanti il carrozzone della campagna del senatore afroamericano, a cominciare dalla moglie Michelle, passando da Nancy Pelosi e dalla sorellastra Maya Soetoro Ng, per finire con la governatrice del Kansas Katherine Sebelius.
Richiamo in prima per il Giornale e poi servizio a pag. 17 dall’inviato Marcello Foa. “Via alla convention democratica. Ma per Obama è l’ora della paura” è il titolo dell’ articolo che racconta cosa sta succedendo a Denver in attesa del discorso del candidato Presidente di giovedì. Ansia, timori per la sue sicurezza e (i soliti) commenti sulla non più brillante parata di Obama. 
Sempre a pag. 17 il caso del contro-libro. A rispondere alla famosa autobiografia un pamphlet -La nazione Obama- «velenoso che sta tormentando il candidato» dice Foa che però mette in guardia i lettori «Lo ha scritto Jerome R. Corsi che 4 anni fa firmò un libro diffamatorio  contro John Kerry». Box di numeri, curiosità: su 4400 delegati sono 15mila i giornalisti accreditati.

E inoltre sui quotidiani di oggi:

il Giornale – pagine 8-9: Reportage dal Tibet. “Ecco come Pechino sta divorando una nazione”. Luciano Gulli e Stenio Solinas sintetizzano il loro mese di missione in Cina.

La Repubblica – Due pagine dedicate ai Cristiani nel mirino. “Due cattolici bruciati vivi in India è caccia al missionario”. Oltre alla cronaca, intervista a monsignor Antonio Maria Vegliò, segretario della Congregazione per le Chiese orientali: “Sono i martiri del Terzo Millennio”. «Quello che è successo è frutto del risveglio del fondamentalismo indù. Analoghe violenze sono avvenute in altre parti del mondo, specialmente nel Medio Oriente, dove ad aggredire mortalmente le comunità cristiane sono stati fondamentalisti islamici. È una tragedia immane. Ma il dialogo non deve mai fermarsi».

Avvenire – Apertura dedicata alla situazione in India, e in un piccolo editoriale a p.3 accusa i governi (nazionale e locali) di non difendere la libertà religiosa e l’integrità delle minoranze. Una frecciata arriva anche alla comunità internazionale «distratta da altri fronti caldi» che «deve far sentire forte la sua voce». Poi il grande articolo, in cui Giorgio Bernardelli racconta della missionaria laica arsa viva, dei religiosi picchiati e uccisi, dei pochi poliziotti mandati a difendere le strutture cristiane. Si racconta la causa scatenante delle violenze, l’omicidio della guida spirituale indu, Swami Laxmanananda Saraswati, rivendicato dai maoisti, e di come i suoi fedeli abbiano subito puntato il dito contro i cristiani. Alla base le continue accuse del leader contro quelli che definiva i “battesimi comprati” e il coinvolgimento nella vita sociale dei poveri delle ultime caste. Negli articoli di secondo piano: il ricordo del più tragico attentato religioso della storia indiana, l’omicidio del missionario evangelico australian Graham Staines nel 1999, arso vivo in un furgone insieme ai suoi due figli piccoli; l’appello del presidente dell’Unione Cattolica di Tutta l’Indi, John Dayal, che denuncia la farsa delle inchieste sulle violenze passata («chiedevano ai sacerdoti quanti tribali avevano convertito»), racconta un po’ di retroscena sulla figura di Saraswati e chiede al governo l’invio dell’esercito prima che sia troppo tardi.

La Stampa – Apre in prima con “L’india: caccia ai cristiani, due arsi vivi” è il titolo del pezzo del buon Pablo Trincia che prosegue a pag.12. Interessante, oltre al pezzo principale che racconta l’ultima ondata di violenze e le cause, anche l’appoggio-intervista che Trincia fa a S. H. Vedantam, presidente del Vhp, il “consiglio mondiale hindu”, che getta parole velenosissime sui cristiani accusandoli addirittura di aver ideato tutto da sè: «Noi hindu non c’entriamo un bel nulla, sono
tutte bugie. I cristiani se lo sono fatto da solo questo macello, in modo da poterci accusare liberamente. Si fidi di me, sono maestri in questo genere di cose, sono dei truffatori assassini». E ancora: «sono anni che tentano di convertire migliaia di poveri hindu innocenti. Li attirano con l’inganno e poi cominciano con il lavaggio del cervello».
 
la Repubblica/2 – Interessante commento di Michele Serra sui maltrattamenti al venditore abusivo a Termoli. È intitolato “La gogna dell’immigrato”. Nella chiusa si rivolge ai vigili: «anche voi, non solo i ministri, non solo i magistrati, avete facoltà di capire e di scegliere. Di capire se un ambulante nero è una mostruosa turbativa del lindore sociale… Oppure se è un abitante naturale»…

La Stampa/2 – Assai interessante reportage dal tunnel che divide la russa Ossezia del nord dall’indipendentista Ossezia del Sud. Il pezzo, a firma di Lucia Sgueglia, racconta il lento ritiro dei carri russi ma sopratutto la «voglia di indipendenza prima e di Russia poi» della regione appena martoriata dal conflitto. La giornalista racconta il ritorno a casa dei primi profughi, la desolazione di interi villaggi bruciati, la presenza di varie persone che sventolano le doppie bandiere russa e osseta del sud. «È triste ora», dice una donna, «perché qui vivevamo bene con i georgiani come vicini e amici, senza nessun problema. Quel pazzo di Saakashvili (presidente della Georgia) ci si è messo in mezzo e ora?».

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