Non profit
Cantalice, Italia. Ma anche Eritrea
La storia a lieto fine di 36 migranti in fuga da guerra e soprusi
di Redazione
Nel comune di Cantalice, 2.850 anime in provincia di Rieti, dal novembre scorso abita un gruppo di rifugiati eritrei. Non vi sarebbe niente di speciale se non fosse che queste 36 persone non sono arrivate in Italia per poi ottenere l’asilo politico, ma l’hanno ricevuto prima di entrare.
Questa formula si chiama reinsediamento: un gruppo di persone, fuggite dal proprio Paese perché in pericolo di vita, arriva in un altro Sstato, che però non può tenerle a lungo. Interviene un terzo, che le accoglie, dando loro lo status di rifugiati e tutti i servizi necessari: una casa, un lavoro, uno psicologo, un corso di lingua e molto altro, così che, al termine del periodo d’aiuto, possano cavarsela da soli. Gli eritrei in questione, soprattutto donne, erano in un campo di accoglienza libico, dove hanno subìto ulteriori soprusi oltre a quelli di cui erano già stati vittime in patria. «Ce li ha segnalati l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati», racconta Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati. Si tratta del primo esperimento in Italia, un progetto pilota che finirà nel prossimo ottobre: «Volevamo promuovere una via legale per ottenere l’asilo politico», conferma Hein. All’estero, già molti Stati hanno progetti permanenti di reinsediamento, persino il Burkina Faso ne ha uno. «Noi siamo sempre stati un Paese di passaggio», sostiene Hein, «gli esuli arrivavano dall’Est Europa e poi ripartivano per gli Stati Uniti. Ora è diverso, anche l’Unione Europea spinge per i reinsediamenti, anche se non obbliga gli Stati ad attivarli».
Se dal Cir è arrivata la pressione necessaria alla sperimentazione italiana, è stato poi il ministero degli Interni il protagonista principale del progetto, quello che ha pensato all’organizzazione tecnica e ha messo i soldi. Il prefetto Giuseppe Forlani, direttore centrale dei Servizi civili per l’immigrazione e l’asilo del ministero, dichiara: «Il nostro giudizio sul progetto è positivo, però non possiamo dire se avrà un seguito». Per il prefetto ogni altra proposta dovrà essere presa coinvolgendo tutti i Paesi dell’Ue: «Il nostro scopo principale è togliere dalle mani degli sfruttatori coloro che meritano il nostro aiuto».
Ma accogliere non basta, c’è anche il problema dell’integrazione. A Cantalice 36 stranieri si notano bene. Dice il sindaco, Paolo Patacchiola: «Certo, un po’ di timore all’inizio c’era, ma queste persone sono talmente seguite che si sono integrate facilmente. Parlano l’italiano, svolgono tirocini per imparare un lavoro e alcuni sono molto apprezzati: a noi un altro progetto del genere non darebbe fastidio». Insomma, un successo.
Forse, però, sostengono i maligni, non è soltanto una questione di buon cuore, visto che questi rifugiati hanno portato un bel po’ di soldi: «Il Comune ha ricevuto soltanto i 12mila euro dell’affitto dei locali. Però tutto ciò che c’era da acquistare è stato comprato nelle aziende e nei negozi della zona. Anche gli operatori che si occupano dei servizi sociali arrivano dal nostro territorio», precisa il sindaco. Altro che immigrazione subita. Questa conviene.
Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?
Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it