Welfare

La terapia fai da te?Peggio di una malattia

farmaci

di Redazione

Tentare di curarsi, per gli indisciplinati delle posologie, spesso e volentieri risulta dannoso. In generale, assumere il farmaco che ci viene prescritto dal medico, con dosaggi e modalità sbagliate è un errore comune che può rivelarsi estremamente pericoloso per la salute. Questo tipo di “sviste” sembra che si verifichino sempre più frequentemente: modalità di impiego free, dosaggi non corretti, scambi di confezioni sono errori che possono comportare rischi di intossicazione con corse al pronto soccorso e con ricoveri urgenti nei casi più gravi. L’allarme è stato lanciato dalla Fimmg, la Federazione dei medici di famiglia, in un articolo che appare questo mese nella rivista della Federazione, Avvenire Medico.
Secondo i medici, si tratta di un fenomeno finora poco conosciuto che colpisce prevalentemente l’età pediatrica e risulta essere la principale causa di intossicazione acuta in ambiente extraospedaliero nel bambino di età inferiore ai sei mesi. A sbagliare sono soprattutto i genitori (56,7%), mentre nel 26,9% dei casi l’errore si deve al paziente stesso.
Le conseguenze di questi dosaggi “fai da te” possono essere serie o addirittura letali. Secondo una stima effettuata dall’Office of the U.S. Inspector General «la mancanza di compliance è responsabile negli Stati Uniti di 125mila decessi per malattia cardiovascolare ogni anno». Se i pazienti assumessero i loro farmaci secondo le prescrizioni, potrebbe essere evitato fino al 23% dei ricoveri ospedalieri, molte visite mediche, numerose indagini di laboratorio e un gran numero di trattamenti non necessari. Con un notevole risparmio per il Servizio sanitario nazionale.
Gli errori nel dosaggio si registrano soprattutto quando vengono prescritti antinfiammatori, analgesici e antipiretici (18%), ma anche per i farmaci destinati alla cura del sistema nervoso centrale (13,6%) e per gli antimicrobici (13,2%) sembra che ci siano non poche possibilità di errore.

Più informazione…
Sull’argomento il parere dei medici è concorde: «È necessario individuare le modalità che inducono a sbagliare in modo da mettere a punto interventi mirati, a cominciare da una maggiore informazione del paziente da parte del medico o del farmacista e da una più chiara e corretta distinzione delle confezioni di medicinali».Ma quali sono i motivi principali per cui si commettono errori nel prendere i farmaci? Al primo posto c’è la distrazione (pensare a mille cose, incalzati dalla frenesia dei troppi impegni quotidiani porta spesso a non leggere la posologia indicata nei foglietti illustrativi o a non controllare la prescrizione del proprio medico curante), ma nel 14,4% l’errore è indotto da confezioni o da nomi commerciali simili di farmaci diversi. Nel 20% dei casi la causa è legata ad istruzioni che risultano essere inadeguate. «La soluzione», dicono alla Fimmg, «potrebbe essere l’utilizzo di un foglio di terapia da allegare al foglietto illustrativo».
Nel 9,6% dei casi l’errore è invece dovuto all’incomprensione delle istruzioni o alla difficile interpretazione della ricetta da parte del paziente o chi per lui. Un rimedio possibile potrebbe essere quello di far conservare, al momento dell’acquisto del farmaco, anche al paziente una copia della ricetta originale.
A questi errori si aggiunge quello di dosaggio. Alcuni esempi: i pazienti, specialmente gli anziani, confondono i millilitri con i milligrammi, oppure lo stesso farmaco è presente, sul mercato, con quantità di principio attivo diverse, con il rischio per il malato di assumere medicinali nel modo sbagliato: il dosaggio quindi risulta a volte inferiore o superiore al necessario con conseguenze nel primo caso di inutilità o insufficienza della terapia, nel secondo di superfluo sovradosaggio o possibilità di intossicazione.

… e più consapevolezza
«Una proposta», scrive la Federazione dei medici, «sarebbe quella di colorare i blister in modo diverso». Ma la colpa non è solo dei produttori farmaceutici o dei dottori. Sempre secondo la Fimmg, solo la metà dei pazienti che escono da uno studio medico con una prescrizione segue fedelmente le direttive indicate. Una percentuale veramente bassa, che colpisce in un Paese evoluto come l’Italia, che vanta un Servizio sanitario nazionale competitivo a livello europeo, ma forse che pecca a livello di informazione e di consapevolezza dei pazienti. «Senza la collaborazione del malato», sottolineano, infatti, i medici,«anche il miglior piano terapeutico è destinato miseramente a fallire».

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