Non profit
A gennaio, nientepesche a tavola
agricoltura Il ministro Luca Zaia e la filiera corta. Intervista
di Redazione
Niente più pesche a gennaio. E in cambio una complicità nuova tra consumatori e produttori. Il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia è partito con la sua battaglia a favore dei farmer market. E della filiera corta. Ma non è un atto di guerra alla grande distribuzione. E in questa intervista spiega perché.
Vita: Eppure lei in queste ultime settimane ha più volte messo sull’avviso la grande industria e le multinazionali dell’alimentazione…
Luca Zaia: Questa non è una battaglia contro nessuno, tanto meno contro la grande distribuzione, che ha e deve continuare ad avere un ruolo importante. Il riavvicinamento tra produttori e consumatori va visto non solo nell’ottica di prezzi più equi ma anche sotto l’aspetto culturale: occorre recuperare i valori dati dalla tipicità delle nostre produzioni, che sono parte integrante della storia di una comunità. E questo con un’attenzione particolare per la salubrità che i nostri produttori garantiscono.
Vita: Questo “mercato corto” assomiglia molto ai prodotti a chilometri zero, oggetto tra l’altro di una legge regionale del Veneto.
Zaia: In effetti è così: ma anche qui lo scopo non è solo quello di ridurre le conseguenze di una distribuzione massificata, ma piuttosto valorizzare le peculiarità locali, cosa che ha risvolti positivi anche per l’economia agricola. E poi era anche giusto offrire un’opportunità di un reddito maggiore per i coltivatori e questo può avvenire attraverso i farmer market dove, singole o consorziate, le aziende possono proporsi al mercato.
Vita: E la grande distribuzione non sembra averne sofferto, anzi. Ma come si procederà a diffondere farmer market e distributori?
Zaia: Il ministero, assieme alle associazioni dei consumatori, ha varato un servizio sms gratuito (47947) non solo per conoscere il prezzo medio all’origine di prodotti agricoli, latte, carne, pesce ma anche per sapere dove sono queste realtà. Non solo: ho anche chiesto alle grandi catene di offrire l’opportunità del latte fresco alla spina nei pressi dei supermercati.
Vita: Tasto dolente questo, soprattutto per un rapporto non proprio idilliaco con l’Unione Europea circa le politiche agricole.
Zaia: Il problema non è di orientamento ma di negoziazione. Siamo uno dei tre Stati membri fondatori: non possiamo subire una politica comunitaria che non tenga conto della nostra vocazione agricola. Abbiamo la necessità di salvare il nostro modello.
Vita: Si dice che si produce troppo, che bisogna regolamentare?
Zaia: Invece il direttore generale della Fao dice esattamente il contrario e cioè che bisognerebbe raddoppiare la produzione agricola per risolvere il problema della fame del mondo. I Paesi in via di sviluppo chiedono più alimenti: mancano due milioni di tonnellate di latte, mezzo milione di tonnellate di carne. L’Europa ha sbagliato nella programmazione.
Vita: E questo è anche all’origine del caro prezzi?
Zaia: Sì, ma non è l’unico fattore. Incide anche la sottrazione di aree agricole destinate a prodotti alimentari a favore delle coltivazioni per il bioetanolo, una certa buona dose di speculazione, ma anche una filiera troppo lunga dalla coltivazione alla vendita. In futuro, io spero, vedremo meno pesche in gennaio provenienti da chissà dove e magari trattate con il Ddt.
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