Non profit

Esame al libro verde

il tema del mese Critiche e proposte della cooperazione sociale

di Redazione

Entro fine novembre si chiuderanno le consultazioni sul Libro Verde presentato a fine luglio dal ministro Sacconi. Da “verde” il libro diventerà dunque “bianco”. Termini come “sussidiarietà”, “società civile” e “comunità”, si ripetono troppo spesso per non pensare ad un possibile ruolo attivo del privato sociale; anche se appare ancora rigida la suddivisione del sistema welfare in due soli soggetti (pubblico e privato), soprattutto se l’obiettivo è mettere al «centro del sistema la persona con i suoi diritti e le sue potenzialità». Il libro contiene poi la proposta di condurre a regime la sperimentazione del 5 per mille. Non di rado nel testo si fa riferimento al volontariato, all’associazionismo e ad un ruolo di controllo e di definizione di livelli essenziali da parte del pubblico. Insomma, non mancano gli argomenti per un serio confronto tra le parti. Ma andiamo con ordine.

Governance e sostenibilità
Contribuire tutti al miglioramento dello Stato sociale è uno dei principi cardine del Libro Verde. L’invito alla partecipazione di tutti i soggetti attivi nei servizi sociali, parte dalla riorganizzazione e integrazione «dei diversi operatori pubblici, delle famiglie e del volontariato e degli operatori privati accreditati». Lo Stato e le Regioni manterranno una funzione di gestione coordinata dei livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi, nonché quella di monitoraggio; ma alle parti sociali viene richiesto uno sforzo negoziale a livello nazionale e soprattutto territoriale per l’organizzazione di una vera e propria «cogestione diffusa dei servizi che danno valore alla persona».

Politiche socio-sanitarie
Un welfare delle opportunità, scrive il ministro, deve dare adeguata risposta al bisogno di assistenza attraverso una forte integrazione tra parte sanitaria e parte sociale. Si rimanda così alla «necessità di ripensare culturalmente l’approccio sul territorio», favorendo «l’integrazione tra i molteplici servizi». In quest’ottica diventa determinante capire come «articolare la rete dei servizi sviluppando un connubio virtuoso tra sistema pubblico, famiglia e privato sociale», al fine di facilitare la «permanenza a domicilio della persona non autosufficiente e lo sviluppo di progetti di vita indipendente per le persone con disabilità». Ma come finanziare tale sistema? Oltre al pilastro pubblico, nel testo si fa riferimento ad un ruolo importante della previdenza complementare e dei fondi sanitari complementari. Importante potrebbe quindi essere l’esperienza del protocollo firmato a marzo scorso tra mutue e cooperative sociali Legacoop.

Politiche per il lavoro e la povertà
Le maggiori ambiguità del Libro Verde riguardano, però, proprio uno dei pilastri della filosofia del nuovo sociale: il workfare o il welfare attivo e del lavoro. L’idea di fondo è allargare la base dei contribuenti, facilitando l’ingresso nel mondo del lavoro. Ma per ampliare e migliorare l’occupazione si rimanda alla sola semplificazione e de-regolazione del mercato, in un contesto di ammortizzatori sociali e formazione non meglio precisati. Si promuove una società attiva al fine di contrastare la povertà, ma si da per tramontata l’esperienza del Reddito minimo di inserimento, lasciando in sospeso ogni possibile alternativa. In questa cornice, non viene minimamente ricordato l’impegno e le conquiste della cooperazione nell’ambito dell’inserimento lavorativo.

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