Non profit
La bolla finanziariaaffama i più poveri
borsa senz'anima Appello di un gruppo di analisti
di Redazione

La terza bolla finanziaria. Dopo quella di internet e dei subprime. Una bolla speculativa dai contorni ancora incerti che rischia di provocare delle brutte scottature agli investitori ma, soprattutto, il “genocidio” delle popolazioni dei Paesi poveri. Alfonso Scarano, Giovanni Bottazzi, Daniela Carosio, Enrico Colombi e Malcolm Duncan, i cinque analisti finanziari firmatari della lettera-appello sui rischi e sulle potenziali conseguenze della bolla finanziaria basata sulle commodities, tra le quali il cibo, non usano giri di parole o mezzi termini per lanciare l’allarme. Milioni di esseri umani potrebbe essere ridotti alla fame per via dei giochi sulle quotazioni di grano, soia, riso, mais. «Riteniamo immorale», si legge nell’appello, «che qualcuno possa contribuire ad accumulare lucri immediati ed ingenti speculando, in definitiva, sulla fame nel mondo».
La lettera dei cinque esperti, indirizzata ai colleghi analisti, è rivolta in realtà alle banche e alle Borsa ma, soprattutto, al “parco buoi”, i piccoli investitori che scommettono con i loro risparmi. «Solo la larga partecipazione pubblica trasforma i momenti di euforia del mercato in una bolla speculativa finanziaria. Un’euforia in cui domina l’imitazione irrazionale del comportamento. Esistono infatti strumenti finanziari “a leva” che consentono di partecipare alla corsa al rialzo con impiego di piccole somme; ma tante piccole somme assommano ad un grosso pericolo», osserva Alfonso Scarano.
L’investitore privato non sospetta, «verosimilmente», di contribuire a fare raddoppiare o triplicare il prezzo del grano, del riso o del mais quando sottoscrive un semplice contratto. «Non si rende conto», prosegue l’appello, «di farsi anello di una catena di interessi che finisce, all’altro, lontanissimo capo, per allontanare la ciotola di cibo dalla bocca di uno sconosciuto affamato».
Quando la lettera ha iniziato a circolare, nella tarda primavera, le materie prime erano rincarate del 27% ed i cereali del 28% rispetto a dicembre 2007. L’andamento, per fortuna, ora s’è invertito. «Da allora si è avuta una decisa correzione dei prezzi, del 15% per le materie prime e del 20% per i cereali. Certo, questo non è passato inosservato ed è possibile, quindi, che anche le speranze di lucrare sui rialzi degli alimentari non siano svanite», nota il professor Giovanni Bottazzi. La speculazione è quindi sempre in agguato. Per questo, suggeriscono i firmatari dell’appello, bisogna vigilare sempre. E sollecitare l’approvazione di misure, come l’aumento dei depositi iniziali, che possano «rendere meno agevole l’accesso a posizioni speculative e ridurre quindi la relativa leva finanziaria».
Misure che fanno il paio con l’azione intrapresa dal ministro dell’Economia, Tremonti che ha proposto all’Ecofin di far leva sugli articoli 81 (cartelli) e 82 (posizione dominante) del Trattato di Roma per arginare le speculazioni. «È un modo per dire basta e per rendere la cosa di pubblico dominio», commenta Scarano. Peraltro, osserva, la speculazione non agisce soltanto con strumenti finanziari, come i futures, ma in molti altri modi, sia sul versante dell’offerta (riducendola temporaneamente), sia su quello della domanda (accrescendola fittiziamente, temporaneamente). Basta rallentare infatti le consegne in caso si preveda un rialzo dei prezzi e fare scarseggiare i rifornimenti. «A prezzi saliti, poi, lo speculatore si rimette a fornire il mercato».
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