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Acli, si parte con tremonti.A lezione di post ideologia Una tre giorni con confronti destinati a lasciare il segno. A cominciare dal dibattito tra il ministro, Revelli e Riccardi
associazioni Un convegno con molte sorprese
di Redazione
Sarà Giulio Tremonti ad aprire il convegno delle Acli di Perugia. Perché nel confronto tra destra e sinistra, in questo tempo di transizioni, si sono inseriti elementi trasversali. E Tremonti, come spiega Andrea Olivero, presidente dell’associazione che nel 2008 ha sfiorato il milione di iscritti (980mila per l’esattezza), è un testimonial di questa trasversalità. «Il suo approccio alla post globalizzazione è interessante. Ha avuto la capacità di allargare lo sguardo e di dichiarare la crisi di certi modelli anche della destra, il liberismo innazitutto».
A dare una scorsa al resto del programma ci si può rendere conto di quanto sia vitale oggi l’orizzonte delle Acli, capaci di intercettare personaggi di grande interesse, indipendentemente dalla rispettiva appartenenza. Assai meno vitale appare invece quell’area politica con cui la grande associazione ha sempre tessuto un rapporto privilegiato e costruttivo. Dei due poli, sinistra e destra, che costituiscono il tema del convegno di quest’anno, è indubbio infatti che la sinistra sia in pesante affanno. E Olivero non ha nessuna difficoltà ad ammetterlo. «Non è riuscita a fare i conti con la fine della stagione delle ideologie. Insieme alla ideologia di riferimento ha liquidato anche i suoi valori. Ha inseguito una logica di consenso, perdendo la sua identità e non trovando neppure quel che cercava». Sarà interessante ascoltare in proposito Marco Revelli, chiamato a dialogare proprio con Tremonti, nel convegno di apertura. Olivero non è tenero con l’esito del recente congresso di Rifondazione. Dice: «La vittoria di Ferrero non la considero una buona notizia. Mi sembra un’operazione di chiusura, come se la sinistra fosse vocata ad un ruolo di opposizione. La storia ci dice che non è così». E quanto al Pd? «Il Pd è in mezzo al guado. Senza un orizzonte valoriale non potrà mai avere una prospettiva efficace. Ma l’errore in cui sta incorrendo la sinistra è di non capire che quest’orizzonte va costruito con la collaborazione di tutti. C’è un ripiegamento sul tema della partecipazione che mi preoccupa».
Se la sinistra è in palese affanno, la destra sta vivendo un momento di euforia. Ma se la destra politica vince, è anche perché è una destra poco ideologica. Olivero è convinto che sia questa l’arma vincente del nuovo Berlusconi. «Ha cambiato passo perché da un’ottica “contro” è passato a un’ottica “per”. Si preoccupa delle cose da fare, non dei nemici da combattere. Alla lunga però vedo un problema serio: l’autoreferenzialità della politica. L’aver chiuso i rapporti con i corpi intermedi produrrà una politica destinata a schiacciare i cittadini». Anche per questo le giornate di Perugia potrebbero servire da campanello d’allarme.
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